Passa ai contenuti principali

IL BANNATOR BANNATO: LETTERA A FRANCESCA LEON A PROPOSITO DI FACEBOOK E TRASPARENZA

L'assessore Francesca Leon
Gentile assessore Leon,
mi corre l'obbligo di segnalarle un piccolo ma spiacevole incidente in cui lei - presumo e spero involontariamente - è incorsa.

Un tasto sbagliato, e Gabo è bloccato

Mi spiego.
Navigando in rete deve aver inavvertitamente pigiato un tasto sbagliato: il comando che si usa per "bloccare" (o "bannare", come si dice in gergo internettiano) qualcuno su Facebook. Quel qualcuno, casualmente, sono io.
Ho esperito le verifiche del caso. Niente da fare. Lei mi ha (involontariamente) bloccato. Non posso più vedere la sua pagina Fb. Né i suoi eventuali commenti su altre pagine. 
Ooops... contenuto non disponibile
Per fare un esempio pratico, oggi non posso più vedere il post in cui lei esprimeva apprezzamento per un progetto di Anna Cremonini con l'Opera di Roma: ovvero, non ho accesso a una notizia di rilevanza giornalistica - tanto più adesso che proprio quell'Anna Cremonini è stata chiamata, senza bando, a dirigere TorinoDanza.
Secondo l'etichetta di Facebook bloccare qualcuno è un atto estremo, giustificato da seri motivi. Si bloccano i molestatori, i violenti, i troll. 
Poi ci sono gli adolescenti problematici e gli adulti irrisolti, che bloccano ex fidanzati ed ex fidanzate.

Come si rimedia a un errore

Poiché né lei né io rientriamo nelle succitate categorie, sono convinto che lei mi abbia bloccato per errore. Nessun problema: rimediamo subito. Nella schermata di Facebook vedrà in alto a destra, nella toll bar, un triangolino capovolto: lo clicchi, si aprirà una finestra con una serie di comandi. Alla penultima riga vedrà scritto "impostazioni". Clicchi e si aprirà una schermata: guardi la colonna a sinistra, dove c'è scritto "generali" e sotto, alla quarta riga, vedrà la parolina "blocco" affiancata a un segnale di senso vietato. Clicchi lì e apparirà l'elenco completo delle persone che ha bloccato. A questo punto non dovrà fare altro che cercare il  mio nome e cliccare sulla parola "sblocca" scritta accanto, in azzurro. Oplà, fatto, incidente chiuso.
Va da sé che non pretendo che mi dia l'amicizia. Non siamo così intimi, e non mi permetterei mai di leggere ciò che lei scrive per gli amici. Mi basteranno i post pubblici, quelli che - si presume - recano contenuti inerenti alla sua attività di assessore.
Perché, veda, lei è un assessore della Città di Torino.

Glielo ricordo nella denegata ipotesi che lei abbia voluto bloccarmi volontariamente, magari  infastidita - ma non voglio pensarlo, benché infastidirsi sia un suo diritto - da certi miei scherzucci di dozzina. Sul piano umano, comunque, la capirei, mi creda: so di essere fastidioso, a volte. Si figuri che mi capita persino di darmi fastidio da solo.

Il privato fa ciò che vuole

Veda, gentile assessore: da privato cittadino e perfetto antidemocratico, io per primo pratico una politica di bloccaggio molto, ma molto estensiva: blocco le persone che considero sgradevoli, stupide, petulanti, banali, inopportune, noiose, nonché i predicatori d'odio, i leoni da tastiera, gli idioti, i razzisti, gli omofobi, i beceri, i sessisti, gli oltranzisti e i banfoni da bar. Mi danno ai nervi. Le dirò: in quanto privato cittadino, mi arrogo il diritto a casa mia (e considero casa mia la mia pagina Fb di privato cittadino) di bloccare chiunque mi garbi di bloccare. Alla faccia di qualsiasi netiquette e di qualsiasi political correctness.
Ma qui - sempre nella denegata ipotesi che lei abbia voluto volontariamente bloccarmi - salta fuori la profonda differenza fra lei e me. Io sono per l'appunto un privato cittadino, non dipendo da nessuno, non rivesto né mai rivestirò incarichi pubblici, non mi è mai passata per l'anticamera del cervelletto la malsana idea di molestare il mio prossimo per chiedergli un voto: neppure per un incarico all'Ordine dei Giornalisti, figurarsi per amministrare una città. Né ho mai accettato, né mai accetterò, di prestare un servizio pubblico non dico come assessore, ma neanche come presidente di un'assemblea di condominio. Inutile al mondo, però né servo né padrone.
Pertanto ciò che penso, dico e scrivo resta una mia faccenda profondamente privata. Scrivo e c'è qualcuno che mi legge, questo sì. Ma a quei lettori non chiedo di leggermi, né di apprezzarmi, o di darmi qualcosa - siano soldi, applausi o fischi - in cambio di ciò che io scrivo. Se leggono, buon per loro, avranno i loro motivi per farlo; se non leggono, io sto benissimo lo stesso, e loro pure. Da ciò discende, tra l'altro, che blocco chi cavolo mi pare, e rispondo sgarbatamente a chi se le tira. Sono fatto così, e non ho l'obbligo di piacere e men che meno di rendere conto di ciò che faccio - sempre nei limiti delle leggi, beninteso.

