Chiara Appendino |
A ideale premessa, ieri il professor Giulio Arpinati, noto violoncellista torinese, ha diffuso una lettera aperta che non posso non pubblicare: è una lucida e spietata denuncia della devastazione perpetrata in questi anni, con scientifica metodicità, ai danni di quello che è forse il patrimonio più prezioso di un teatro d'opera: la reputazione.
La lettera del prof. Arpinati non descrive nulla che i lettori già non conoscano, e che questo blog non abbia raccontato fin dagli inizi di una vicenda destinata ad occupare per sempre una posizione di primo piano negli Annali dell'Infamia Universale.
Indipendentemente dagli eventuali reati che la magistratura dovrà accertare, ciò che oggi accade al Regio ha ben identificati responsabili politici che il professor Arpinati indica con nomi e cognomi, citando implacabilmente il profluvio di dichiarazioni con le quali lorsignori si sono arrabattati per nascondere i danni prodotti e per spacciare vanterie e smargissate come luminosi successi.
A fini propagandistici e autoesaltatori (e infine autoassolutori) il poterucolo cittadino non ha esitato a gettare il discredito e il disprezzo su anni e anni di lavoro di centinaia di persone, pur di sostenere improbabili candidature alla sovrintendenza, infangare e sminuire quanto di buono s'era realizzato fino ad allora, spalare sul passato montagne di merda (per usare una metafora cara a uno dei maggiori responsabili politici) ed esaltare oltre ogni frontiera del ridicolo i discutibili campioni del "nuovo che avanza" (e a forza di avanzare alla fine puzza).
Adesso la giustizia farà il suo corso e, se accerterà che nella gestione del Regio sono stati commessi illeciti con rilevanza penale, è tassativo che i responsabili paghino il fio delle loro malefatte; e paghino, insieme con i responsabili materiali, anche eventuali complici e mandanti.
Ma non di questo si occupa la lettera del professor Arpinati, che denuncia invece l'altro danno gravissimo inferto al Teatro dei Torinesi: la reputazione negata. Un danno imperdonabile, e di cui qualcuno dovrà rispondere - qui e subito - politicamente, moralmente, socialmente.
Sarà meglio che lorsignori se lo ficchino ben bene in quelle teste dure: son finiti i tempi belli dell'infanzia, quando i bambini capricciosi dopo aver rotto un giocattolo lo nascondevano (o lo commissariavano) per non farsi rimproverare da mammà e papà, e mammà e papà facevano finta di crederci per non intristire il pupo. Basta con l'Asilo dei Bimbiminkia. Questo è un mondo adulto, dove si sbaglia e si paga da professionisti.
E adesso basta incazzarmi. Cedo la parola (e il nobile incazzo) al professor Arpinati. Ecco la sua lettera.
Torino, 14 giugno 2020
LA REPUTAZIONE NEGATA
Ma non di questo si occupa la lettera del professor Arpinati, che denuncia invece l'altro danno gravissimo inferto al Teatro dei Torinesi: la reputazione negata. Un danno imperdonabile, e di cui qualcuno dovrà rispondere - qui e subito - politicamente, moralmente, socialmente.
Sarà meglio che lorsignori se lo ficchino ben bene in quelle teste dure: son finiti i tempi belli dell'infanzia, quando i bambini capricciosi dopo aver rotto un giocattolo lo nascondevano (o lo commissariavano) per non farsi rimproverare da mammà e papà, e mammà e papà facevano finta di crederci per non intristire il pupo. Basta con l'Asilo dei Bimbiminkia. Questo è un mondo adulto, dove si sbaglia e si paga da professionisti.
E adesso basta incazzarmi. Cedo la parola (e il nobile incazzo) al professor Arpinati. Ecco la sua lettera.
Torino, 14 giugno 2020
LA REPUTAZIONE NEGATA
Con l’intenzione di fornire un contributo utile a scongiurare un commissariamento, che a mio personale avviso non ha sufficienti motivi per essere richiesto, espongo, in questa mia, un ragionamento che cerca di fare ordine a tutte le notizie e alle tante parole che si sono lette e dette in questi ultimi due anni di gestione del Teatro Regio.
