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NOTTI IN VANCHIGLIA, LA PROPOSTA DI CASACCI

Max Casacci, musicista e consigliere di circoscrizione
Sono nel settore da abbastanza anni per ricordare tutte le immancabili proteste dei residenti per gli schiamazzi oggi esoticamente noti come "malamovida"; schiamazzi e proteste che si accavallano e si susseguono implacabili e puntuali da decenni, man mano che la vita notturna torinese si sposta di zona in zona, di quartiere in quartiere: prima ai Murazzi, quindi a San Salvario e in piazza Vittorio e infine in Vanchiglia. Per non dire della tignosissima lotta dei residenti contro i concerto di Traffic alla Pellerina (tre sere all'anno...). Personalmente ho rinunciato a occuparmi della questione perché il copione non cambiava mai, fra intolleranze reciproche e reciproche buone ragioni, e tutt'al più il problema si trasferiva da una parte all'altra in città.
Stavolta vengo meno alla mia linea di condotta perché un parsona che stimo, e ritengo competente, ovvero il musicista Max Casacci, oggi presenta su Fb, nelle vesti di consigliere della Corcoscrizione 7, una sua proposta che vale la pena di riportare anche qui sul blog. Ecco ciò che scrive Casacci:

VANCHIGLIA/ROSSINI.
Pace per i residenti delle zone notturne e spazi per i più giovani.
SOLUZIONE IMPOSSIBILE?
UNA PROPOSTA.

Come alcuni di voi sanno, da qualche mese presto servizio in qualità di Consigliere nella Circoscrizione 7 per la lista civica “Torino Domani”. Riunione dopo riunione, commissione dopo commissione imparo a comprendere il funzionamento delle cose e allo stesso tempo provo a misurarmi con problemi a me più evidenti, basandomi su esperienze, intuito, relazioni, e confronti.
Nel mio quartiere: Vanchiglia, per esempio, la radicalizzazione dei disagio di chi abita nelle strade e piazze ad alta frequentazione notturna, sta portando a conseguenze preoccupanti. L’individuazione dei giovani come nemici giurati del cittadino e della pubblica quiete.
Una sconfitta per tutti.
Il problema l’ho toccato con mano frequentando, insieme al consigliere @jashninni le assemblee dei residenti, durante le quali ogni proposta di soluzione che non contenga il tono rabbioso di intervento immediato a suon di : “serrata”, “repressione”,“sgombero istantaneo”, “che vadano altrove”, viene da molti ritenuta inadeguata.
É il frutto di un’esasperazione comprensibile.
In questo clima risulta difficile anche suggerire distinzioni di relazione tra gli esercizi più radicati, quelli che hanno a cuore il rapporto con il quartiere e la cittadinanza, che sono parte dell’identità del borgo e i più recenti locali “brandizzati”, calati in massa dopo avere fiutato profumo di “movida” con smercio di alcol a basso costo e alta quantità presso i più giovani.
Tutto viene ormai ritenuto parte indistinta di un problema cronico da estirpare ricorrendo a interventi delle forze dell’ordine e sentenze della Magistratura.
Delle esigenze di spazi per i ragazzi devastati da due anni di restrizioni, privati di luoghi di aggregazione, concerti, attività di club, con indicatori di disagio ormai fuori scala, sembra interessare poco a tutti.
E parliamo di una generazione che durate l’ultima edizione del Salone del Libro ha fatto registrare il record del più alto numero presenze under-30 di sempre. Non esattamente il ritratto di una gioventù votata al chupito e agli schiamazzi molesti.
Parlavamo di soluzioni.
In questo scenario, insieme a Jasch, ad alcuni vanchigliesi che conoscono le questioni della “notte” e con la supervisione del sempre attento Presidente di Circoscrizione Deri, ci siamo trovati a ragionare sulle vie d’uscita per entrambi i problemi. Perché possono essere risolti solo insieme.
Con la bella stagione in arrivo, il rischio di conflitto in aree di richiamo come Vanchiglia o Rossini è da “allarme rosso”, soprattutto con i Murazzi ridimensionati in modalità “ristorantino, cioè non più idonei a svolgere quella naturale funzione di filtro notturno o valvola di sfogo a tarda ora lontano dall’abitato.
La soluzione a medio termine sarà quella di individuare aree notturne simili a quello che furono i“Muri”, meglio strutturate in termini di servizi, trasporti e soprattutto gestite in modo accurato da operatori degni e capaci di ricoprire un ruolo così delicato.
La soluzione più immediata, invece, potrebbe consistere nell’allestimento di un “villaggio temporaneo” in un’area spaziosa, lontana dalle abitazioni, sufficientemente attrattiva ma non distante dagli attuali luoghi di frequentazione. Strutture leggere, adatte ad una fruizione all’aperto, container bar, allestimenti informali, ambientazione urbana, copertura adeguata di servizi igienici e magari un piccolo spazio per programmazione di incontri/eventi.
Quest’area esiste e se ci fosse la volontà da parte del Comune di intercedere presso la proprietà per prevederne un utilizzo temporaneo, avremmo individuato un plausibile rimedio.
Parliamo della zona gasometri di Corso Regina Margherita. Ampia e sufficientemente lontana da qualsiasi abitazione.
A Roma uno spazio analogo è già stato riconvertito a questo scopo in modo permanente.
Coinvolgendo operatori culturali, magari gli stessi gestori di locali della zona, alcune realtà che si occupano di informazione e prevenzione, ci sarebbe inoltre la possibilità di agire sulla qualità della proposta oltre che di usufruire di bandi europei oggi orientati sul tema specifico “espressioni e associazione dei giovani”.
Tanto per cambiare: indovina un po’? Anche l’Europa ce lo chiede.

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