La guerra continua, e continua a devastare i campi di battaglia che, per nostra meritatissima malasorte, sono le istitutuzioni culturali di questa sventurata città.
Ieri le forze riunite dell'ortodossia hanno sferrato una duplice offensiva contro il deviazionismo appendiniano.
L'ennesima battaglia del Regio
Sul fronte del Consiglio comunale è divampata l'ennesima battaglia del Regio (ormai sono più numerose di quelle dell'Isonzo...). Ormai sono offuscate le reali ragioni dello scandalo in virtù dell'abile distrazione di massa attuata tramite lo spauracchio del commissariamento. Il pretesto formale della battaglia stavolta erano tre atti riguardanti il commissariamento: due mozioni presentate dall'opposizione (una di Artesio, l'altra di Foglietta) che chiedevano a Chiarabella di non commissariare il teatro; e la terza, dello stratega Giovara, che con la surreale pretesa di buscar e ponente por el levante - ovvero di portare il Regio all'apoteosi della "autonomia speciale" (privilegio riservato alla Scala e a Santa Cecilia) tramite l'umiliazione del commissariamento - offriva ai consiglieri grillini con scrupoli di coscienza la scappatoia per manifestare un'apparente impegno a sostegno del malcapitato teatro pur senza votare una proposta della minoranza.
L'utilità pratica dei tre atti era ovviamente pari a zero, per il Regio.
Ma ha offerto l'occasione, alle forze antiappendiniane della maggioranza, per spedire alla pericolante Chiarabella l'ennesimo avviso trasversale: le pasionarie Albano e Ferrero hanno votato le mozioni dell'opposizione (affrettandosi a proclamare che votavano "contro il commissariamento, non contro Appendino", fosse mai che quei giornalistacci ne approfittassero per ricamarci su!), mentre la Paoli e Damiano Carretto hanno fatto per l'appunto come San Domiano (che tira la pietra e nasconde la mano), non partecipando alla votazione. A meno che avessero abbandonato il videocollegamento per andar fare la pipì.
E' finita in parità, e le mozioni di Artesio e Foglietta non sono passate. Invece è passata quella di Giovara, con i soli voti cinquestelle (meno quelli dei soliti Ferrero, Albano, Carretto e Paoli). Dal che si deduce che in Consiglio comunale oggi Chiarabella dispone di diciotto voti sicuri; e, cosa ancor più interessante, che in Sala Rossa siedono 18 persone convinte che il miglior sistema per portare un teatro d'opera ai vertici dei valori nazionali sia commissariarlo.
Nella sostanza, per il Regio non cambia nulla: né potrebbe cambiare perché l'ultima parola sul commissariamento la dirà Franceschini quando vedrà i conti definitivi, che ancora non ci sono.
Ma anche sul piano politico il voto di ieri vale meno di un bond Parmalat nel 2003. Gli anti-appendiniani con le loro azioni di disturbo vogliono tenere per le palle Chiarabella, non farla cadere, perché in tal caso toccherebbe a tutti di trovarsi un lavoro con un anno d'anticipo. Si accontentano quindi di marcare il territorio e di far capire alla deviazionista che i suoi deviazionismi non sono per nulla graditi. So' regazzi, se devono pur spassà...
L'offensiva della feldmarescialla von Frediani
Mentre in Sala Rossa si lottava sul fronte del Regio, in Regio entrava in azione la feldmarescialla Franziska von Frediani. Come ricorderete, la stratega cinquestelle s'era virilmente opposta al terzo mandato di Evelina Christillin come presidente del Museo Egizio. Una mossa stravagante ma utile per ribadire il mitico - e ondivago - principio grillino dei "due mandati", e così avvertire trasversalmente Appendino che può scordarsi una terza candidatura. Per buttarla in culo a Chiarabella e rendere più plausibile la sua implausibile sortita, Franziska aveva pure indicato un possibile sostituto di Christillin alla guida di un Museo Egizio che nei prossimi anni dovrà superare lo shock economico (perdite per quasi 5 milioni) causato dal lockdown. La feldmarescialla aveva infatti affermato che su quella poltrona ci vedrebbe bene "un precario".
