Alessandro Moreschini al Museo del Cinema |
Moreschini è stato votato con un giorno di ritardo: ieri parte del Comitato aveva chiesto un rinvio di ventiquattr'ore per "meglio approfondire" le due candidature superstiti. Con Moreschini era rimasto in lizza il giornalista Carlo Antonelli.
Ai due finalisti si è arrivati partendo dalla short list di cinque che la commissione esterna, a inizio settembre, aveva scelto tra i 35 candidati selezionati dall'agenzia Badenoch & Clark su una cinquantina di risposte al bando pubblico.
Nel frattempo uno dei cinque s'è trovato un altro mestiere, e s'è ritirato; dei quattro superstiti, il Comitato d'indirizzo ne ha scartati due e quindi ha chiesto alla Badenoch & Clark una consulenza extra, perché indicasse quello dei due con il profilo più adatto al ruolo. La Badenoch & Clark ha indicato Moreschini: sai che sforzo, scegliere fra un giornalista e un esperto di amministrazione aziendale, se cerchi un amministratore aziendale...
Così facendo, però, i consiglieri del Museo si sono legati le mani: in un bando pubblico, un parere dell'agenzia di selezione assume un valore decisamente vincolante.
D'altra parte il curriculum di Moreschini parla per lui: cuneese, 49 anni, laureato in legge, avvocato, dipendente del Miur, già direttore amministrativo dell'Accademia Albertina di recente passato con lo stesso ruolo alla Reggia di Venaria, in precedenza direttore amministrativo dell'Accademia di Belle Arti di Roma e prima ancora del Conservatorio di Cuneo, un master in gestione amministrativa e della produzione artistica delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale, un altro master per analisti di bilancio... Insomma, sembra fatto su misura.
Ma.
Ma c'era un ma. Moreschini lo scorso dicembre è stato nominato dalla Regione nel CdA del Consorzio delle Residenze Sabaude, come dire la Venaria: carica dalla quale si è dimesso quando, venti giorni fa, è passato al ruolo di direttore amministrativo della Reggia. Per cui, in base al manuale Cencelli mai così in auge come in questi tempi di meritocrazia conclamata, andrebbe iscritto in conto centrosinistra. E' possibile che gli sbandamenti di questi ultimi giorni siano derivati da ciò. Ma a quanto mi risulta i mugugni grillini sarebbero da attribuire, più che alla giunta, a qualche consigliere. Non so se anche l'idea di chiedere un ulteriore parere alla Badenoch & Clark vada letta come un estremo e astuto stratagemma per riaprire i giochi: ma ne dubito, perché mi pare al di sotto dei minimi sindacali d'idiozia presumere che un'agenzia di head hunting possa ritenere un giornalista più indicato di un professionista dell'amministrazione aziendale per un ruolo di amministratore aziendale, quale in sostanza si è più volte ripetuto, da tempo immemorabile, che dovrà essere questo direttore del Museo del Cinema.
Dunque, riassumendo: ci sono stati cazzi e mazzi a strafottere, in questi interminabili e penosi 641 giorni: ma una volta tanto, alla fine dei cazzi e mazzi il buon senso e la dignità hanno prevalso sulla bassa macelleria della politica. E di ciò va reso merito al presidente e ai consiglieri del Museo, ma anche all'amministrazione comunale e anzi, a chiamarle per nome, all'Appendino e alla Leon: perché non dev'essere stato facile, per loro, gestire la situazione. E alla Parigi, che è riuscita dopo tanto penare a chiudere, credo nel migliore dei modi possibili, il cerchio della governance della Mole: la diplomazia alla lunga ha pagato.
Mi auguro che, dopo tante deprecabili disavventure, si sia riusciti a dare al Museo del Cinema un direttore con le doti professionali necessarie al ruolo. Meglio se pure bravo, che uno bravo di tanto in tanto non guasta. E se davvero è così, stavolta nessuno ha vinto e nessuno ha perso. Ha vinto soltanto il buon senso. Ha perso soltanto lo sfascio.
Voglio crederci. Per una volta. Fino a prova contraria.
Commenti
Posta un commento