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L'IMBUCATO DEL SALONE

Trova l'intruso. Si parla di Salone del Libro: da sin. Vittoria Poggio, Giulio Biino, Nic Lagioia, Alberto Cirio, Fabrizio Ricca 
Mi cospargo il capo di cenere. Ho scrito una solenne cazzata. Sì, lo so, lo faccio spesso: ma stavolta l'ho scritta a mia insaputa, ignaro che fosse una cazzata. Ho commesso un errore di sciatteria dando per scontato ciò che scontato non era. Errore gravissimo, ai miei occhi.
Ora faccio ammenda, e spiego. Il 4 ottobre pubblico il post "Cultura, anche la Regione ha il suo assessore supplente", per raccontare che il presidente Cirio e gli assessori alla Cultura Poggio e alle Partecipate Ricca hanno incontrato il direttore del Salone del Libro Nic Lagioia, e Giulio Biino, presidente della Fondazione Circolo dei Lettori che organizza il Salone medesimo. 
Sedotto dal clima di letizia che sprizza dal comunicato diffuso al termine del summit, sottolineo benevolmente la presenza, seppur inconsueta, dell'assessore alle Partecipate. A prima vista Ricca non c'entra una minchia con il Salone del Libro e dunque qualche malpensante potrebbe definirlo un imbucato. Ma io commetto un doppio peccato: sono troppo accomodante, e troppo superficiale. Mi lancio in una spiegazione che al momento ritengo logica, mentre logica non è. Scrivo: "In quanto assessore alle Partecipate Ricca può mettere becco in qualsiasi questione riguardi le partecipate stesse. Ora, tutte le grandi fondazioni culturali torinesi (Museo del Cinema, Circolo dei Lettori e di conseguenza Salone del Libro, Teatro Regio, Teatro Stabile, eccetera eccetera eccetera) tecnicamente sono partecipate della Regione".
Tecnicamente staceppa. Tecnicamente ho scritto una cazzata: fondazioni e partecipate sono cose diversissime, sottoposte a differenti regimi giuridici. E per fortuna un esperto di diritto amministrativo adesso me lo fa notare. 
L'esperto amico mi ha pure regalato un paio di dritte per approfondire la questione. Una remota laurea in Legge strappata avventurosamente in un'altra vita non mi avrebbe assistito più di tanto, ma nell'era di internet siamo tutti tuttologi e dunque mi adeguo all'esempio dei politici: forte di una lesta navigazione, espongo quanto ho potuto verificare.
Dunque: la giurisprudenza è unanime nel definire le fondazioni come il Circolo dei Lettori (qui trovate la delibera regionale che ne sancisce la trasformazione per l'appunto in fondazione) "organismi di diritto pubblico, sottoposti al controllo della Corte dei Conti […] e quindi assoggettate ad una normativa speciale di gran lunga più penetrante di quella stabilita in via generale dall'art. 25 del Codice Civile". 
Al proposito ci soccorre la direttiva comunitaria n. 18/2004 (art. 1, comma 9) ed il d.lgs. n. 163/2006 (art. 3, comma 26), c.d. Codice degli appalti pubblici, con cui il legislatore ha codificato i presupposti perché si abbia organismo di diritto pubblico.
In particolare, l'organismo di diritto pubblico è qualsiasi organismo, anche in forma societaria:
- istituito per soddisfare specificatamente esigenze di interesse generale, aventi carattere non industriale o commerciale;
- dotato di personalità giuridica;
- la cui attività sia finanziata in modo maggioritario dallo Stato, dagli enti pubblici territoriali o da altri organismi di diritto pubblico oppure la cui gestione sia soggetta al controllo di questi ultimi oppure il cui organo d'amministrazione, di direzione o di vigilanza sia costituito da membri dei quali più della metà è designata dallo Stato, dagli enti pubblici territoriali o da altri organismi di diritto pubblico.
Fin qui è tutto chiaro? Mi pare di poter concludere che il Circolo dei Lettori è un organismo di diritto pubblico. Con natura giuridica autonoma, benché finanziato in massima parte dalla Regione. Potete saperne di più leggendo il dotto articolo che linko qui.

La società con partecipazione pubblica (ovvero la partecipata) è invece una "società di capitali di diritto comune, di cui lo Stato o altro ente pubblico detiene
 una partecipazione che può essere totalitaria (azionariato di Stato), di maggioranza o di minoranza (società mista). In tutti i casi l’impresa si presenta formalmente come un’impresa societaria privata e soggiace alla relativa disciplina". Qui il link per l'approfondimento.
Tutto questo sciorinìo di sapienza giurisprudenziale è tuttavia superfluo, per il semplice fatto che nel sito della Regione Piemonte si trova agevolmente l'elenco delle società partecipate, di cui la Regione detiene azioni o quote: e lì non trovo traccia del Circolo dei Lettori.
Veniamo a noi e al ruolo di Fabrizio Ricca. L'esponente di punta della Lega piemontese è assessore della giunta Cirio con le seguenti deleghe: Internazionalizzazione, Rapporti con società a partecipazione regionale, Sicurezza, Polizia locale, Immigrazione, Cooperazione decentrata internazionale, Sport, Opere post-olimpiche, Politiche giovanili.
Credo che si possa escludere un nesso del Salone del Libro con le deleghe a Internazionalizzazione (magari, se devono andare alla Buchmesse di Francoforte, chissà...), Sicurezza e Polizia locale (salvo incresciosi episodi che non vorremmo mai vedere), Immigrazione (a meno che si occupi dei rapporti con gli scrittori extracomunitari), Cooperazione decentrata internazionale (semmai quando si tratterà di scegliere il Paese ospite...), Sport, Opere post-olimpiche (al limite una supervisione per gli stand dell'editoria sportiva ci può stare), Politiche giovanili (un'eccezione si potrebbe ammettere per Bookstock).
In concreto, al di là dei casi eccezionali e delle mie spiritosaggini da cretino, restano soltanto i Rapporti con società a partecipazione regionale. Difatti il comunicato dell'ufficio stampa regionale, annunciando il fatidico incontro, si riferiva a Ricca definendolo "assessore alle Partecipate". 
Diciamo che, fra tutti, non avevamo ben chiaro il concetto di "società partecipata". O forse il buon Cirio, ben conoscendo l'amore di Ricca per la cultura, e la sua competenza in egittologia ma non solo, ha voluto regalargli questa soddisfazione.
Rettifica chiusa, per amor di precisione. Poi lorsignori facciano come credono: non c'è nulla di male, anzi, se Ricca frequenta un po' il Salone del Libro. Purché non ci metta lingua: intanto perché quando ci mette lingua fa danno, ma soprattutto perché avrà già il suo bel daffare a rapportarsi con la Caat Scpa, o con la Soris, con Finpiemonte e con la Banca popolare etica, o anche con la Ceipiemonte e con la Ipla, per non dire della 5T. Tutte partecipate, queste sì.

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