Giusto per non perdere il filo, ho tirato giù un riassunto delle ultime puntate della Saloon-Story. Così capisco a che punto siamo arrivati. E condivido sul blog, magari torna utile anche a voi.
Quanto a Biino, notaio di fiducia della Regione, una certa predestinazione si nota: nel suo studio notarile fu avviata formalmente la liquidazione della Fondazione per il Libro. Ma per scongiurare scongiuri aggiungo che sempre in sua presenza fu firmato, ad esempio, l'atto costitutivo del Polo del 900, che fino a prova contraria gode di buona salute. Semmai il suo curriculum non è precisamente quello di un manager culturale di vaste esperienze e solide relazioni, quali ci si potrebbe augurare in un presidente del Circolo dei Lettori (e soprattutto del Salone del Libro).
Comunque la va per le lunghe: che sia Biino, Vanelli o Barbablù la vittima designata alla presidenza, non succederà nulla almeno fino al 3 ottobre, quando scadrà il termine per rispondere all'avviso pubblico dello scorso 14 settembre con il quale la Regione finge di cercare un presidente che lorsignori intanto provvederanno a scegliersi in base alla disponibilità di ardimentosi pronti a giocarsi la tranquillità (e il patrimonio) per imbarcarsi su quella nave dei folli.
I creditori dell'ex Fondazione, disperati, si sono offerti di comperarlo loro, il marchio, facendosi prestare i soldi dalle banche. In cambio si terrebbero l'organizzazione commerciale del Salone, cedendo gratis alle istituzioni il controllo sulla parte culturale. Nessuno, dalle istituzioni pubbliche, gli ha risposto. Manco un plissé.
La disponibilità di Fondazione Crt e Compagnia di San Paolo si basa sul presupposto che il prezzo d'aggiudicazione del marchio non si discosti troppo dall'irrisoria valutazione di 160 mila euro che ha portato al tracollo della Fondazione per il Libro.
E non mi stanco di ripetere che prima o poi qualcuno dovrà dare delle spiegazioni su quella storia: perché sia chiaro che chi ha manovrato per mettere in liquidazione la Fondazione per il Libro vanificando ogni tentativo di trovare soluzioni alternative è il responsabile - nel bene o nel male, giudicate voi - dell'attuale situazione. E se avesse i coglioni che non ha, quel qualcuno dovrebbe trovare il coraggio civile di alzare la manina birichina e dire "Sono stato io".Ad ogni modo. Credo che l'idea delle Fondazioni sia di aggiudicarsi il marchio per non più di 500-600 mila euro. Immagino quanto ne sarebbero felici i creditori, che sono fuori di svariati milioni. Però un tetto così basso rende il marchio contendibile: nonostante il ventilato intervento del Mibac a sostegno dell'acquisizione pubblica, non si può escludere a priori un'offerta al rialzo da parte di qualche gruppo privato deciso a impossessarsi del Salone.
Il presidente
Allora, cominciamo con il presidente che non c'è. La voce corrente dà per certo il notaio Giulio Biino alla presidenza del Circolo dei Lettori e dunque, per proprietà transitiva, del Salone del Libro. Ha sciolto la riserva, lo dicono tutti. Se così fosse, onore al coraggio. Non che il nome di Biino susciti ciechi entusiasmi, ma tant'è: con i tempi che corrono e gli uccelli paduli che girano, cara grazia a trovare qualcuno disposto a prendersi il rischio. La ragionevole alternativa rappresentata da Alberto Vanelli è penalizzata dall'età dell'attuale presidente del Teatro Ragazzi, uomo di assoluto valore e provata esperienza e abilità ma che alcuni giovanotti considerano un po' avanti negli anni. Qualcuno sostiene che Vanelli piacerebbe ai piccoli editori dell'Adei, che però ufficialmente non si sbilanciano e si limitano a seguire "con apprensione" le convulsioni del Salone. E te credo.Quanto a Biino, notaio di fiducia della Regione, una certa predestinazione si nota: nel suo studio notarile fu avviata formalmente la liquidazione della Fondazione per il Libro. Ma per scongiurare scongiuri aggiungo che sempre in sua presenza fu firmato, ad esempio, l'atto costitutivo del Polo del 900, che fino a prova contraria gode di buona salute. Semmai il suo curriculum non è precisamente quello di un manager culturale di vaste esperienze e solide relazioni, quali ci si potrebbe augurare in un presidente del Circolo dei Lettori (e soprattutto del Salone del Libro).
