Qualche giorno fa sono andato alla presentazione di Paratissima 2019, che si terrà dal 30 ottobre al 3 novembre nella nuova, affascinante sede dell'ex Accademia di Artiglieria in via Verdi, messa a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Paratissima era nata 15 anni fa come uno sberleffo situazionista all'ufficialità pomposa di Artissima, una sorta di "Salon des Refusé" spontaneo e senza mezzi economici, sparpagliato in appartamenti sfitti prestati dai proprietari, per giovani artisti e giovani galleristi non considerati dai giri che contano: uno spazio d'arte informale, insomma: alternativo autoridotto fuori dall'ottica del sistema, come si sarebbe detto mezzo secolo fa. Oggi, pur mantenendo lo spirito delle origini, Paratissima è una realtà transnazionale, ha esportato il suo modello a Bologna, Milano, Napoli, Cagliari, Lisbona, Skopie, Berlino, Togliattigrad, organizza mostre, produzioni d'arte, stages per giovani curatori. A Torino la scorsa edizione (ospitata nell'ex Caserma Lamarmora) ha registrato 50 mila presenze in cinque giorni, facendo di Paratissima la quarta fiera d'arte italiana per visitatori.
Qualche spicciolo Paratissimo lo ottiene dalla Regione, partecipando regolarmente ai bandi. E poi, naturalmente, Compagnia di San Paolo e - fino allo scorso anno - Fondazione Crt non hanno fatto mancare il loro sostegno economico.
Costi totali 348.609 euro così ripartiti:
Paratissima era nata 15 anni fa come uno sberleffo situazionista all'ufficialità pomposa di Artissima, una sorta di "Salon des Refusé" spontaneo e senza mezzi economici, sparpagliato in appartamenti sfitti prestati dai proprietari, per giovani artisti e giovani galleristi non considerati dai giri che contano: uno spazio d'arte informale, insomma: alternativo autoridotto fuori dall'ottica del sistema, come si sarebbe detto mezzo secolo fa. Oggi, pur mantenendo lo spirito delle origini, Paratissima è una realtà transnazionale, ha esportato il suo modello a Bologna, Milano, Napoli, Cagliari, Lisbona, Skopie, Berlino, Togliattigrad, organizza mostre, produzioni d'arte, stages per giovani curatori. A Torino la scorsa edizione (ospitata nell'ex Caserma Lamarmora) ha registrato 50 mila presenze in cinque giorni, facendo di Paratissima la quarta fiera d'arte italiana per visitatori.
Un caso di successo
Ma il vero miracolo - preferisco però definirlo "modello di sviluppo" - sta nel fatto che Paratissima è cresciuta in pratica senza denaro pubblico. Dal Comune non ha mai avuto un soldo, e anzi ha dovuto sputare sangue per non dargliene troppi, di soldi, quando si trattava di ottenere a condizioni umane qualche spazio espositivo dignitoso; in compenso, i banfoni comunali non perdono occasione per pavoneggiarsi agli eventi di Paratissima, perché a loro piace da matti fare gli splendidi con i soldi degli altri.Qualche spicciolo Paratissimo lo ottiene dalla Regione, partecipando regolarmente ai bandi. E poi, naturalmente, Compagnia di San Paolo e - fino allo scorso anno - Fondazione Crt non hanno fatto mancare il loro sostegno economico.
I conti di Paratissima
Ma le chiacchiere stanno a zero. Vediamo le cifre, che non richiedono commenti. Da quest'anno Paratissima s'è data una veste istituzionale come impresa sociale (Prs-Paratissima Produzioni e Servizi srl) e di conseguenza ha pubblicato il suo primo bilancio, da cui emergono per il 2018 i seguenti dati:Costi totali 348.609 euro così ripartiti:
eventi (allestimenti, attrezzature e servizi tecnici) 159.875 euro
risorse umane (personale e collaborazioni) 109.403 euro
pubblicità e comunicazione 21.605 euro
spese di gestione e digitalizzazione 32.966 euro
oneri finanziari e tributari 24.760 euro
risorse umane (personale e collaborazioni) 109.403 euro
pubblicità e comunicazione 21.605 euro
spese di gestione e digitalizzazione 32.966 euro
oneri finanziari e tributari 24.760 euro
Ricavi totali 342.866 euro, di cui:
iscrizioni 112.222 euro
biglietteria 120.370 euro
iscrizioni 112.222 euro
biglietteria 120.370 euro
servizi erogati 65.283 euro
altri proventi 45.010 (la cifra comprende il contributo della Compagnia di San Paolo, mentre è venuto a mancare quest'anno quello di Fondazione Crt; da aggiungere ancora un eventuale contributo regionale legato al bando sulle attività espositive, mentre non è stata accolta la richiesta di contributo ex legge 58).
La perdita d'esercizio è di -5.723 euro, il patrimonio netto 198.683 euro.
