Che è donna posso scriverlo, ormai lo sanno tutti.
Pure il nome e cognome, potrei scrivere: è un segreto di Pulcinella. Però ho preso l'impegno d'onore di non scriverlo, quel nome, finché non sarà ufficiale; e mantengo sempre i miei impegni d'onore.
Quindi non scriverò il nome e cognome della prossima direttrice di Cinema Gay.
Userò un "nome di fantasia", come dicono i cronisti di nera. La chiamerò "Pace".
Pace è un nome buono come qualunque altro, e qui è perfetto.
In quanto Pace, la futura direttrice non ama la guerra. E ha titubato quando le hanno offerto di succedere a Giovanni Minerba alla direzione del Tglff: non le andava di farsi coinvolgere in un gioco al massacro.
Adesso la situazione s'è normalizzata: Giovanni Minerba ha firmato con il Museo del Cinema un accordo dignitoso. Non è più direttore: ma sarà presidente; e affiancherà la nuova direttrice nella progettazione del Festival che verrà. Insomma: giubilato, però con il massimo rispetto. E' già qualcosa.
L'ho sentito l'altro ieri, Giovanni: era sereno. Magari abbacchiatello - e volevo pure vedere che faceva i salti di gioia... - però sereno. E disposto a collaborare.
A questo punto mi domando perché mai non si decidono ad annunciare l'incarico a Pace. A tirarla troppo per le lunghe la faccenda rischia di sfilacciarsi.
Beh, sapete come sono fatto, no? Se non so, chiedo.
Pace mi racconta che era lì lì per chiamarsi definitivamente fuori quando sui giornali è scoppiata la polemica. Not in her name: non sarebbe diventata direttrice "contro" qualcuno. Men che meno contro Giovanni Minerba.
In questi mesi di contatti con i politici e con il Museo del Cinema, Pace ha sempre posto come pregiudiziale la collaborazione con Minerba. Lei, mi dice, vuole dare un contributo innovativo al Festival, farlo crescere e andare avanti: ma senza rinunciare a ciò che il Tglff è stato ed è. Per riuscirci considera indispensabile il contributo di Minerba. Ci tiene proprio a sottolinearlo: al Tglff vuole entrarci in punta di piedi, con rispetto e umiltà, senza fare il fenomeno e senza distruggere.
Mica male, la ragazza: ha l'entusiasmo dei giovani, ma non è sbruffona. Mi piace. Purché non si guasti.
Pace dice anche altre cose belle sul conto di Minerba e umili sul suo, e a me viene in mente Oliver Goldsmith più che Oliver Twist.
Però il messaggio è chiaro: sono Pace e vengo in pace.
Resta qualche dettaglio da sistemare, mi dice. Tipo la durata dell'incarico. Pace vuole che sia breve. Un anno è poco: l'ideale sono tre edizioni. Ma con la facoltà per il Museo di dirle grazie e arrivederci già dopo la seconda edizione, casomai non fossero soddisfatti.
Wow: una che quando le danno una poltrona non arriva brandendo il barattolo del vinavil. Anche questo mi piace.
Già, conveniamo, organizzare il Tglff prima che un onore è un onere. Pace è una giovane donna con una carriera in decollo: come concilierà professione e Festival? Mi risponde che ha appena termnato un lavoro e ne sta preparando un altro, ma è in una fase che le consente di affrontare l'impegno quasi a tempo pieno.
Però la scelta arriva dai Cinquestelle.
Per quello che la conosco, Pace non mi risulta essere una militante grillina. Se confrontato con recenti avvenimenti sempre in zona cinema, il dato è interessante.
Pure Pace ammette di essersi molto stupita, quando Giusta le ha fatto la proposta.
Al suo stupore, Giusta avrebbe replicato che non gliene frega niente di come lei vota, lui vuole un bel Festival che funzioni e che piaccia alla città, ed è convinto che lei sia la persona giusta per farlo. Stop.
Se è vero - e Pace mi sembra sincera - è una specie di miracolo.
Poiché non credo nei miracoli, azzardo qualche spiegazione razionale.
Magari Giusta ha un'autonomia di giudizio che altri assessori (o sindaci) non hanno.
Magari Giusta è semplicemente una persona perbene. A volte capita.
O magari la direzione di Cinema Gay non è considerata una posizione strategica.
Lo scopriremo soltanto vivendo.
Aggiornamento: Ok, è Irene Dionisio per Cinema Gay: chi l'aveva indovinato?
Pure il nome e cognome, potrei scrivere: è un segreto di Pulcinella. Però ho preso l'impegno d'onore di non scriverlo, quel nome, finché non sarà ufficiale; e mantengo sempre i miei impegni d'onore.
Quindi non scriverò il nome e cognome della prossima direttrice di Cinema Gay.
Userò un "nome di fantasia", come dicono i cronisti di nera. La chiamerò "Pace".
Pace è un nome buono come qualunque altro, e qui è perfetto.
In quanto Pace, la futura direttrice non ama la guerra. E ha titubato quando le hanno offerto di succedere a Giovanni Minerba alla direzione del Tglff: non le andava di farsi coinvolgere in un gioco al massacro.
