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RICAPITALIZZARE E DIVIDERE: IL PIANO DEL CHIAMPA

Ma chi ci ferma? Il direttore Nicola Lagioia
e il vicepresidente Mario Montalcini sono
i principali artefici della riscossa del Salone
La Regione vuole intervenire, se troverà le risorse, per risolvere un problemuccio niente male della Fondazione per il Libro: la scarsa liquidità di cassa. Il bilancio è a posto, ma in virtù della valorizzazione del marchio, che nel 2014 fu valutato 1.383.133 euro: sono però soldi virtuali, e con il marchio non si pagano i fornitori. Quindi la premiata ditta Chiampa & Co progetta per i prossimi mesi una ricapitalizzazione. Ammesso che li trovi, la Regione verserebbe un milione e mezzo di euro, ancor più preziosi perché il costo finale del Salone della rinascita sarà piuttosto salato; anche se è prevedibile che in questi giorni un bel po' di contante stia arrivando dalle biglietterie.

Il senso del "rapporto"

L'altro tema caldo è il futuro rapporto con Milano. Premesso che il Salone non si sposta né da Torino, né da maggio, credo sia utile a tutti e quanti prendere atto che "rapporto" non significa necessariamnente connubio, e manco collaborazione. Per decidere che cosa significherà la frusta paroletta, i nostri zuavi dovranno scegliere una linea di condotta univoca, e unanime, e agire di conseguenza nei mesi che verranno.

La prudenza del Chiampa

Chiamparino non perde occasione per proclamarsi disponibile a un confronto a tutto campo, con i milanesi, con i ministeri, o con chiunque abbia titolo a parlare. Ma è chiaro che non arretrerà di un millimetro e non farà sconti ai secessionisti sconfitti. Lui e la Parigi sono durissimi, sul punto. Chiampa però ha letto Machiavelli, e sa che l'uomo di potere sta "in su la volpe e in sul lione", quindi non fa la faccia feroce per convenienza politica: non vuole lo scontro duro con Franceschini, che ancora vaneggia di un "rapporto di collaborazione con Milano". Sappiamo da tempo immemorabile come Milano immagini i "rapporti di collaborazione" con Torino: loro comandano e noi serviamo il caffè. E il Chiampa non intende cascarci.

I timori di Chiarabella

Mi preoccupano di più Chiarabella & Co. Meno navigati, i cinquestelle di governo in Comune sono stati presi di sorpresa dall'imprevedibile resurrezione del Salone. Adesso cavalcano l'onda e si vantano, ma in realtà hanno la sensazione d'averla scampata per il rotto della cuffia, e in cuor loro temono che l'anno venturo sia ancora più difficile: per cui sotto sotto lavorano per il re di Prussia, non chiudendo la porta all'abbraccio mortale con i bauscia.
S'impone prudenza, si raccomanda astuzia, se c'è. Di sicuro il Salone farà tanti accordi con le manifestazioni letterarie nazionali e internazionali: ma cominciamo dai rapporti sani e già ben avviati, tipo la Children's Book Fair di Bologna. Poi, se metteranno la testa a partito, potrà venire pure il turno di Tempo di Libri.

Lo sdoppiamento della Fondazione

Ma torniamo al Chiampa. Il Risoluto immagina una futura governance del Salone in cui l'attuale Fondazione per il Libro sia divisa in due entità distinte, seppur collegate. Da una parte uno strumento "politico", una Fondazione ("che potrebbe essere nazionale") che affronti i temi della promozione della lettura e della cultura, non solo a Torino ma in tutta Italia, e quindi pure a Milano; e dall'altra una società operativa, che organizzi materialmente il Salone a Torino, e nella quale dovrebbero essere presenti anche gli editori. "Se riescono a ricompattarsi", soggiunge il Chiampa. Al momento, il solco fra Aie e piccoli editori è più profondo che mai.

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