MOSTRE A PICCO NEL 2019, POI E' ARRIVATO IL VIRUS: UN RAPPORTO SULLA CULTURA CHE PARE UN BOLLETTINO DI GUERRA
"EasyRider", a cura di Luca Beatrice, alla Venaria è stata la mostra più vista nel 2019: oltre 103 mila visitatori dal 18 luglio 2018 al 5 maggio 2019 |
Mostre per pochi
Premetto che ho usato, per questo post, un titolo "gridato", e come tale traditore: tanto va di moda così, stavolta l'ho fatto pure io. Così provo l'ebbrezza della cialtroneria. Ci cascheranno i fessi da internet che guardano il titolo e non leggono il pezzo. Bello, percularli.
Seriamente. Le presenze nei musei sono lievemente cresciute (+1,5% rispetto al 2018) e quanto alle mostre non va peggio rispetto al recente passato, questo no: ma c'è poco da rallegrarsi. La mostra più visitata nel 2019, con 103.370 presenze, è Easy Rider alla Venaria, che si piazza all'ottavo posto nella classifica nazionale (ma con una media di visitatori per giorno bassina, 355, rispetto a quelle che la precedono): il fascino della motocicletta non tradisce mai. E va detto - onore al merito - che nel 2018 nessuna mostra torinese era entrata nella top ten italiana.
Segue, sempre alla Venaria, "Ercole e il suo mito", undicesima con 102.527, anch'essa favorita dalla lunga durata mentre la media giornaliera delle presenze resta scarsa: 268. Idem per l'Art Nouveau, ancora alla Venaria, dodicesima (102.340, media 360), mentre finalmente al tredicesimo posto si piazza la Gam con i suoi Macchiaioli da 101.684 visitatori e una discreta media giornaliera di 782.
A scendere, ancora le mostre della Venaria, con Piffetti quattordicesimo, Erwitt ventesimo, LaChapelle ventunesimo, sempre con medie giornaliere modeste, a riprova che è la durata dell'esposizione, oltre che la sede alla Reggia che garantisce un afflusso di pubblico potenziale di per sé importante, a produrre presenze accettabili per le mostre (comunque siamo ormai nell'ordine dei 60/70 mila visitatori totali).
E finalmente, fuori dalla classifica nazionale, con le 63.623 presenze per "Leggere" di Steve McCurry (il solito salva-incassi...) ricompare la Fondazione Torino Musei con Palazzo Madama, tallonato dai Musei Reali con Leonardo (62.254) e Van Dyck (62.126). Esito quest'ultimo piuttosto amaro per una mostra che meritava maggior fortuna.
Vi risparmio il resto della dolorosa discesa verso quota 50 mila, e ancora ancor più giù, fino ai 42.390 di De Chirico alla Gam e ai 31.615 di "Dalla terra alla luna" a Palazzo Madama, mostra quest'ultima (in ogni senso) che, per uno strano scherzo della classifica, era curata da Luca Beatrice, responsabile anche della capolista Easy Rider (insieme con Stefano Fassone). L'alfa e l'omega, insomma.
Volete che riattacchi il pianto greco sulle mostre blockbuster di una volta? Quelle che se non superavano i duecentomila visitatori pareva una brutta cosa? Ma neanche per sogno. A Torino abbiamo deciso che va bene così. Contenti noi, contenti tutti.
La cultura nel lockdown: persi 100 milioni
Veniamo ai problemi di oggi. Io ho seguito on line la presentazione del Rapporto, e me lo sono pure letto: ma francamente non ci ho trovato nulla che non si sapesse già, e che non fosse nella logica delle cose. Certo, i dati sono brutti, benché previsti e prevedibili. A partire dalla stima di 50 milioni perduti da cinema, musei e spettacoli dal vivo per i mancati incassi, e un danno totale attorno ai cento milioni (prudenzialmente calcolati) per l'intero settore-cultura. Impressiona, anche in chiave futura, il risultato dei cinema e dei musei piemontesi a giugno, quindi dopo la riapertura: i musei aperti (solo 32 sui 53 considerati dalla ricerca) hanno racimolato, il mese scorso, 58 mila visitatori in tutto, mentre l'anno scorso le presenze nei musei della regione avevano superato quota 350 mila. Non parliamo dei cinema: gli 8 che hanno osato riprendere l'attività hanno staccato in totale 1754 biglietti. Fatevi conto che a giugno del 2019 i 55 cinema piemontesi avevano avuto 316 mila spettatori. Comunque non è una sorpresa: oltretutto, che ci va a fare lo spettatore al cinema, se non ci sono film nuovi? Il guaio vero sarà se il pubblico, pasciuto a dosi massive di Netflix durante il lockdown, dimenticherà definitivamente l'esistenza delle sale.
Comunque una piccola riflessione sul dopo-covid il Rapporto me l'ha suggerita: ma dal Corriere mi hanno chiesto di scrivergli un pezzo sulla faccenda, e dunque vi toccherà - casomai vi interessasse - leggerla a questo link.
Se invece vi interessa leggere il Rapporto, lo trovate a questo link, mentre qui c'è il video completo della presentazione al Carignano. Guardate magari la seconda parte, con le tavole rotonde: il volume è molto basso, ma un paio di interventi sono piuttosto azzeccati.
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