Adesso la situazione s'è normalizzata: Giovanni Minerba ha firmato con il Museo del Cinema un accordo dignitoso. Non è più direttore: ma sarà presidente; e affiancherà la nuova direttrice nella progettazione del Festival che verrà. Insomma: giubilato, però con il massimo rispetto. E' già qualcosa.
L'ho sentito l'altro ieri, Giovanni: era sereno. Magari abbacchiatello - e volevo pure vedere che faceva i salti di gioia... - però sereno. E disposto a collaborare.
A questo punto mi domando perché mai non si decidono ad annunciare l'incarico a Pace. A tirarla troppo per le lunghe la faccenda rischia di sfilacciarsi.
Beh, sapete come sono fatto, no? Se non so, chiedo.
Direttrice sì, ma solo se c'è Minerba
Quindi, ieri mattina telefono a Pace e glielo chiedo. Lei mi risponde che è stata a lungo in dubbio se accettare o no: la intimidiva - e la intimidisce - il peso di quell'eredità, la responsabilità che le casca addosso. E soprattutto, mi dice, non voleva essere complice di uno sfregio a Minerba.Pace mi racconta che era lì lì per chiamarsi definitivamente fuori quando sui giornali è scoppiata la polemica. Not in her name: non sarebbe diventata direttrice "contro" qualcuno. Men che meno contro Giovanni Minerba.
In questi mesi di contatti con i politici e con il Museo del Cinema, Pace ha sempre posto come pregiudiziale la collaborazione con Minerba. Lei, mi dice, vuole dare un contributo innovativo al Festival, farlo crescere e andare avanti: ma senza rinunciare a ciò che il Tglff è stato ed è. Per riuscirci considera indispensabile il contributo di Minerba. Ci tiene proprio a sottolinearlo: al Tglff vuole entrarci in punta di piedi, con rispetto e umiltà, senza fare il fenomeno e senza distruggere.
Mica male, la ragazza: ha l'entusiasmo dei giovani, ma non è sbruffona. Mi piace. Purché non si guasti.
Pace dice anche altre cose belle sul conto di Minerba e umili sul suo, e a me viene in mente Oliver Goldsmith più che Oliver Twist.
Però il messaggio è chiaro: sono Pace e vengo in pace.
Niente vinavil, please
L'accordo fra Minerba e il Museo ha quindi fugato i timori di Pace, che ha deciso di accettare l'incarico. Ma allora perché non danno ancora l'annuncio?Resta qualche dettaglio da sistemare, mi dice. Tipo la durata dell'incarico. Pace vuole che sia breve. Un anno è poco: l'ideale sono tre edizioni. Ma con la facoltà per il Museo di dirle grazie e arrivederci già dopo la seconda edizione, casomai non fossero soddisfatti.
Wow: una che quando le danno una poltrona non arriva brandendo il barattolo del vinavil. Anche questo mi piace.
Già al lavoro per il Festival
Le obietto che però il tempo fugge e il Tglff non aspetta: converrebbe darsi una smossa... Pace risponde che in realtà ci stanno già lavorando, al Festival; e lavorando sodo, dice, lei e un sacco di altre persone.Già, conveniamo, organizzare il Tglff prima che un onore è un onere. Pace è una giovane donna con una carriera in decollo: come concilierà professione e Festival? Mi risponde che ha appena termnato un lavoro e ne sta preparando un altro, ma è in una fase che le consente di affrontare l'impegno quasi a tempo pieno.
La chiamata dell'assessore
Resta da capire come nasce la (futura) nomina di Pace alla direzione del Tglff. A quanto mi risulta la poltrona gliel'ha offerta Marco Giusta, l'ex presidente di ArciGay Torino ora assessore alle Famiglie con Appendino; in pieno accordo peraltro con l'assessore regionale Antonella Parigi, che è una convinta estimatrice di Pace.Però la scelta arriva dai Cinquestelle.
Per quello che la conosco, Pace non mi risulta essere una militante grillina. Se confrontato con recenti avvenimenti sempre in zona cinema, il dato è interessante.
Pure Pace ammette di essersi molto stupita, quando Giusta le ha fatto la proposta.
Al suo stupore, Giusta avrebbe replicato che non gliene frega niente di come lei vota, lui vuole un bel Festival che funzioni e che piaccia alla città, ed è convinto che lei sia la persona giusta per farlo. Stop.
Se è vero - e Pace mi sembra sincera - è una specie di miracolo.
Poiché non credo nei miracoli, azzardo qualche spiegazione razionale.
Magari Giusta ha un'autonomia di giudizio che altri assessori (o sindaci) non hanno.
Magari Giusta è semplicemente una persona perbene. A volte capita.
O magari la direzione di Cinema Gay non è considerata una posizione strategica.
Lo scopriremo soltanto vivendo.
Aggiornamento: Ok, è Irene Dionisio per Cinema Gay: chi l'aveva indovinato?
Suppongo che l'ultima o terza spiegazione razionale sia quella giusta
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