Nell'articolo di oggi sul Corriere (questo il link) analizzo l'uso improprio delle Fondazioni culturali da parte del Comune. L'amministrazione civica sembra infatti considerare il Regio, il Tst, il Trg, il Tpe, il Polo del 900, semplici "enti strumentali" di sua esclusiva proprietà (una fanfaronata giuridica che trascura del tutto l'esistenza di altri soci quali la Regione e le fondazioni bancarie) da piegare ai propri scopi e politiche alquanto discutibili, fottendosene delle funzioni istituzionali previste dagli Statuti.
Tale perversa tendenza è evidente in tre mozioni presentate negli anni da consiglieri del M5S e approvate in Sala Rossa. Per vostra comodità ve le linko. Si tratta della mozione "Teatro Regio" del 2017 (che avevo largamente discusso a suo tempo), e delle più recenti "Enti culturali" e "Spazi pubblici per la cultura" entrambe del 2020.
La prima delle tre mozioni, che vagheggiava una "rivoluzione" del Regio, era stata presentata dal consigliere Giovara, ma scritta con il fondamentale contributo di due "esperti" del calibro di Roberto Guenno e Pierluigi Dilengite; e in effetti aveva innescato il travolgente rivolgimento del Regio oggi al centro di un'inchiesta penale che vede giustappunto Guenno fra gli indagati.
Per fortuna le altre due mozioni difficilmente potranno far danno nei pochi mesi di regno che restano all'attuale amministrazione. Ma poiché al peggio non c'è limite e una volta toccato il fondo a Torino si comincia a scavare, è possibilissimo che i prossimi barbapapà - quali che siano - proseguano con rinnovato entusiasmo la nobile impresa di devastare ciò che resta delle nostre (un tempo) eccellenze culturali.
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