Questa mattina, 31 marzo, la Procura di Torino ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per l'ex sovrintendente del Regio William Graziosi, accusato di corruzione, concussione e turbativa d’asta. Con lui, affronteranno l'udienza preliminare anche il corista Roberto Guenno, l’agente Alessandro Ariosi, il manager esperto di marketing Andrea Paolo Maulini e la consulente Priscilla Alessandrini.
Non sto a ricicciarvi l'intera pantomima: qui e qui trovate alcune suggestive ricostruzioni del bel tempo andato. Poi, s'intende, siamo tutti garantisti. Graziosi non ha mai smesso di proclamarsi innocente, e vittima di una sistematica campagna denigratoria. E soltanto i giudici potranno accertare le responsabilità giudiziarie.
Quelle politiche, invece, sono ampiamente accertate: Chiara Appendino, in arte Chiarabella, nel doppio ruolo di sindaco di Torino e di presidente del Regio, ha operato o consentito che altri operassero interventi impropri e azioni sconsiderate, facendo carne di porco dell'onorabilità del Regio e di Torino. Con quali motivazioni e quali obiettivi - se, come sostengono lorsignori, per rivoluzionare, risanare e rendere migliore il Teatro; o se, come certi fatti inducono a credere, per bassi interessi privati, politici, egemonici - questo solo la giustizia penale potrà dirlo. Sta di fatto che il Teatro Regio aveva un presidente, Chiara Appendino in arte Chiarabella; e dovere morale e giuridico del presidente è tutelare, difendere, essere sentinella e garante dell'istituzione che gli è stata affidata. Non certo devastarla o consentire che venga devastata.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Con l'aggravante della furbesca exit strategy da Chiara spesso usata in gran difficoltà: buttarla nel culo degli altri per salvarsi il proprio.
Affidereste la vostra famiglia, la vostra casa, il vostro patrimonio, o anche soltanto il vostro pollaio, a un simile "garante"?
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