Passa ai contenuti principali

CINEMAMBIENTE, TIME FOR CHANGE: CAPIZZI PER 3 ANNI, E POI?

Gaetano Capizzi (a destra) con lo sponsor Re Rebaudengo di Asja ieri durante la presentazione di CinemAmbiente

A proposito dell'importanza sociale di CinemAmbiente non ho nulla da aggiungere a quanto scrivo stamane sul Corriere (https://torino.corriere.it/cultura/21_settembre_23/cinemambiente-ecco-perche-piu-indispensabile-festival-cinematografici-0e38cbbe-1ca7-11ec-89df-eb997219365d.shtml). 
Per nostra infinita e ben meritata malasorte, il festival che da oltre un ventennio ci mette in guardia contro la nostra autolesionistica stupidità, oggi ci dice che il disastro non è più dietro l'angolo; ce l'abbiamo davanti, ci siamo dentro fino al collo, non possiamo scansarlo ma, nella migliore delle ipotesi e se ci diamo da fare senza indugi, forse siamo ancora in tempo per attenuarne in qualche misura le conseguenza più catastrofiche.
Purtroppo sul lungo periodo a me restano pochi margini di manovra: personalmente austero, consumo il minimo, riciclo quanto posso, e comunque l'età di autorizza a sperare che sfuggirò all'apocalisse per anticipato abbandono del terreno di gioco. Dunque mi concedo il lusso di continuare ad occuparmi di disastri minori. Così, terminata la presentazione del festival, ieri al Massimo, ho acchiappato il direttore di CinemAmbiente Gaetano Capizzi e i capi del Museo del Cinema Enzo Ghigo e Mimmo De Gaetano e li ho pregati di chiarirmi una volta per tutte l'arcano dilemma: poiché dallo scorso anno il Museo è diventato proprietario e organizzatore unico del festival, lasciando a Capizzi la direzione ("con la massima autonomia artistica", ci mancherebbe!), Capizzi potrà mantenere la direzione a vita, o quantomeno finché lo vorrà, o devo aspettarmi che presto o tardi (più presto che tardi) si ripeta con CinemAmbiente la disdicevole e dolorosa pantomima che ha portato all'estromissione di Giovanni Minerba prima dalla direzione e quindi dalla consulenza con l'ex Cinema Gay, oggi Lovers?
Alla domanda, Capizzi si sottrae diplomaticamente (non è la prima volta che sta sulla graticola) mentre De Gaetano risponde che l'accordo prevede per Capizzi cinque anni di direzione ("e questo è il secondo, quindi ne restano ancora tre", precisa il matematico presidente Ghigo). Però, aggiunge De Gaetano, "dopo potrebbe anche essere riconfermato, nulla lo vieta". Comunque, prosegue De Gaetano, "con Capizzi prepareremo una transizione...".
Insomma, traduco mentalmente io, adesso Capizzi ci ha addosso la data di scadenza, come le mozzarelle. D'altronde lui non sembra farsene un cruccio: "Voglio andare in pensione...", mi dice tra il serio e il faceto. E ci sta pure: ogni uomo merita la pensione, e la pensione è un eccellente modo di vivere, lo so per esperienza.

I miei timori quindi non riguardano i destini personali di Capizzi, bensì quelli di CinemAmbiente. Intanto perché si tratta di un festival atipico, il cui direttore non può essere uno qualunque: Capizzi è cresciuto con il suo festival, e mentre CinemAmbiente conquistava, edizione dopo edizione, peso e credibilità internazionali, lo stesso accadeva al suo direttore. Capizzi in quasi un quarto di secolo ha intessuto una rete di relazioni e competenze non facilmente replicabili, né trasmissibili.
Detto in parole crude ma chiare: i cretini fanno danni ovunque, ma un cretino alla direzione di CinemAmbiente sarebbe per il festival un cataclisma equiparabile - toute proportion gardée - a quello climatico per il Pianeta.
E qui scatta la mia seconda - ma principale - preoccupazione. Non ho motivo di dubitare della volontà positiva degli attuali vertici del Museo del Cinema di preparare una degna successione a Capizzi, quando e se arriverà il momento. Ma numerosi precedenti mi dicono che direttori e presidenti dei musei passano, mentre ai politici, anche quando cambiano le facce e i colori, non passano mai le genetiche voglie spartitorie: di conseguenza restano altissime le probabilità di ritrovare un fedele cretino piazzato su una poltrona che conta. Anche se delicata, anche se preziosa, anche se impegnativa. E lo ripeto: proprio per la specificità e la complessità della materia, le competenze e la credibilità di un direttore di CinemAmbiente non si improvvisano. E' un ruolo complicato anche per chi possiede le migliori qualità. Figurarsi per un fedele cretino.
Quindi - valutate la pervicacia della politica a nominare qua e là fedeli cretini, e l'abbondanza di fedeli cretini disponibili in ogni ambiente - mantengo, nonostante le attuali rassicurazioni, una discreta preoccupazione sull'eventuale futuro di un CinemAmbiente senza Capizzi.