Il destino di un assessore

E qui sta la differenza fra lei e me. Lei - temporaneamente - ha rinunciato al privilegio di farsi i cazzi suoi senza doverne rispondere a chicchessìa. Lei è un pubblico amministratore. Ha liberamente scelto di esserlo. Immagino che abbia inviato il suo curriculum, quando Appendino partorì l'alzata d'ingegno del "bando per gli assessori". Nessuno l'ha obbligata, gentile Leon, a prendersi 'sta brutta gatta da pelare: ma lei se l'è presa, e adesso le tocca di pelarsela, rispettando le regole del gioco. 
La prima regola è che lei, in quanto amministratore della cosa pubblica, è alle dipendenze dei cittadini, che per il suo lavoro le pagano un onesto compenso. In cambio lei deve garantire il massimo impegno, e questo va da sé. Ed è tenuta alla massima trasparenza nei confronti di tutti i suoi datori di lavoro, me compreso.
Tale trasparenza, doverosa per qualsiasi politico o pubblico amministratore, lo è ancor più nel suo caso: lei fa parte di una giunta che ha nella trasparenza uno dei fondamenti del proprio progetto politico. E in tale ambito Facebook è uno strumento prezioso: tant'è che la sua superiora (si dirà così?) Chiara Appendino lo utilizza normalmente e principalmente per rivolgersi ai cittadini torinesi, abolendo qualsiasi filtro.
Ne deriva che, nel momento in cui lei ha accettato di ricoprire il suo alto incarico, la sua pagina Facebook ha cessato di essere una "proprietà privata" dove lei può decidere chi ammettere e chi escludere; ed è diventata un altro spazio al quale i cittadini (anche molesti) devono poter accedere per controllare e seguire l'attività pubblica del loro dipendente. Fermo restando, beninteso, il suo diritto di pubblicare post privati visibili soltanto agli amici, o a cerchie ancor più ristrette. 

La peggiore delle ipotesi: una rappresaglia (peraltro scema)

Aggiungo inoltre che sarebbe ancor più grave - sempre nella denegata ipotesi eccetera eccetera - se lei avesse inteso escludere un singolo giornalista, magari perché poco "accomodante", da quella che viene ormai considerata (e lo è nei fatti, come insegna Chiara Appendino) una primaria fonte di notizie. 
In sé e per sé la cosa mi lascerebbe pure indifferente: capita che io sia molto bravo, e molto diligente. Studio, approfondisco, mi documento: vite, miracoli, affari, interessi, amicizie, inimicizie, parentele. Gli archivi sono lì, e parlano. Le cose le vengo comunque a sapere. E poi, come ho già avuto modo di spiegare al suo collega Fabio Versaci, non ho bisogno di origliare o spiarvi dal buco della serratura o del social: vi leggo nel pensiero, per cui non faccio manco troppa fatica a sgamarvi. 
Ma sul piano dei principii saremmo di fronte a una violazione grave - benché buffonesca - dei fondamenti della nostra civiltà: si tratterebbe infatti di una sorta di "rappresaglia del potere" contro un "giornalista scomodo". E lei capisce l'entità della minchiata: nei paesi seriamente totalitari, i dittatori serii uccidono o incercerano i giornalisti seriamente scomodi; qui, nel paese dei campanelli, un assessore alle Fontane blocca su Facebook un giornalista che si occupa di pomodorini. Saremmo cento anni luce oltre i confini del ridicolo.
Brrr, non voglio neppure accettarlo come ipotesi irreale.

A ciascuno il suo mestiere

Gentile assessore, mi creda: nutro nei suoi confronti una sincera simpatia. Magari non sempre corroborata da un'identità di vedute, e talora turbata da qualche piccolo screzio, qualche benevolo perculamento. Però la considero una brava persona, e ho apprezzato davvero un suo recente gesto di grande umanità. L'ultima cosa al mondo che desidero è farne una questione personale. Non esistono questioni personali, nel mondo in cui lei ed io ci troviamo in questo momento a operare: semplicemente lei fa il suo lavoro, e io il mio. Il mio lavoro esige che io sia severo ma giusto, mai simpatizzante e talora fastidioso. Il suo comporta regole e controlli che per un privato cittadino sarebbero intollerabili, ma che sono il prezzo - alto, lo riconosco - del potere.
Lei faccia del suo meglio. Io faccio quel che posso.

Non si tenga tutto dentro: parliamone

Aggiungo che mi sembra idiota, fra persone civili, arrivare a questi punti: se lei ha qualche fondato motivo di scontentezza nei miei confronti, può telefonarmi in ogni momento ed espormi le sue doglianze. Se preferisce possiamo anche fare due chiacchiere vis à vis. La ascolterò sempre con attenzione: chiunque mi conosca potrà confermarle che sono predisposto all'ascolto, non picchio nessuno e in genere pago io il caffè.
Intanto, dia retta a un cretino: segua le mie istruzioni per porre rimedio al piccolo e - mi auguro - involontario incidente. Semmai potrà cavarsi lo sfizio bloccandomi fra quattro anni, quando avrà concluso il suo mandato.
Con immutata simpatia, suo affezionatissimo 

Commenti

  1. ...risolvere le vostre beghe da asilo sulle vostre mail personali sarebbe gradito ai lettori, qui dovresti fare informazione e non polemica sterile.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la