Naturalmente in Regione le hanno riso in faccia, e la giunta Cirio ha dato il via libera alla modifica dello statuto dell'Egizio, per consentire il terzo mandato di Christillin.
L'indomita feldmarescialla però non s'arrende, e ieri in Consiglio regionale è riuscita - con l'appoggio di Lega e Fratelli d'Italia - a ottenere che la "questione Christillin" (come se esistesse, una "questione Christillin") venga discussa dalle Commissioni congiunte di Regione e Comune. Così da trovare il sostegno dei cinquestelle comunali, ovviamente concordi sull'obiettivo formale di liberarsi della troppo brava Christillin per piazzare al posto suo un altro bell'esemplare come quelli che sono riusciti a sistemare su tante poltrone cruciali del sistema culturale torinese; e - obiettivo ancor più importante - ansiosi di mandar a dire a Chiarabella che pure lei si deve scordare un terzo mandato.
Come evolverà la guerra
L'unico risultato concreto della battaglia dell'Egizio può essere, a questo punto, che la Christillin si rompa i coglioni di essere giudicata manco fosse un'inquisita del Regio, e li mandi tutti a cagare; e con lei prenda armi e bagagli il direttore Christian Greco. I due non rischiano certo la disoccupazione, e hanno bisogno di una cadrega a Torino come di una fistola anale.
In tal modo anche l'Egizio potrebbe venire affidato alle amorose cure di qualche falabracco disoccupato, per completare l'opera di demolizione delle grandi istituzioni culturali torinesi, dalle cui rovine emergerebbero poi, in mirabile palingenesi, saltimbanchi senza pubblico, artisti senza gloria, commercianti di collanine, genii incompresi e altre risorse della cultura finora colpevolmente ghettizzate. Seguiranno sette mesi di piogge torrenziali, sette mesi di tenebre, e per il gran finale le cavallette.
Ieri le forze riunite dell'ortodossia hanno sferrato una duplice offensiva contro il deviazionismo appendiniano.
L'ennesima battaglia del Regio
Sul fronte del Consiglio comunale è divampata l'ennesima battaglia del Regio (ormai sono più numerose di quelle dell'Isonzo...). Ormai sono offuscate le reali ragioni dello scandalo in virtù dell'abile distrazione di massa attuata tramite lo spauracchio del commissariamento. Il pretesto formale della battaglia stavolta erano tre atti riguardanti il commissariamento: due mozioni presentate dall'opposizione (una di Artesio, l'altra di Foglietta) che chiedevano a Chiarabella di non commissariare il teatro; e la terza, dello stratega Giovara, che con la surreale pretesa di buscar e ponente por el levante - ovvero di portare il Regio all'apoteosi della "autonomia speciale" (privilegio riservato alla Scala e a Santa Cecilia) tramite l'umiliazione del commissariamento - offriva ai consiglieri grillini con scrupoli di coscienza la scappatoia per manifestare un'apparente impegno a sostegno del malcapitato teatro pur senza votare una proposta della minoranza.
L'utilità pratica dei tre atti era ovviamente pari a zero, per il Regio.
Ma ha offerto l'occasione, alle forze antiappendiniane della maggioranza, per spedire alla pericolante Chiarabella l'ennesimo avviso trasversale: le pasionarie Albano e Ferrero hanno votato le mozioni dell'opposizione (affrettandosi a proclamare che votavano "contro il commissariamento, non contro Appendino", fosse mai che quei giornalistacci ne approfittassero per ricamarci su!), mentre la Paoli e Damiano Carretto hanno fatto per l'appunto come San Domiano (che tira la pietra e nasconde la mano), non partecipando alla votazione. A meno che avessero abbandonato il videocollegamento per andar fare la pipì.