Desidero specificare, a scanso di equivoci, che scrivo a titolo personale, in qualità di libero cittadino che ha fatto parte del Teatro Regio dal 1977 al 31 dicembre 2017 in qualità di prof. d’orchestra (2° violoncello) e come rappresentante sindacale della SLC CGIL, quasi ininterrottamente dal periodo della sovrintendenza Tessore sino alla data del mo pensionamento.
Le citazioni ed i dati che riporto sono estratti da articoli dei quotidiani e di documenti forniti dalla Direzione del Personale del Teatro Regio e quindi facilmente verificabili.
Forse tutto inizia di qui. Il 29 aprile 2018 il quotidiano la Repubblica riportava queste dichiarazioni riguardo al Teatro Regio, mai smentite: Una visione, quella di Giovara, condivisa anche con l'assessora alla Cultura, Francesca Leon: «Siamo tutti sulla stessa linea, cioè quella di cambiare il sistema attuale e il modello di gestione – aggiunge il consigliere – Quello che è uscito in queste settimane dimostra che i vent'anni passati non hanno generato quel salto di qualità che per molto tempo si è decantato. Noi ci siamo candidati per cambiare le cose e cercheremo di farlo anche in questo settore».
Prima domanda che mi sorge spontanea: “ma questo signore, dov’era tra il 1998 ed il 2017 per essersi perso quasi vent’anni di sviluppo e crescita artistica del Teatro Regio di Torino...?”.
Non importa, avrà avuto sicuramente di meglio da fare e poi, un attimo di distrazione, lo si perdona a chiunque. Comunque, giusto per rimediare a questa distrazione, di cui non è stato l’unico protagonista, fornisco volentieri alcune notizie a tutti coloro che in questo difficile periodo di pandemia sono stati colpiti invece da gravi crisi di amnesia.
Il nostro Teatro negli ultimi due decenni e soprattutto negli anni più recenti, aveva saputo conquistare un pubblico devoto e affezionato, rendendo un grande servizio di carattere culturale in primis alla Città di Torino e più in generale agli appassionati di opera e di musica di ogni provenienza. Tra le altre cose vi erano state delle iniziative volte all’inclusione delle fasce più deboli della società nella fruizione della bellezza della musica e del teatro, considerata non come bene elitario, ma come autentico patrimonio di tutti i cittadini. Naturalmente tale percorso virtuoso non è stato gratuito, poiché ha comportato uno sforzo eccezionale in direzione della qualità da parte di tutti, con un impegno di lavoro che non si era mai visto prima. Siccome poi l’unica possibilità di sopravvivenza per una grande realtà musicale in un mondo aperto come quello attuale è la visibilità internazionale, capace peraltro di attrarre risorse da parte degli sponsor, il Teatro Regio negli ultimi anni (tra il 2008 ed il 2017) ha coraggiosamente scelto di proporsi sulle scene mondiali attraverso numerose e acclamate tournée.
• In Giappone nel 2010 la Traviata del Regio (Bunka Kaikan) venne giudicata dall’associazione nazionale della critica musicale come il miglior spettacolo lirico dell’anno (davanti alla Staatsoper Wien),
• Stessa sorte per il Guglielmo Tell a New York (Carnegie Hall) nel 2014 secondo il New York Times.
• Nel 2011 Vespri siciliani, che ha inaugurato le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è entrato nella classifica dei Top Ten Musical Events compilata dalla prestigiosa rivista “Musical America”.
• Nel 2017 il Regio venne scelto come teatro in residence del Festival di Edimburgo e il Macbeth da noi messo in scena vinse il premio di miglior produzione del festival.
• Ultimo (e si spera non definitivo) il premio Abbiati ricevuto quest’anno per la produzione “Agnese”, grazie alla fantasia e alla lungimiranza del M° Galoppini.
• Numerosissimi poi i riconoscimenti per le registrazioni con le principali etichette del mondo, Deutsche Grammophon, Decca, Chandos, Fonè, ecc... Questo è stato il risultato del lavoro di tutti, dell’Orchestra, del Coro, del Settore Tecnico e di quello Amministrativo.