Il festival in sintesi

Come ormai d'abitudine, per ogni info su CinemAmbiente vi rimando al sito, oltre a riportare qui di seguito l'agile ma esaustiva sintesi fornita dall'ufficio stampa.

Il 24° Festival CinemAmbiente si svolge sia in presenza a Torino, dall’1 al 6 ottobre al Cinema Massimo, sia online. A partire dal giorno successivo alla proiezione in sala, i film saranno disponibili, fino al 13 ottobre, sulla piattaforma OpenDDB, che avrà una capienza di 500 accessi per ciascun titolo.

Accompagnata dal claim “Time for Change – che focalizza l’attenzione sulla necessità improcrastinabile di avviare una transizione ecologica in grado di contenere ulteriori effetti devastanti dei cambiamenti climatici – l’edizione 2021 presenta 89 film, in arrivo da oltre 30 Paesi.

Due le sezioni competitive. Il Concorso documentari presenta 10 film selezionati tra la migliore e la più recente produzione internazionale di cinema ambientale. Tra questi, il film inaugurale, Animal, del regista francese Cyril Dion, che a cinque anni dal successo di Demain, allarga lo sguardo dai cambiamenti climatici all’emergenza del collasso della biodiversità, e The Ants & the Grasshopper, firmato dal pluripremiato regista inglese Zak Piper e da Raj Patel, l’autore di I padroni del cibo, economista e scrittore tra i massimi studiosi della crisi alimentare mondiale. Il Concorso cortometraggi vede 20 titoli in gara, provenienti da quattro continenti, specchio di un cinema “breve” in costante crescita e diffusione in ogni parte del mondo come strumento di immediata denuncia e rappresentazione delle emergenze ambientali del territorio.

Tra le sezioni non competitive, Made in Italy, un’ampia vetrina di 40 film riservata alla più recente produzione nazionale di cinema ambientale, in grande crescita negli ultimi due anni nonostante le limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria: un viaggio, geografico e umano, tra le emergenze del nostro Paese, le sue bellezze (spesso sfigurate), le esperienze di chi ha trovato una propria via verso la transizione.

Nella sezione non competitiva Panorama internazionale, una selezione di 16 film, tra corti, medi e lungometraggi non inediti in Italia, ma ritenuti, per la qualità della realizzazione o l’incisività dei temi trattati, meritevoli di un’ulteriore circuitazione. Tra i titoli proposti, per lo più di recentissima produzione, anche un classico da riscoprire, Serengeti non morirà, premio Oscar nel 1960, e il documentario presentato nella serata di chiusura del Festival, Legacy, il nuovo film-testamento di Yann Arthus-Bertrand, l’autore francese tra i massimi esponenti mondiali della fotografia e del cinema ambientali, a cui quest’anno il Festival assegna il premio alla carriera Movies Save the Planet.

Molti gli appuntamenti collaterali alle proiezioni. Tra gli Ecoeventi di quest’edizione: incontripresentazioni di libri e di progetti, “conversazioni sul mondo che verrà” con scrittori ed esperti, iniziative alla Mole Antonelliana (visioni in VR, una mostra fotografica dedicata a “Il Quinto elemento”) e due panel: uno dedicato a “Il cinema ambientale oggi”, in cui registi e studiosi discuteranno della trasformazione di un settore in crescita accelerata, e  l'altro a “Un festival più verde”– organizzato in collaborazione con AFIC — in cui direttori di festival e rappresentanti di enti e istituti di ricerca si confronteranno sul progetto finalizzato all’elaborazione di un protocollo green per la riduzione dell’impatto ambientale delle manifestazioni culturali.

L’ingresso e l’accesso a tutti gli eventi del Festival sono gratuiti. Le proiezioni al Cinema Massimo e online su OpenDDB sono a prenotazione obbligatoria, che si può effettuare sul sito www.cinemambiente.it. La prenotazione in sala è consentita per max 2 persone. L’ingresso alle proiezioni e agli eventi del Festival sarà consentito solo dietro presentazione del Green pass.

 

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la