Comunque la va per le lunghe: che sia Biino, Vanelli o Barbablù la vittima designata alla presidenza, non succederà nulla almeno fino al 3 ottobre, quando scadrà il termine per rispondere all'avviso pubblico dello scorso 14 settembre con il quale la Regione finge di cercare un presidente che lorsignori intanto provvederanno a scegliersi in base alla disponibilità di ardimentosi pronti a giocarsi la tranquillità (e il patrimonio) per imbarcarsi su quella nave dei folli.
I dipendenti
Nel frattempo, se non c'è un presidente al Circolo non muove foglia. Quindi non si può firmare il contratto a Lagioia e neppure pubblicare il bando per l'eventuale assunzione al Circolo degli ex dipendenti della Fondazione per il Libro; molti di costoro al momento lavorano per costruire il prossimo Salone con contratti temporanei, che scadono a fine mese. Per ieri era previsto un "tavolo di crisi" con le istituzioni; dall'incontro i tapini si aspettavano qualche garanzia; ma l'incontro è stato rinviato prima a giovedì 27, e poi a venerdì 28 quando lorsignori si sono accorti che il 27 sono tutti a pavoneggiarsi alla riapertura della Cappella della Sindone. Così un'altra settimana è andata. Di questo passo sono altissime le probabilità che non si arrivi a uno straccio di soluzione prima di novembre.I creditori
Ma per fare un Salone del Libro serve il marchio "Salone del Libro". Marchio che il liquidatore dell'ex Fondazione per il Libro metterà all'asta a metà ottobre, con gli altri beni dell'ex Fondazione, per recuperare i soldi necessari a pagare i creditori. Allo stesso scopo sarebbe anche utile che Regione e Comune provvedessero a pagare all'ex Fondazione - con rapidità pari a quella con cui pretendono che io gli paghi tasse e balzelli - i contributi promessi e mai versati. Campa cavallo.I creditori dell'ex Fondazione, disperati, si sono offerti di comperarlo loro, il marchio, facendosi prestare i soldi dalle banche. In cambio si terrebbero l'organizzazione commerciale del Salone, cedendo gratis alle istituzioni il controllo sulla parte culturale. Nessuno, dalle istituzioni pubbliche, gli ha risposto. Manco un plissé.
Le fondazioni
In compenso il volonteroso Chiampa è andato a batter cassa alle Fondazione bancarie, che intenerite da tante miserie sono pronte a comperare il marchio per poi riconsegnarlo in mano pubblica: Comune, Regione o tutti e due. Quelli delle Fondazioni sanno benissimo che ciò significa ritrovarsi fra un anno negli stessi casini, perché riaffidare il Salone agli enti locali è come riportare Lucia Mondella a Don Rodrigo: ma a chi potrebbero darlo, altrimenti?La disponibilità di Fondazione Crt e Compagnia di San Paolo si basa sul presupposto che il prezzo d'aggiudicazione del marchio non si discosti troppo dall'irrisoria valutazione di 160 mila euro che ha portato al tracollo della Fondazione per il Libro.
E non mi stanco di ripetere che prima o poi qualcuno dovrà dare delle spiegazioni su quella storia: perché sia chiaro che chi ha manovrato per mettere in liquidazione la Fondazione per il Libro vanificando ogni tentativo di trovare soluzioni alternative è il responsabile - nel bene o nel male, giudicate voi - dell'attuale situazione. E se avesse i coglioni che non ha, quel qualcuno dovrebbe trovare il coraggio civile di alzare la manina birichina e dire "Sono stato io".Ad ogni modo. Credo che l'idea delle Fondazioni sia di aggiudicarsi il marchio per non più di 500-600 mila euro. Immagino quanto ne sarebbero felici i creditori, che sono fuori di svariati milioni. Però un tetto così basso rende il marchio contendibile: nonostante il ventilato intervento del Mibac a sostegno dell'acquisizione pubblica, non si può escludere a priori un'offerta al rialzo da parte di qualche gruppo privato deciso a impossessarsi del Salone.
Buongiorno Dott. Ferraris, La disturbo in quanto immagino sia già al corrente della 'tentata fusione' fra il Salone del Libro di Torino e Tempo di Libri a Milano (immagino per resuscitare in qualche modo quest'ultimo...). Mi permetto, nel caso fosse interessato (ma magari lo sa già) di segnalarLe un articolo sul sito del Libraio, (datato ieri e dove viene brevemente citato anche il suo blog) che riassume 'i fatti' e l'opinione dell'Aie: https://www.illibraio.it/fiera-tempo-di-libri-882453/; inoltre c'è anche il collegamento ad un altro articolo che riporta i commenti di Nicola La Gioia in merito. Spero che questa nota la interessi, in caso contrario mi scuso per averLe fatto perdere tempo.
RispondiEliminaCordiali saluti,
Francesca De Giuli