Metti una serata come tante al Museo del Cinema, solita anteprima al Massimo preceduta dal solito bollicine&tramezzini alla Mole, anteprima del solito film nuovo, solite facce del solito giro cinegiro. Niente di che. Se però ci aggiungi lo stile Dagospia, per quanto annacquato dall'understatement sabaudo, allora scatta l'effetto terrazza romana.
Per carità, niente trenino alla Grande Bellezza, men che meno mises sfacciate per la gioia di un Umberto Pizzi de noantri: ma insomma, ieri per la presentazione del film documentario "Roma" - firmato da Marco Giusti e Roberto D'Agostino per la regia di Daniele Ciprì - lo spettacolo è stato abbastanza destabilizzante, rispetto al rituale della consueta mondanità esageruma nen. Merito della scelta - meglio: del casting - degli invitati, nel quale era evidente l'impronta di Dago medesimo.
Solo il sulfureo barbuto tatuato, associato al sornione presidente Ghigo, poteva radunare un così assortito campionario cheap & chic di varia umanità torinese. Ovviamente ci sono quelli che non possono mancare: ovviamente lo stato maggiore del sistema cinema con i nuovi del Comitato di gestione del Museo al loro debutto in società; ovviamente un po' di direttori assortiti, Evelina in testa; ovviamente una spruzzata di giornalisti-pr-addettistampa. Politici punti o pochi (però intercetto quello che, a detta sua, è "la mia voce"). In compenso ci sono anche quelli che non ti aspetti: tipo un riemerso Giulio Muttoni in gran spolvero, il chi-si-rivede Luca Pasquaretta, e soprattutto - ordinaria amministrazione fossimo a Roma, ma coup de théâtre assoluto per Torino - la star dell'estate Cristina Seymandi personalmente invitata dal Dago, che figurati se quel satanasso si perdeva l'occasione.
A completare il quadro quasi mondanissimo ci sono quelli che arrivano solo più tardi, al Massimo per la proiezione (noto Chiambretti e l'assessore Purchia), e quelli che sono venuti prima: l'ufficio stampa del Museo si premura di informare che nel pomeriggio ha visitato la Mole nientepopodimenoche la nuova Miss Italia.
Estikazzi.
Ok, al Dago sgamato aedo della Roma Santa e Dannata la soirée torinese - quasi un informale prequel del Tff - sarà sembrata ben povera cosa al sapor di bagna cauda: ma insomma, si fa quel che si può. Io, nel mio piccolo, mi sentivo un piccolo Jep Gambardella sfigatissimo. O un Gabospia, per restare in tema. Quindi spero apprezzerete la piccola gallery in stile "Cafonal" con, dall'alto: 1) il direttore del Tff Steve Della Casa vistosamente incinto conversa con un elegante Dago in lungo; 2) Consulto fra (da destra) Cristina Seymandi, la giornalista Emanuela Minucci e (di spalle) la presidente dell'Accademia Albertina Paola Gribaudo; 3) Luca Pasquaretta in tenuta casual; 4) Il tavolo dei presentatori al Massimo: da sinistra, Daniele Ciprì, Marco Giusti, Dago e Steve.
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