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INTERPRETANDO LEON: UN ESERCIZIO DI ESEGESI SULLA CULTURA NELLE PERIFERIE

L'assessore Leon: nuovo corso per la cultura in periferia?
Ci ho riflettuto per due giorni. E non riesco a venirne a capo. L'altro giorno, durante il convegno "Città della cultura, leva di sviluppo" organizzato alla Cavallerizza dall'Università, l'assessore Francesca Maiunagioia Leon è stata sollecitata dal moderatore sul tema della cultura nelle periferie, con sfumato riferimento all'esperienza - non fortunatissima - di Luci d'Artista. Incuriosito ho registrato la sua risposta. Quella che segue è la trascrizione. Ve la riporto parola per parola, numerando (da 1 a 5) le singole proposizioni per rendere poi più agevole l'esame del testo. Testo che, devo ammettere, ha messo a dura prova le mie doti d'esegeta, pur affinate dalla frequentazione dell'involuto Ammiano Marcellino, nonché dei più oscuri tomi neoplatonici.
Mi è sembrato di intravedervi alcune notizie significative sui futuri indirizzi dell'azione dell'assessorato retto da Leon. Ma non sono in grado di affermarlo con assoluta certezza. Invito pertanto il benigno lettore a rompersi a sua volta la testa sugli accidentati passi, e a trarne - se ci riesce - una convinzione personale. 

Il testo originale dell'allocuzione dell'assessore Leon

Così parlò Francesca Leon:
"(1) Bisogna rispondere a diverse domande e diverse necessità; ci sono spazi pubblici come biblioteche e case del quartiere, le biblioteche sono spazi sociali dove avvengono tante cose... (2) Certamente è complicato perché ogni zona ha i suoi problemi e le persone hanno bisogno di cose diverse, quindi bisogna andare in modo mirato a capire quali sono le necessità. (3) Le biblioteche sono presidii che rispondono in parte alle domande ma io credo che ci sia un problema, che non tutto debba essere trasportato in periferia. (4) Bisogna dare alle persone gli strumenti per poter scegliere che cosa fare; è anche importante metterli in contatto con l'arte, e uno degli strumenti principali resta la scuola. (5) Attraverso il coinvolgimento delle scuole del territorio è possibile cominciare un dialogo efficace tra le persone che vivono non al centro della città e il patrimonio culturale inteso in senso vasto".

Un tentativo di interpretazione: note introduttive

Cerco ora di interpretare, per quanto possibile, le singole frasi dell'assessore, seguendo la numerazione dei paragrafi usata nella citazione. Desidero precisare che quanto scrivo qui sotto in carattere tondo non rappresenta il mio pensiero, bensì quello che potrebbe essere, sulla base dei miei poveri mezzi interpretativi, il pensiero dell'assessore. Le frasi in corsivo invece sono deduzioni mie che possono risultare del tutto errate, considerata l'oscurità del testo esaminato.