Prendete FlashBack, la fiera dedicata all'arte "antica" (ma che ostenta con orgoglio lo slogan "l'arte è tutta contemporanea"). La settima edizione di FlashBack si tiene dal 31 ottobre al 3 novembre al PalaAlpitour, e l'altro giorno l'hanno presentata alla stampa. Ne ho approfittato per chiedere qualche numero. Ecco qui: l'anno scorso FlashBack ha avuto 16.147 visitatori, di cui circa la metà paganti. Il budget totale assommava a 500 mila euro. La fiera organizza anche un programma culturale per il quale riceve un contributo dalla Regione che quest'anno non è stato ancora deliberato. Il Comune come al solito non dà contributo.
Cosa diversa è l'impresa culturale privata. Qui il discorso sul sostegno pubblico si fa ben più complesso, è indispensabile distinguere fra uso e abuso, supporto e ingerenza, intervento utile e assistenzialismo sprecone. E' un argomento complesso, l'ho affrontato spesso, e stamattina non ho voglia di scrivere un saggio sulla questione. Mi limito a sottolineare i casi di Paratissima e FlashBack perché sono convinto che rappresentino un modello di sviluppo vincente per l'impresa culturale. E' un fatto che le ingerenze degli ignoranti palloni gonfiati sono altamente nocive per l'impresa culturale. Di conseguenza, meno i politici ci mettono il peperone e meglio è.
Ricordate la favola del lupo e del cane? Senza un ragionevole intervento della mano pubblica tutto è più difficile, si tira la cinghia e si rischia di andare a ramengo alla minima difficoltà. Ma senza il guinzaglio della politica si lavora meglio, e non si subiscono meschine prepotenze e stupide imposizioni. Va da sé che, senza l'elemosina interessata del potere, vince soltanto il talento, sostenuto dall'originalità ideativa, dalle capacità imprenditoriali e da un pizzico di fortuna. Solo i migliori ce la fanno. Ma ciò non mi pare un problema, anzi. Il successo dei mediocri non rientra fra i diritti universali dell'uomo e del cittadino.
Altra fiera, stesso modello: FlashBack
Ma non dovete pensare che Paratissima sia un felice caso isolato che non dimostra nulla. Al contrario: molte delle fiere d'arte fiorite in Torino attorno ad Artissima - che tanto contribuiscono al successo del "Novembre mese dell'arte contemporanea" di cui menano gran vanto i nostri pubblici amministratori - vivono e crescono in pratica senza beneficiare di finanziamenti pubblici. Salvo - in qualche caso - piccoli contributi dalla Regione.Prendete FlashBack, la fiera dedicata all'arte "antica" (ma che ostenta con orgoglio lo slogan "l'arte è tutta contemporanea"). La settima edizione di FlashBack si tiene dal 31 ottobre al 3 novembre al PalaAlpitour, e l'altro giorno l'hanno presentata alla stampa. Ne ho approfittato per chiedere qualche numero. Ecco qui: l'anno scorso FlashBack ha avuto 16.147 visitatori, di cui circa la metà paganti. Il budget totale assommava a 500 mila euro. La fiera organizza anche un programma culturale per il quale riceve un contributo dalla Regione che quest'anno non è stato ancora deliberato. Il Comune come al solito non dà contributo.
La favola del lupo e del cane
Non vorrei essere frainteso. Ho sempre pensato, e continuo a pensare, che la cultura vada sostenuta anche economicamente, e che questo sia un ineludibile dovere della politica, imposto anche dalla Costituzione. Va da sé che la cultura da sostenere sia quella di alta qualità e valore sociale, e non sufficientemente remunerativa per potersi mantenere da sola restando accessibile a un pubblico ampio. Lì la presenza della politica è dovuta: meglio sarebbe se fosse una presenza finalizzata alla buona gestione dell'ente, non alla spartizione di cariche di sottogoverno, come ben vediamo nella pratica quotidiana.Cosa diversa è l'impresa culturale privata. Qui il discorso sul sostegno pubblico si fa ben più complesso, è indispensabile distinguere fra uso e abuso, supporto e ingerenza, intervento utile e assistenzialismo sprecone. E' un argomento complesso, l'ho affrontato spesso, e stamattina non ho voglia di scrivere un saggio sulla questione. Mi limito a sottolineare i casi di Paratissima e FlashBack perché sono convinto che rappresentino un modello di sviluppo vincente per l'impresa culturale. E' un fatto che le ingerenze degli ignoranti palloni gonfiati sono altamente nocive per l'impresa culturale. Di conseguenza, meno i politici ci mettono il peperone e meglio è.
Ricordate la favola del lupo e del cane? Senza un ragionevole intervento della mano pubblica tutto è più difficile, si tira la cinghia e si rischia di andare a ramengo alla minima difficoltà. Ma senza il guinzaglio della politica si lavora meglio, e non si subiscono meschine prepotenze e stupide imposizioni. Va da sé che, senza l'elemosina interessata del potere, vince soltanto il talento, sostenuto dall'originalità ideativa, dalle capacità imprenditoriali e da un pizzico di fortuna. Solo i migliori ce la fanno. Ma ciò non mi pare un problema, anzi. Il successo dei mediocri non rientra fra i diritti universali dell'uomo e del cittadino.
Commenti
Posta un commento