Allora ci si chiede: come è possibile che a fronte di questi e altri dati ancora (non stiamo parlando di opinioni) si possa negare la reputazione che con tanta fatica ci siamo meritati? È possibile che una istituzione come la nostra non venga trattata, dall’attuale amministrazione comunale, come un bene di tutta la Città, a prescindere dalle proprie logiche di partito anziché negarne i traguardi qualitativi raggiunti e sbeffeggiarla in modo non degno, dimostrando peraltro di non conoscere (o non voler conoscere) il nostro operato? Oltretutto il nostro lavoro nel mondo è stato capace di dare lustro e visibilità alla Città di Torino, dovrebbe essere un orgoglio comune... Ma vi immaginate se a Milano qualcuno avesse mai osato parlare della Scala con quei toni?
Come è possibile che un anno fa esatto Sindaca, Assessora e Presidente della commissione Cultura rilasciassero queste dichiarazioni ai giornali, che riporto per dovere di cronaca e in nome della coerenza di pensiero, e oggi si annunci tout-court un indispensabile commissariamento?:
17 giugno 2019 - Francesca Leon: “Le preoccupazioni sul futuro sono anche le nostre e la strada del piano di sviluppo approvato dalla Fondazione, ha permesso di tracciare una strada diversa dalle opzioni del commissariamento o della legge 160 che avrebbero comportato conseguenze importanti sulla continuità del lavoro del teatro e del livello occupazionale”.
17 giugno 2019 - Massimo Giovara: “il Regio deve diventare un’eccellenza come Santa Cecilia a Roma e la Scala a Milano”.
20 giugno 2019 - Francesca Leon: "Il piano di sviluppo quinquennale 2019-2023 sta seguendo la strada giusta".
Luglio 2019 - La Sindaca: "A William Graziosi, che con il suo prezioso lavoro ha contribuito a creare le condizioni per superare il momento difficile e avviare il piano di rilancio del Teatro Regio, vanno i più sentiti ringraziamenti di tutto il Consiglio". Così la dott.ssa Appendino congedava il lavoro dell'ex sovrintendente, sostenendo che avesse risanato i conti del teatro.
22 novembre 2019 - Massimo Giovara: "la Città di Torino si adopererà per continuare a sostenere le eccellenze teatrali torinesi e i lavoratori e le lavoratrici del comparto".
Dicembre 2019 – Chiara Appendino: "Stiamo lavorando bene, siamo molto soddisfatti dei risultati. Abbiamo ridotto i costi e siamo stati molto bravi sulla biglietteria, mantenendo sostanzialmente il livello che avevamo messo nel primo anno del piano di sviluppo. Un risultato non facile da raggiungere e lo abbiamo ottenuto".
. ...e poi (priva di fondamento) la recente e, nello stesso tempo, diffamante e autocelebrante dichiarazione:
29 maggio 2020 - Massimo Giovara: “amarezza per un sistema molto attrezzato che resiste cieco e sordo nel mantenimento dei suoi privilegi, passando sopra alle poche persone che hanno provato a cambiarlo”.
Il mondo della lirica a cui apparteniamo vive sulla reputazione e sul prestigio, che in tempi di difficoltà finanziarie andrebbero ulteriormente affermati per evitare che intorno all’istituzione si crei un vuoto di sfiducia da parte di pubblico, artisti, agenti e fornitori.
Purtroppo a questa sottrazione di dignità sembra non ci sia freno, dato che ormai il Teatro Regio è alla ribalta della cronaca non certamente per questioni artistiche: in ultimo l’indagine in atto da parte della magistratura e l’incomprensibile richiesta di commissariamento del Teatro da parte della Sindaca, quasi simultanea all’annuncio dell’indagine in corso.
Vicende che non contribuiscono certamente ad affermare un’immagine positiva di questa istituzione e sicuramente non consentono una campagna efficace di marketing per il botteghino e la ricerca di finanziatori privati.