Un tentativo di interpretazione: analisi del testo

Ad ogni modo, e ferma restando la prudenza imposta dalla complessità dell'originale leonino, mi par di capire che l'assessore stia esponendo un "nuovo corso" sulle politiche della cultura nelle periferie, spiegandoci che:
(1) Anche in periferia, come in centro, esistono biblioteche e punti d'incontro dove si possono organizzare conferenze, gruppi di lettura e quant'altro - da ciò deduco che l'assessore non considera essenziale che, poni, Torino Spiritualità si trasferisca armi e bagagli a Barriera di Milano.
(2) Non è detto che chi abita in periferia stramazzi in estasi da sindrome di Stendhal non appena gli piazzi sotto il naso quattro luci colorate annunciandogli che si tratta di opere d'arte; è pure possibile che le pigli a sassateda ciò deduco che l'assessore ha qualche ripensamento sull'urgenza di trasferire le Luci d'Artista in piazze e vie della periferia (o, per usare la sua metafora, "non nel centro della città").
(3) Spostare le attività culturali in periferia non è come spostare una poltroncina dal salotto alla camera da letto, e se c'è "qualche problema" non si risolve dall'oggi al domani con un decreto del sindaco - e qui non devo dedurre nulla, perché l'assessore dice chiaro e tondo che "non tutto dev'essere trasportato in periferia". In effetti, la Mole sta bene dove sta.
(4) La scienza infusa non esiste, non è vero che tutti sanno tutto e capiscono tutto e possono discettate su tutto; e non c'è nulla di male se uno sa tutto sulla formazione della Juve e nulla sul pianismo romantico, però in quel caso non puoi pretendere che preferisca Chopin a Higuain soltanto perché lo hai deciso tu. Noi possiamo portargli il concerto di Chopin sotto casa, ma spetta alla scuola far nascere nuove curiosità. E se non funziona è colpa della scuola, mica nostra! - da ciò deduco che l'assessore nutre qualche dubbio sull'utilità di "portare la cultura nelle periferie" e abbandonarla lì, come un marinaio ribelle su un'isola deserta. Mi sembra anche di intuire un'abile esibizione di scaricabarile: ci sarà pure un colpevole, ma non sono io...
(5) Se coinvolgiamo le scuole, e se le scuole si impegnano, prima o poi anche chi oggi non si interessa a quegli argomenti si aprirà a nuovi orizzonti e nuove prospettive, e apprezzare l'offerta culturale che porteremo nel suo quartiere - e su questo concordo appieno, fermo restando che si tratta di un vasto e ambizioso programma che non si realizza in pochi mesi, e neppure pochi anni. Né vorrei deludere o offendere nessuno se ricordo che, pur con tutta la buona volontà di insegnanti e assessori, non esiste una "naturale propensione" per la cultura comune a tutti gli esseri umani: ci sarà sempre chi preferisce Higuain a Chopin. Si chiama "diversità culturale".

Un tentativo di interpretazione: ipotesi di significato

Concludo il mio sforzo esegetico azzardando quelle che sarebbero le notizie che, da giornalista, dovrei scrivere, dopo aver ascoltato le dichiarazioni dell'assessore:
a) L'anno prossimo le Luci d'Artista restano in centro
b) Anziché paracadutare in periferia i festival che ci inventiamo noi, sosterremo con accresciuta convinzione e adeguati fondi il lavoro delle biblioteche di quartiere e degli altri "presidii culturali"
c) Non è necessario né costruttivo "decentrare" (o "deportare"?) in periferia le attività culturali che storicamente si tengono in centro: occorre puntare sulla formazione di base e incentivare, anche economicamente, quanto già oggi si organizza nelle circoscrizioni; e favorire la nascita di nuove iniziative del territorio.
d) La scuola deve educare i cittadini di domani, e magari anche quelli di oggi (questa non è una notizia, ma ripeterlo non può far male, e sgrava l'amministrazione da ogni responsabilità)
Questo scriverei, se volessi scrivere delle "notizie". Ma non sarei certo di riportare fedelmente il pensiero dell'assessore Leon. Quindi rimando il benigno lettore al testo originale. Ciascuno se lo legga, e capisca ciò che vuole. O ciò che può.

Commenti

  1. Ci sono voluti due anni perché una nuova classe dirigente si iniziasse a formare, due anni per capire che la lotta con la quale si prefiggevano di portare il potere al popolo, era totalmente fuori dalla loro comprensione.

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  2. Anni '80 del secolo scorso: come portare la cultura nelle periferie

    http://officinebrand.it/offpost/ricoloriamo-un-pezzo-di-storia/

    Giovanni

    RispondiElimina
  3. Ma bella più di tutte la Nuova Biblioteca:
    che l'archistar di Spagna progettò al Valentino
    insieme al vecchio Isola con firma suggellata
    e bulla della Sindaca in gotico latino.

    Sopra le carte esiste. come un sogno lontano
    talora ancora appare, soffusa di mistero:
    "la Nuova Biblioteca?" il cittadino anziano
    ridendo sotto i baffi l'addita al forestiero.

    La segnano le mappe dei vecchi assessorati
    ...la Nuova Biblioteca? chimera pellegrina!
    come isola fatata che scivola sui mari;
    talora i naviganti la vedono vicina...

    S'annuncia nei convegni come una cortigiana,
    ma resta sulla carta e col tempo che avanza,
    rapida si dilegua come parvenza vana,
    si tinge dell'azzurro color di lontananza...

    http://torino.corriere.it/cultura/18_febbraio_24/torino-esposizioni-riqualificazione-meta-senza-biblioteca-a6126f8c-1984-11e8-9cdc-0f9bea8569f6.shtml

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