E' finita in parità, e le mozioni di Artesio e Foglietta non sono passate. Invece è passata quella di Giovara, con i soli voti cinquestelle (meno quelli dei soliti Ferrero, Albano, Carretto e Paoli). Dal che si deduce che in Consiglio comunale oggi Chiarabella dispone di diciotto voti sicuri; e, cosa ancor più interessante, che in Sala Rossa siedono 18 persone convinte che il miglior sistema per portare un teatro d'opera ai vertici dei valori nazionali sia commissariarlo.
Nella sostanza, per il Regio non cambia nulla: né potrebbe cambiare perché l'ultima parola sul commissariamento la dirà Franceschini quando vedrà i conti definitivi, che ancora non ci sono.
Ma anche sul piano politico il voto di ieri vale meno di un bond Parmalat nel 2003. Gli anti-appendiniani con le loro azioni di disturbo vogliono tenere per le palle Chiarabella, non farla cadere, perché in tal caso toccherebbe a tutti di trovarsi un lavoro con un anno d'anticipo. Si accontentano quindi di marcare il territorio e di far capire alla deviazionista che i suoi deviazionismi non sono per nulla graditi. So' regazzi, se devono pur spassà...
L'offensiva della feldmarescialla von Frediani
Mentre in Sala Rossa si lottava sul fronte del Regio, in Regio entrava in azione la feldmarescialla Franziska von Frediani. Come ricorderete, la stratega cinquestelle s'era virilmente opposta al terzo mandato di Evelina Christillin come presidente del Museo Egizio. Una mossa stravagante ma utile per ribadire il mitico - e ondivago - principio grillino dei "due mandati", e così avvertire trasversalmente Appendino che può scordarsi una terza candidatura. Per buttarla in culo a Chiarabella e rendere più plausibile la sua implausibile sortita, Franziska aveva pure indicato un possibile sostituto di Christillin alla guida di un Museo Egizio che nei prossimi anni dovrà superare lo shock economico (perdite per quasi 5 milioni) causato dal lockdown. La feldmarescialla aveva infatti affermato che su quella poltrona ci vedrebbe bene "un precario".
Naturalmente in Regione le hanno riso in faccia, e la giunta Cirio ha dato il via libera alla modifica dello statuto dell'Egizio, per consentire il terzo mandato di Christillin.
L'indomita feldmarescialla però non s'arrende, e ieri in Consiglio regionale è riuscita - con l'appoggio di Lega e Fratelli d'Italia - a ottenere che la "questione Christillin" (come se esistesse, una "questione Christillin") venga discussa dalle Commissioni congiunte di Regione e Comune. Così da trovare il sostegno dei cinquestelle comunali, ovviamente concordi sull'obiettivo formale di liberarsi della troppo brava Christillin per piazzare al posto suo un altro bell'esemplare come quelli che sono riusciti a sistemare su tante poltrone cruciali del sistema culturale torinese; e - obiettivo ancor più importante - ansiosi di mandar a dire a Chiarabella che pure lei si deve scordare un terzo mandato.
Come evolverà la guerra
L'unico risultato concreto della battaglia dell'Egizio può essere, a questo punto, che la Christillin si rompa i coglioni di essere giudicata manco fosse un'inquisita del Regio, e li mandi tutti a cagare; e con lei prenda armi e bagagli il direttore Christian Greco. I due non rischiano certo la disoccupazione, e hanno bisogno di una cadrega a Torino come di una fistola anale.
In tal modo anche l'Egizio potrebbe venire affidato alle amorose cure di qualche falabracco disoccupato, per completare l'opera di demolizione delle grandi istituzioni culturali torinesi, dalle cui rovine emergerebbero poi, in mirabile palingenesi, saltimbanchi senza pubblico, artisti senza gloria, commercianti di collanine, genii incompresi e altre risorse della cultura finora colpevolmente ghettizzate. Seguiranno sette mesi di piogge torrenziali, sette mesi di tenebre, e per il gran finale le cavallette.
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