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CAMERA: I CAPOLAVORI DEL MOMA CONTRO LA BOLLA FOTOGRAFICA


La fotografia continua a tirare sul mercato espositivo: i costi d'allestimento sono contenuti e la risposta in termini di presenze in genere continua ad essere buona. E' vero, il progressivo aumento delle proposte ha indotto negli ultimi anni un senso di assuefazione, e oggi il pubblico dà segni
 di stanchezza. Già in epoca pre-covid avevo segnalato il pericolo di una "bolla fotografica", ma è anche vero che - almeno finora - il problema riguarda soltanto le proposte mediocri o inflazionate. Di sicuro, l'apertura da parte di Intesa della "Galleria d'Italia" torinese, specificamente dedicata alla fotografia, imporrà un generale ricalibramento nelle strategie dei nostri musei. 
In compenso c'è chi sulla fotografia lavora da tempo con serietà, e continua a offrire ai torinesi occasioni assolutamente imperdibili: una di queste è la mostra che si è aperta ieri e proseguirà fino al 26 giugno a Camera "Capolavori della fotografia moderna 1900-1940. La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York". Sono quasi 240 opere, esposte per la prima volta in Italia, che appartengono alla storia della fotografia e offrono una fantastica summa delle produzione artistica nella prima metà del XX secolo. Accanto alle immagini iconiche dei giganti americani - Alfred Stieglitz, Paul Strand, Walker Evans - ed europei - Karl Blossfeldt, Brassaï, Henri Cartier-Bresson, August Sander - la collezione Thomas Walther esibisce anche capolavori della fotografia del Bauhaus (László Moholy-Nagy, Iwao Yamawaki), del costruttivismo (El Lissitzky, Aleksandr Rodčenko, Gustav Klutsis), del surrealismo (Man Ray, Maurice Tabard, Raoul Ubac), oltre alle sperimentazioni futuriste di Anton Giulio Bragaglia e alle composizioni astratte di Luigi Veronesi, e sottolinea il ruolo centrale delle donne negli esordi della fotografia moderna con opere di Berenice Abbott, Marianne Breslauer, Claude Cahun, Lore Feininger, Florence Henri, Tina Modotti, Germaine Krull, Lucia Moholy, Leni Riefenstahl e altre ancora. Thomas Walther raccolse la sua collezione tra il 1977 e il 1997 creando un corpus unico, acquisito dal MoMA nel 2001 e nel 2017. La mostra nasce dalla collaborazione fra il Jeu de Paume di Parigi, il Masi di Lugano e Camera.
Intanto è di ieri la notizia che la mostra di 250 fotografie inedite di Vivian Maier, allestita fino al 26 giugno nelle Sale Chiablese dei Musei Reali, nei primi diciassette giorni di apertura ha richiamato 11.131 visitatori, con l'apprezzabile media di 654 presenze giornaliere.
Un'ultima news in materia di fotomostre: viene comunicato che "in seguito al mancato arrivo delle opere di Nickolas Muray a causa di un fermo della spedizione dagli Stati Uniti, legato all'emergenza internazionale" (dagli Usa all'Italia? Boh), l'apertura della mostra "Frida Kahlo. Through the Lens of Nickolas Muray" alla Palazzina di Stupinigi viene posticipata di una settimana. La nuova data di inizio è sabato 12 marzo. E per favore, non equivocate: non è una mostra di opere di Frida Kahlo, bensì una mostra su Frida Kahlo, con fotografie (di Nickolas Muray) che la ritraggono, nell'ambito di "un viaggio emozionale nella vita di un'icona dell'arte mondiale"; insomma una di quelle "mostre immersive" (qualunque cosa ciò significhi) su un determinato artista, senza opere autentiche dell'artista medesimo. No, lo dico perché qualcuno potrebbe cadere nell'equivoco. D'altronde la promozione non aiuta, con il titolo FRIDA KAHLO in maiuscolo cubitale e il sottotitolo piccolino...

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