A tal proposito mi permetto di riportare l'articolo 21 del dl 367 del 29.6.96 "Disposizioni per la trasformazione degli enti che operano nel settore musicale in fondazioni di diritto privato" che determina la nomina di un Commissario:
"L'autorità di Governo competente in materia di spettacolo, anche su proposta del Ministro del tesoro, può disporre lo scioglimento del consiglio di amministrazione della fondazione quando:
a) risultano gravi irregolarità nell'amministrazione, ovvero gravi violazioni delle disposizioni legislative, amministrative o statutarie, che regolano l'attività della fondazione;
b) il conto economico chiude con una perdita superiore al 30 per cento del patrimonio per due esercizi consecutivi, ovvero sono previste perdite del patrimonio di analoga gravità".
Come si evince servono 2 (due) bilanci consecutivi in passivo, situazione che a me non risulta, e quindi ulteriormente incomprensibile.
In tutta questa situazione, che definire “poco chiara” pare quasi una battuta riferita alla dott.ssa Appendino o un eufemismo sull’interpretazione delle leggi in Italia, brilla per assenza l’interlocutore principale che continua a sottrarsi al confronto, la Sindaca, unica responsabile (anche a suo dire) delle scelte che sono state fatte. La quale, nonostante le ripetute richieste e le sue promesse di “appuntamenti cadenzati per valutare assieme come procedono il lavori di messa in funzione del piano di sviluppo” (così disse in Comune di fronte a numerosi ed autorevoli testimoni), non riceve la delegazione sindacale dal 21 giugno 2019.
L’unico risultato certo è che queste nuove e tristi vicende avranno una ricaduta pesante sui Lavoratori del Teatro Regio sia dal punto di vista economico sia da quello occupazionale, perché un Commissario non viene per premiare o per portare soldi, ma con altri scopi, e gli effetti nefasti di queste figure, si sono visti già in altre Fondazioni (Genova e Verona per citare i più noti) e con la sistematica eliminazione dei corpi di ballo da quasi tutti i Teatri Lirici italiani.
Ora urgono delle risposte e delle assunzioni di responsabilità certe (non solo a parole o attraverso slogan da campagna elettorale). Qualcuno ce le vorrà dare e qualcun altro se le vorrà realmente prendere? Nella speranza che questo mio scritto sia stato utile, porgo i miei più cordiali saluti e ringrazio per l’attenzione.
Desidero specificare, a scanso di equivoci, che scrivo a titolo personale, in qualità di libero cittadino che ha fatto parte del Teatro Regio dal 1977 al 31 dicembre 2017 in qualità di prof. d’orchestra (2° violoncello) e come rappresentante sindacale della SLC CGIL, quasi ininterrottamente dal periodo della sovrintendenza Tessore sino alla data del mo pensionamento.
Le citazioni ed i dati che riporto sono estratti da articoli dei quotidiani e di documenti forniti dalla Direzione del Personale del Teatro Regio e quindi facilmente verificabili.
Massimo Giovara |
Prima domanda che mi sorge spontanea: “ma questo signore, dov’era tra il 1998 ed il 2017 per essersi perso quasi vent’anni di sviluppo e crescita artistica del Teatro Regio di Torino...?”.
Non importa, avrà avuto sicuramente di meglio da fare e poi, un attimo di distrazione, lo si perdona a chiunque. Comunque, giusto per rimediare a questa distrazione, di cui non è stato l’unico protagonista, fornisco volentieri alcune notizie a tutti coloro che in questo difficile periodo di pandemia sono stati colpiti invece da gravi crisi di amnesia.
Il nostro Teatro negli ultimi due decenni e soprattutto negli anni più recenti, aveva saputo conquistare un pubblico devoto e affezionato, rendendo un grande servizio di carattere culturale in primis alla Città di Torino e più in generale agli appassionati di opera e di musica di ogni provenienza. Tra le altre cose vi erano state delle iniziative volte all’inclusione delle fasce più deboli della società nella fruizione della bellezza della musica e del teatro, considerata non come bene elitario, ma come autentico patrimonio di tutti i cittadini. Naturalmente tale percorso virtuoso non è stato gratuito, poiché ha comportato uno sforzo eccezionale in direzione della qualità da parte di tutti, con un impegno di lavoro che non si era mai visto prima. Siccome poi l’unica possibilità di sopravvivenza per una grande realtà musicale in un mondo aperto come quello attuale è la visibilità internazionale, capace peraltro di attrarre risorse da parte degli sponsor, il Teatro Regio negli ultimi anni (tra il 2008 ed il 2017) ha coraggiosamente scelto di proporsi sulle scene mondiali attraverso numerose e acclamate tournée.
