Sì, ma quando? Anche oggi è andata a buca: il Comitato di gestione del Museo del Cinema ha rinviato la decisione sul direttore. Domani ci riprovano |
Ci risiamo. Contrariamente a quanto scrivevo stamattina con baldanzosa e mal riposta sicurezza, anche oggi il Museo del Cinema non avrà un direttore. Il Comitato di gestione, convocato all'una e mezza, è stato riaggiornato a domani pomeriggio.
E non perché i nostri eroi temessero di perdersi la partita di Champions.
La decisione è stata rinviata perché non c'è accordo sul nome del prescelto.
Notate, dopo lunga e accurata selezione, ne sono rimasti soltanto due, di candidati: Alessandro Moreschini, direttore amministrativo dell'Accademia Albertina e componente del CdA del Consorzio delle Residenze reali per nomina regionale; e il giornalista Carlo Antonelli, già direttore di Wired. Si tratta di figure manageriali, non di personalità del cinema o comunque note. Tra questi due il Comitato di gestione doveva scegliere oggi l'highlander che dirigerà il Museo.
L'incognita della "graduatoria"
Ma il risultato che andava profilandosi non garberebbe ad almeno uno dei soci fondatori che siedono nel Comitato di gestione del Museo. Vi ricordo che i soci sono la Regione, rappresentata nel Comitato dal presidente Sergio Toffetti; il Comune, rappresentato da Gaetano Renda; la Fondazione Crt, rappresentata dalla vicepresidente Annapaola Venezia; la Compagnia di San Paolo rappresentata da Giorgia Valle; e Gtt, rappresentato da Paolo Del Brocco, quando c'è.I due finalisti facevano parte di una short list di cinque candidati, scelti da una commissione esterna tra i quasi cinquanta che avevano risposto al bando pubblico.
Ho cercato di sapere quale socio, e perché, stia piantando casino. Ma sono tutti abbottonatissimi. Sospetto che a quel socio malmostoso (che non so chi è, né se è soltanto uno...) non stia bene qualche passaggio della procedura. Ad esempio, le indicazioni che la commissione selezionatrice potrebbe eventualmente aver aggiunto alla short list. Quali indicazioni? Forse i commissari hanno stilato una sorta di classifica di merito, dal primo al quinto posto. Spesso accade. E potrebbe di conseguenza accadere che un socio prema per nominare un dato candidato (il "suo" candidato) che non sta in testa alla graduatoria: mentre magari a un altro socio sta benissimo il candidato al primo posto. Anche questo accade. E' già accaduto. E finisce regolarmente a madonne.
A Toffetti un po' gli giran le palle
Ad ogni modo dalla Mole non filtra un fiato. Coperti e allineati: al momento non c'è neppure un comunicato ufficiale. Il presidente Toffetti non commenta: si limita ad accennare alla necessità di un "approfondimento" - ma che cazzo avranno da approfondire, direi che il fondo in questa città l'abbiamo toccato da mo' - e spera che domani si chiuda la questione.Conoscendo Toffetti, uomo schietto e pratico, ammiro il suo self control. Si era personalmente impegnato sulla nomina entro oggi, e di sicuro gli rode. Secondo me sta tenendosi per non mandarli tutti quanti a cagare. Non è escluso che lo faccia domani, se continueranno con 'sta cagnara da lavandaie.
Per il momento non ho altri dati certi. Posso soltanto azzardare due ipotesi per spiegare questo imbarazzante e inutile supplemento di una farsa che si trascina ormai da 640 giorni, e domani sono 641.
E io azzardo due ipotesi. Anzi, tre
La prima ipotesi è l'ipotesi piccola peste fa i capricci. C'è il piangina di turno che pesta i piedi e trattiene il fiato fino a scoppiare e urla e dà di matto perché non gli piace il tipo che dovrebbe diventare direttore. Sono scene che di solito si vedono soltanto all'asilo Mariuccia davanti a un piatto di spinaci; ma a Torino le abbiamo già viste al Museo del Cinema quando il vincitore del precedente bando per la direzione risultò essere un pericoloso adepto del pd. All'epoca fu il Comune (reo confesso a mezzo Giordana) che si mise di traverso, facendo fallire il bando e ingenerando il solito sdegno dell'opposizione e una penosa arrampicata sugli specchi della povera Leon, che la scaltra Appendino spedì in Consiglio comunale a beccarsi lazzi e cachinni.Possibile conseguenza della prima - ma anche seconda ipotesi autonoma, è l'ipotesi aumma aumma. La
battaglia per la poltrona del direttore del Museo del Cinema degenera in una pantomima ridicolmente analoga a quella che nel 2015 seguì la nomina di Marco Biscione al Mao. Una nomina che Chiarabella, all'epoca fiera fustigatrice di gabole e maneggi fassiniani, bollò a fuoco, asserendo che anche in quel caso la commissione selezionatrice stilò una graduatoria che non fu rispettata per favorire Biscione. Storiaccia brutta e mai ben chiarita, e che potrebbe, così a naso, riproporsi al Museo del Cinema. Magari anche a ruoli invertiti, tutto può essere: Chiarabella, una volta assurta alle responsabilità di governo, ha mostrato una maggiore comprensione verso determinati atteggiamenti fassiniani. E spesse volte, in ultimo nella recente vicenda della nomina del sovrintendente del Regio, ha rivelato spiccate doti manovriere.
Ci sarebbe pure una terza ipotesi, ed è l'ipotesi responsabilità. Consci del momento epocale e della gravità della scelta, i consiglieri del Museo del Cinema si sono accordati ancora una notte di meditazione: la trascorreranno come cavalieri alla vigilia dell'investitura, in ginocchio, implorando l'illuminazione divina e leggendo i libri sapienziali della Bibbia.
Aggiornamento: Nuntio vobis gaudium magnum, al Museo del Cinema abbiamo un direttore
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