E' primavera, tornano a fiorire gli accampamenti circassi nelle piazze auliche torinesi. Cambiano le amministrazioni e cambiano le motivazioni, ma lo sfregio non cambia mai. L'altro giorno, per mia malasorte, mi sono spinto fino in piazza San Carlo, scoprendola
come al solito ingombra degli inguardabili attendamenti bianchi che in genere preannunciano volgari kermesse, levantini bazar e superflui caravanserragli. Non so, né m'interessa sapere, se nel caso specifico stiano già allestendo qualche puttanata di contorno alla maxiputtanata dell'Eurovision Song, o se invece si tratti di imprescindibile genialata autonoma e indipendente. Sta di fatto che sindaco dopo sindaco, assessore dopo assessore, da anni e anni quei bei tomi promettono rispetto per le piazze più belle di Torino, e intanto da anni e anni consentono, e spesso promuovono, gli orridi gazebi che trasformano il centro di Torino da gioiello barocco a vergognosa baracca. Posso dire una cosa, con il dovuto rispetto? Adesso hanno davvero scassato la minchia.
Luca Beatrice ci ha lasciati all'improvviso, tradito dal cuore all'età di 63 anni. Era stato ricoverato lunedì mattina alle Molinette in terapia intensiva. Non sto a dirvi quale sia il mio dolore. Con Luca ho condiviso un lungo tratto di strada, da quando ci presentarono - ricordo, erano gli anni Novanta, una sera alla Lutèce di piazza Carlina - e gli proposi di entrare nella squadra di TorinoSette. Non me la sento di aggiungere altro: Luca lo saluto con l'articolo che uscirà domani sul Corriere . È difficile scriverlo, dire addio a un amico è sempre triste, figuratevi cos'è farlo davanti a un pubblico di lettori. Ma glielo devo, e spero che ne venga fuori un pezzo di quelli che a lui piacevano, e mi telefonava per dirmelo. Ma domani la telefonata non arriverà comunque, e pensarlo mi strazia. Ciao, Luca. Funerale sabato 25 alle 11,30 in Duomo.
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