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BRAVO, EH?, NIENTE DA DIRE: MA ADESSO STEVE MACCURRY ANCHE BASTA

"India" di McCurry a Stupinigi
Steve McCurry sta alle mostre come le ballerine all'avanspettacolo. Nei teatrini dell'avanspettacolo, quando il comico non faceva ridere e sul palco cominciavano a piovere pomodori marci e gatti morti, l'impresario mandava in scena le ballerine con le cosce al vento, tutti applaudivano e l'incasso era salvo.
Per la politica museale torinese, Steve McCurry è la ballerina da mettere in mostra quando tutte le altre mostre non funzionano. Perché Steve McCurry "fa pubblico". Un pubblico che, nella più parte, conosce Steve McCurry come "quello della ragazza afgana", icona globale che il XXI secolo ha ereditato dal XX (la foto fu pubblicata per la prima volta sulla copertina di giugno 1985 del "National Geographic"). Dunque, a prescindere dall'indiscussa qualità del lavoro di McCurry, il nome attrae il grande pubblico in quanto "nome", con un riferimento pop riconoscibile da chiunque. E questa è tanta manna dal cielo per le biglietterie.
Ma anche le icone stancano, a lungo andare. Si usurano. 
A Torino (e dintorni) abbiamo avuto tre mostre di Steve McCurry in sei anni: una ogni due anni.
La prima, alla Reggia di Venaria, fece sfracelli: in sei mesi e mezzo, dal 2 aprile al 16 ottobre del 2016, ebbe 170 mila visitatori (circa 26 mila al mese), un record per la Reggia nonché la più vista fra le dieci mostre di Steve McCurry presentate in Italia in quegli anni.
Nel 2019 ci provarono a Palazzo Madama, che aveva un dannato bisogno di rialzare la curva delle presenze: "Leggere" - questo era il titolo - richiamò in quattro mesi, dal 2 aprile al 1° luglio, 63.623 visitatori, e fu la mostra più vista quell'anno a Palazzo Madama, benché la media all'incirca di 15 mila visitatori al mese rimanesse ben al di sotto degli splendori della Venaria.
Quel campanello d'allarme non è stato evidentemente inteso al momento di scegliere una mostra che rilanciasse degnamente la Palazzina di Caccia di Stupinigi. Così oggi non mi stupisce leggere che quella che gli organizzatori definiscono "una affluenza importante" per "Animals" di Steve McCurry a Stupinigi si riduce a 18 mila presenze dall'inaugurazione, lo scorso 27 novembre: fanno novemila al mese. Non c'è dubbio che sul risultato abbia pesantemente e negativamente influito la recrudescenza della pandemia; e si spera che le cose migliorino nel prosieguo (la mostra chiude il 1° maggio). Ma forse è arrivato il momento, per chi ambisce a organizzare fotomostre blockbuster a Torino, di spremersi un po' le meningi e quantomeno cambiare il corpo di ballo: nell'avanspettacolo di una volta le ballerine non erano sempre le stesse, sennò sul palco arrivavano pomodori e gatti morti peggio che per il comico che non faceva ridere.

"Match point" di Martin Parr, in mostra a Camera
Chi con la fotografia ci lavora sempre, con competenza e metodicità, riesce infatti a proporre nomi di grande valore, magari anche non blockbuster ma che assolvono a quella che dovrebbe essere la funzione principale di un'esposizione: aprire gli occhi, offrire nuovi spunti, favorire scoperte. 
A Camera, per dire, funziona così: mentre prosegue fino al 13 febbraio "We 💓Sports" del fotografo inglese Martin Parr, si preannuncia “Capolavori della fotografia moderna 1900-1940. La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York”, mostra del MoMa che Camera presenta per la prima volta in Italia, dal 3 marzo al 26 giugno: è una selezione di oltre 230 opere fotografiche della prima metà del XX secolo di autori americani come Alfred Stieglitz, Edward Steichen, Paul Strand, Walker Evans, Edward Weston, ed europei come Karl Blossfeldt, Brassaï, Henri Cartier-Bresson, André Kertész, August Sander. La collezione Walther dà grande spazio anche al ruolo delle donne nella prima fotografia moderna, con opere di Berenice Abbott, Marianne Breslauer, Claude Cahun, Lore Feininger, Florence Henri, Irene Hoffmann, Lotte Jocobi, Lee Miller, Tina Modotti, Germaine Krull, Lucia Moholy, Leni Riefenstahl, Wanda Wulz. Oltre ai capolavori della fotografia del Bauhaus (László Moholy-Nagy, Iwao Yamawaki), del costruttivismo (El Lissitzky, Aleksandr Rodčenko, Gustav Klutsis), del surrealismo (Man Ray, Maurice Tabard, Raoul Ubac), saranno in mostra anche le sperimentazioni futuriste di Anton Giulio Bragaglia e le composizioni astratte di Luigi Veronesi.
Diciamolo, una buona volta: gente che, a loro, McCurry gli spiccia il bagno.

Commenti

  1. Gentile Gabo, possiamo anche aggiungere quanto non aiuti che, benché muniti di Tessera Musei, si scuciano Euro 12,00 per vedere la mostra di McCurry?

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