• In Giappone nel 2010 la Traviata del Regio (Bunka Kaikan) venne giudicata dall’associazione nazionale della critica musicale come il miglior spettacolo lirico dell’anno (davanti alla Staatsoper Wien),
• Stessa sorte per il Guglielmo Tell a New York (Carnegie Hall) nel 2014 secondo il New York Times.
• Nel 2011 Vespri siciliani, che ha inaugurato le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è entrato nella classifica dei Top Ten Musical Events compilata dalla prestigiosa rivista “Musical America”.
• Nel 2017 il Regio venne scelto come teatro in residence del Festival di Edimburgo e il Macbeth da noi messo in scena vinse il premio di miglior produzione del festival.
• Ultimo (e si spera non definitivo) il premio Abbiati ricevuto quest’anno per la produzione “Agnese”, grazie alla fantasia e alla lungimiranza del M° Galoppini.
• Numerosissimi poi i riconoscimenti per le registrazioni con le principali etichette del mondo, Deutsche Grammophon, Decca, Chandos, Fonè, ecc... Questo è stato il risultato del lavoro di tutti, dell’Orchestra, del Coro, del Settore Tecnico e di quello Amministrativo.
Allora ci si chiede: come è possibile che a fronte di questi e altri dati ancora (non stiamo parlando di opinioni) si possa negare la reputazione che con tanta fatica ci siamo meritati? È possibile che una istituzione come la nostra non venga trattata, dall’attuale amministrazione comunale, come un bene di tutta la Città, a prescindere dalle proprie logiche di partito anziché negarne i traguardi qualitativi raggiunti e sbeffeggiarla in modo non degno, dimostrando peraltro di non conoscere (o non voler conoscere) il nostro operato? Oltretutto il nostro lavoro nel mondo è stato capace di dare lustro e visibilità alla Città di Torino, dovrebbe essere un orgoglio comune... Ma vi immaginate se a Milano qualcuno avesse mai osato parlare della Scala con quei toni?
Come è possibile che un anno fa esatto Sindaca, Assessora e Presidente della commissione Cultura rilasciassero queste dichiarazioni ai giornali, che riporto per dovere di cronaca e in nome della coerenza di pensiero, e oggi si annunci tout-court un indispensabile commissariamento?:
Francesca Leon |
17 giugno 2019 - Massimo Giovara: “il Regio deve diventare un’eccellenza come Santa Cecilia a Roma e la Scala a Milano”.
20 giugno 2019 - Francesca Leon: "Il piano di sviluppo quinquennale 2019-2023 sta seguendo la strada giusta".
Luglio 2019 - La Sindaca: "A William Graziosi, che con il suo prezioso lavoro ha contribuito a creare le condizioni per superare il momento difficile e avviare il piano di rilancio del Teatro Regio, vanno i più sentiti ringraziamenti di tutto il Consiglio". Così la dott.ssa Appendino congedava il lavoro dell'ex sovrintendente, sostenendo che avesse risanato i conti del teatro.
22 novembre 2019 - Massimo Giovara: "la Città di Torino si adopererà per continuare a sostenere le eccellenze teatrali torinesi e i lavoratori e le lavoratrici del comparto".
Dicembre 2019 – Chiara Appendino: "Stiamo lavorando bene, siamo molto soddisfatti dei risultati. Abbiamo ridotto i costi e siamo stati molto bravi sulla biglietteria, mantenendo sostanzialmente il livello che avevamo messo nel primo anno del piano di sviluppo. Un risultato non facile da raggiungere e lo abbiamo ottenuto".
. ...e poi (priva di fondamento) la recente e, nello stesso tempo, diffamante e autocelebrante dichiarazione:
29 maggio 2020 - Massimo Giovara: “amarezza per un sistema molto attrezzato che resiste cieco e sordo nel mantenimento dei suoi privilegi, passando sopra alle poche persone che hanno provato a cambiarlo”.
