Karen Shakhnazarov |
Ieri il Museo Nazionale del Cinema ha annullato in extremis, "per solidarietà al popolo ucraino", l’omaggio dedicato al regista, produttore e sceneggiatore russo Karen Georgievich Shakhnazarov, in programma al Cinema Massimo giustappunto da ieri e fino a domani, 27 febbraio. E intanto gli organizzatori dell’Eurovision Song Contest hanno deciso di escludere la Russia dallo spettacolo. In un primo tempo, a dire il vero, avevano rifiutato di estrometterla perché, a loro dire, l'Eurovision sarebbe "un evento culturale e apolitico”. Boom. Apolitico non discuto, culturale mai e poi mai. Ad ogni modo, alla fine gli organizzatori della superflua telekermesse hanno cambiato idea, in seguito alle proteste di varie emittenti europee - non la Rai - alcune delle quali hanno pure minacciato di ritirarsi dalla manifestazione. Poiché ogni paese che partecipa alla baracconata procura un reddito agli organizzatori, è matematico che perdere un partecipante è più conveniente che perderne molti. Così, ieri pomeriggio, i lungimiranti organizzatori hanno buttato fuori la Russia, spiegando che la decisione “riflette la preoccupazione che, alla luce della crisi senza precedenti in Ucraina, l’inclusione di una voce russa quest’anno screditerebbe il concorso”. E certo: il problema è che, "alla luce della crisi senza precedenti", una passerella di cantanti venga screditata.
E' la lezione del teatro elisabettiano: anche Shakespeare, nelle più cupe tragedie, inserisce gli intermezzi con i fools.
Eurovision "Apolitico non discuto, culturale mai e poi mai."
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