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LA SAI L'ULTIMA? DUNQUE, CI SONO DUE CANTANTI, UNO STAFFISTA E UN ASSESSORE AI TAVOLI...

Al grande banchetto nel villaggio di Asterix, tra un cinghiale e l'altro decidono chi sarà il nuovo bardo del Teatrix Regix
Avrete forse notato che non mi appassiono alla mesta sfilata in procura dei vari personaggetti coinvolti a vario titolo nella deprimente umiliazione del Regio. Per due motivi: intanto perché lo spettacolo m'intristisce; e poi le "rivelazioni" che leggo distrattamente sui giornali sono in realtà storia vecchia, per me e per qualsiasi persona di buon senso che si sia minimamente interessata alla tenebrosa vicenda.
Talora, però, mi cade l'occhio su resoconti che riescono a suscitarmi una scompiscevole ilarità. Esempio recentissimo, le dichiarazioni, riportate dai quotidiani l'altro ieri, di una Francesca Leon uscita fresca fresca da un simpatico incontro di quattro ore con gli inquirenti.
Primo passaggio degno di Woodhouse: la ricostruzione leonesca di una cenetta intima a casa di Chiarabella con la stessa Leon, il suo staffista (pudìco anglismo equivalente all'italianissimo portaborse) Limone, i cantanti Guenno e Dilengite
Durante quella cena, sostiene Leon, gli attovagliati decisero le sorti del Regio, giubilando la candidatura di Del Monaco (decisione a mio avviso saggissima, visti i precedenti del candidato) a favore di Graziosi (decisione a mio avviso perniciossima, visti i precedenti del candidato). 
Ora, trovo straordinario che le sorti del nostro teatro più prestigioso vengano decise con l'attiva partecipazione di un portaborse, un corista e un baritono; e che il tutto si svolga nell'intimità della casa del sindaco. Altro che "palazzo trasparente". Fa venire in mente il patto della crostata.
Ma l'acme del divertimento sta nelle parole della Leon quando dichiara che la scelta di escludere Del Monaco e imbarcare Graziosi "non fu una decisione esclusivamente tecnica. La scelta non spettava a me". Beh, certo, non spettava a lei. Semmai poteva aver voce in capitolo un assessore alla Cultura. Non un assessore ai Tavoli. Ma neppure un portaborse, un corista o un baritono di modesta fortuna. Quindi, che cazzo ci stavano a fare Leon, Limone, Guenno e Dilengite quella sera a casa Chiarabella? Una partita a scala quaranta? Un rave?
Escluderei l'ipotesi del rave, non ci hanno il physique du rôle. Quindi, delle due una. O giocavano a scala quaranta, e allora quando si gioca non si parla, men che meno del sovrintendente del Regio. Oppure hanno deciso chi sarebbe stato il sovrintendente del Regio, e da ciò discende che il nome del sovrintende del Regio è stato deciso da personaggi non abilitati a tali scelte.
Ma aspettate, perché adesso arriva un gran finale che neppure Woody Allen e Checco Zalone, unendo le forze, potrebbero escogitare. A proposito dell'ostinata permanenza di Guenno su una poltrona dirigenziale al Regio, Leon dichiara: "Sono molto stupita, Abbiamo richiesto una consulenza giuridica per capire se e quali provvedimenti è possibile adottare".
Avete capito? Lei è stupita. 
No, cara, quello stupito sono io. Voi avete combinato il casino, voi avete consentito che al Regio accadessero certe cose, e adesso voi non avete il diritto di stupirvi. Avete solo il dovere di rimediare al malestro. E astenervi dal combinarne altri. Anche se ciò, lo ammetto, è pretendere troppo. Combinare casini è nella vostra natura.
Aggiungo, come gag conclusiva, che l'assessore ai Tavoli, fedele alla linea, ribadisce con pervicacia, anche al cospetto della maestà della legge, la tesi chiarabellesca secondo cui fu per "coincidenza" se la decisione di commissariare il Regio (non urgente e forse neppure necessaria) venne annunciata all'indomani delle perquisizioni giudiziarie che hanno scoperchiato il calderone del Regio di Graziosi. Certo, e come no? Fu una coincidenza. E i bambini li porta la cicogna.

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