Il mondo della lirica a cui apparteniamo vive sulla reputazione e sul prestigio, che in tempi di difficoltà finanziarie andrebbero ulteriormente affermati per evitare che intorno all’istituzione si crei un vuoto di sfiducia da parte di pubblico, artisti, agenti e fornitori.
Purtroppo a questa sottrazione di dignità sembra non ci sia freno, dato che ormai il Teatro Regio è alla ribalta della cronaca non certamente per questioni artistiche: in ultimo l’indagine in atto da parte della magistratura e l’incomprensibile richiesta di commissariamento del Teatro da parte della Sindaca, quasi simultanea all’annuncio dell’indagine in corso.
Vicende che non contribuiscono certamente ad affermare un’immagine positiva di questa istituzione e sicuramente non consentono una campagna efficace di marketing per il botteghino e la ricerca di finanziatori privati.
A tal proposito mi permetto di riportare l'articolo 21 del dl 367 del 29.6.96 "Disposizioni per la trasformazione degli enti che operano nel settore musicale in fondazioni di diritto privato" che determina la nomina di un Commissario:
"L'autorità di Governo competente in materia di spettacolo, anche su proposta del Ministro del tesoro, può disporre lo scioglimento del consiglio di amministrazione della fondazione quando:
a) risultano gravi irregolarità nell'amministrazione, ovvero gravi violazioni delle disposizioni legislative, amministrative o statutarie, che regolano l'attività della fondazione;
b) il conto economico chiude con una perdita superiore al 30 per cento del patrimonio per due esercizi consecutivi, ovvero sono previste perdite del patrimonio di analoga gravità".
Come si evince servono 2 (due) bilanci consecutivi in passivo, situazione che a me non risulta, e quindi ulteriormente incomprensibile.
In tutta questa situazione, che definire “poco chiara” pare quasi una battuta riferita alla dott.ssa Appendino o un eufemismo sull’interpretazione delle leggi in Italia, brilla per assenza l’interlocutore principale che continua a sottrarsi al confronto, la Sindaca, unica responsabile (anche a suo dire) delle scelte che sono state fatte. La quale, nonostante le ripetute richieste e le sue promesse di “appuntamenti cadenzati per valutare assieme come procedono il lavori di messa in funzione del piano di sviluppo” (così disse in Comune di fronte a numerosi ed autorevoli testimoni), non riceve la delegazione sindacale dal 21 giugno 2019.
L’unico risultato certo è che queste nuove e tristi vicende avranno una ricaduta pesante sui Lavoratori del Teatro Regio sia dal punto di vista economico sia da quello occupazionale, perché un Commissario non viene per premiare o per portare soldi, ma con altri scopi, e gli effetti nefasti di queste figure, si sono visti già in altre Fondazioni (Genova e Verona per citare i più noti) e con la sistematica eliminazione dei corpi di ballo da quasi tutti i Teatri Lirici italiani.
Ora urgono delle risposte e delle assunzioni di responsabilità certe (non solo a parole o attraverso slogan da campagna elettorale). Qualcuno ce le vorrà dare e qualcun altro se le vorrà realmente prendere? Nella speranza che questo mio scritto sia stato utile, porgo i miei più cordiali saluti e ringrazio per l’attenzione.
Prof. Giulio Arpinati
Leggo l'articolo di Arpinati e mi viene da piangere. Ricordo bene "la Barcaccia" nei giorni seguenti ai Vespri Siciliani del 2011. Il cantante russo star mondiale che dice "il Regio è il miglior teatro del Mondo" per la qualità del lavoro sviluppato. Il critico (Gualerzi mi pare) spiega come al Regio si decide la direzione dove andare e ci si va come una armata macedone.
RispondiEliminaTutto questo dissipato in pochi mesi da persone incompetenti che non amano le cose che governano. Mi spiace ma abbiamo bisogno di saggi e competenti al governo (l'onestà è un prerequisito e non la cito nemmeno). La laurea alla Bocconi non basta. Far tornare algebricamente il conto economico con tagli e commissariamenti è puerile. E' capace anche il mio fratellino di 6 anni.