Passata è la tempesta, odo augelli far festa.
Con la speranza di poter riaprire il 26 aprile, colori permettendo, nel mondo dello spettacolo dal vivo è tornata un'aria frizzantina da "Quiete dopo la tempesta" che descrivo diffusamente nell'articolo di stamattina sul Corriere. Se e quanto torneremo in zona gialla, anche il Regio ripartirà a pieno regime: c'è "Traviata" già bell'e pronta, che aspetta soltanto di andare in scena. Nel frattempo l'iperattiva commissaria Rosanna Purchia continua il repulisti iniziato con il licenziamento in tronco di Francesca Orazi, il capo del personale che Graziosi aveva importato dalle Marche, e con il prego-si-accomodi a Roberto Guenno, il corista che dagli uffici dirigenziali a cinque stelle se n'è tornato al posto suo nel coro.
Per sostituire Cascio la Purchia ha convocato un suo fedelissimo, un certo Francesco Andolfi già al suo fianco come segretario artistico quando la commissaria era sovrintendente del San Carlo di Napoli. Vedremo, non mancherà occasione di verificare quanto vale. Al momento non posso che segnalare un curioso intreccio di vite e teatri. Andolfi (come risulta dal suo curriculum) nel 2012 diventa "Responsabile dei servizi musicali e dell’attuazione del programma di attività annuale" del Teatro alla Scala di Milano, sotto la sovrintendenza di Stéphane Lissner: dopo circa sei mesi, però, se ne torna al San Carlo con il ruolo di segretario artistico. Seconda puntata: un anno fa, aprile 2020, Lissner diventa sovrintendente del San Carlo (succedendo proprio alla Purchia) e assegna ad Andolfi la direzione dell'organizzazione della produzione. Dopo appena un anno, Andolfi è in arrivo al Regio (ma al momento sul sito del San Carlo risulta ancora nello staff di quel teatro): di sicuro, trattasi di uno spirito nomade.
Intanto, l'altro giorno la commissaria ha portato a casa il via libera della Corte dei Conti al nuovo (e innovativo) contratto integrativo che lei considera la pietra portante per un Regio risanato. La Corte ha "certificato l’attendibilità della quantificazione dei costi relativi al contratto" e la loro compatibilità con gli strumenti di programmazione e bilancio della fondazione. In particolare, la Corte "ha esaminato l’entità e l’affidabilità delle voci di entrata esposte, sottolineando la qualità dei risultati gestionali attesi e rimarcando che risultano altrettanto essenziali sia l’acquisizione delle contribuzioni pubbliche e private, sia il conseguimento dei risultati previsti nella vendita di abbonamenti e biglietti", nonché "i prospetti analitici di calcolo relativi agli istituti contrattuali integrativi, con particolare attenzione per l’indennità di flessibilità operativa e il premio di risultato, nell’ambito di una verifica complessiva di tutte le voci di costo afferenti il personale in servizio e che la fondazione prevede di utilizzare nel triennio 2021-2023, constatando il netto miglioramento rispetto al precedente contratto integrativo". Un viatico niente male in vista del procedimento di approvazione del piano di risanamento da parte di MiBact e Mef, presupposto fondamentale per ottenere il prestito statale (fino a 20 milioni) dell’ex Legge Bray che consentirebbe al Regio di estinguere buona parte dei debiti pregressi.
Fuori Cascio, dentro Andolfi
Ora è toccato a Paolo Cascio, il musicologo che Graziosi aveva spostato dall'ufficio stampa all'ufficio di presidenza, e che in seguito era salito al ruolo di segretario artistico vincendo un concorso che vedeva nella commissione esaminatrice la succitata Orazi, il sovrintendente dell'epoca Schwarz e la direttrice del teatro Coccia di Novara Camilla Baroni. La sua nomina all'epoca non aveva suscitato critiche, Cascio era considerato competente e adatto al ruolo, ma sarebbero emerse alcune questioni burocratiche legate al suo contratto, rinnovato lo scorso anno pochi mesi prima del commissariamento (come pure quello della Orazi).
Francesco Andolfi |
La Corte dei Conti ha detto sì
Intanto, l'altro giorno la commissaria ha portato a casa il via libera della Corte dei Conti al nuovo (e innovativo) contratto integrativo che lei considera la pietra portante per un Regio risanato. La Corte ha "certificato l’attendibilità della quantificazione dei costi relativi al contratto" e la loro compatibilità con gli strumenti di programmazione e bilancio della fondazione. In particolare, la Corte "ha esaminato l’entità e l’affidabilità delle voci di entrata esposte, sottolineando la qualità dei risultati gestionali attesi e rimarcando che risultano altrettanto essenziali sia l’acquisizione delle contribuzioni pubbliche e private, sia il conseguimento dei risultati previsti nella vendita di abbonamenti e biglietti", nonché "i prospetti analitici di calcolo relativi agli istituti contrattuali integrativi, con particolare attenzione per l’indennità di flessibilità operativa e il premio di risultato, nell’ambito di una verifica complessiva di tutte le voci di costo afferenti il personale in servizio e che la fondazione prevede di utilizzare nel triennio 2021-2023, constatando il netto miglioramento rispetto al precedente contratto integrativo". Un viatico niente male in vista del procedimento di approvazione del piano di risanamento da parte di MiBact e Mef, presupposto fondamentale per ottenere il prestito statale (fino a 20 milioni) dell’ex Legge Bray che consentirebbe al Regio di estinguere buona parte dei debiti pregressi.
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