Direi che è fatta. Ed è fatta esattamente come scrivevo lo scorso 15 novembre. La Fondazione per il Libro è in stato di pre-liquidazione, come prescrive la legge avendo esaurito il Fondo di garanzia. E vai con la spartizione. Ieri in piazza Bernini, nella ginnica ed economica sede della liquidanda Fondazione, si è riunita la Cabina di Regia, che com'è noto comprende Regione, Comune, Banca Intesa; e che includerà anche gli editori "Amici del Salone".
In teoria, il CdA della Fondazione per il Libro ha tempo fino al 19 dicembre per "verificare se vi siano le condizioni per il prosieguo dell’attività dell’Ente", e alcuni volonterosi - mi risultano tentativi del vicepresidente Montalcini e dell'assessore Parigi - ancora cercano altri volonterosi disposti a metterci la faccia e i capitali per salvare la Fondazione. Ma è una corsa contro il tempo, e soprattutto contro un destino già scritto nel libro dei conti, e della convenienza politicante.
Con la riunione di ieri è cominciata la divisione dei pani e dei pesci: si tratta di decidere chi farà cosa, fra Fondazione Cultura e Circolo dei Lettori: ad essi - con apposita convenzione - verrà assegnato il compito di organizzare il prossimo Salone del Libro. Ma di che cosa si è discusso ieri in piazza Bernini? Le poche e reticenti risposte fornite dai protagonisti dell'incontro ai mastini dell'informazione lasciano intendere che si sia soltanto ai preliminari. In realtà trattasi di preliminari molto hard: si parla già della destinazione dei dipendenti della Fondazione per il Libro: chi verrà deportato in Comune e chi al Circolo. Ma soprattutto si decide quali compiti spetteranno alla Fondazione Cultura (che è come dire al Comune) e quali al Circolo (emanazione regionale). In altre parole, la posta in gioco è il controllo politico del Salone. Considerata l'armonia che regna fra le parti in causa, sarà un Vietnam: solo più caciarone e meno tragico, perché nessuno si farà fisicamente male.
Io non bazzico la cronaca giudiziaria, quindi non so nulla in merito. Per il momento, leggo sui giornali, è assodato che "lo studio Jacobacci ha ricevuto l’incarico di valutare il marchio il 20 luglio dalla Fondazione per il Libro che in quel periodo era presieduta dalla sindaca Chiara Appendino e gestita dal segretario generale Beppe Ferrari, uomo “prestato” dal Comune dopo l’arresto di Valentino Macri per turbativa d’asta nell’ambito di un altro filone delle inchieste che nell’ultimo periodo hanno travolto la kermesse libraria".
In teoria, il CdA della Fondazione per il Libro ha tempo fino al 19 dicembre per "verificare se vi siano le condizioni per il prosieguo dell’attività dell’Ente", e alcuni volonterosi - mi risultano tentativi del vicepresidente Montalcini e dell'assessore Parigi - ancora cercano altri volonterosi disposti a metterci la faccia e i capitali per salvare la Fondazione. Ma è una corsa contro il tempo, e soprattutto contro un destino già scritto nel libro dei conti, e della convenienza politicante.
Con la riunione di ieri è cominciata la divisione dei pani e dei pesci: si tratta di decidere chi farà cosa, fra Fondazione Cultura e Circolo dei Lettori: ad essi - con apposita convenzione - verrà assegnato il compito di organizzare il prossimo Salone del Libro. Ma di che cosa si è discusso ieri in piazza Bernini? Le poche e reticenti risposte fornite dai protagonisti dell'incontro ai mastini dell'informazione lasciano intendere che si sia soltanto ai preliminari. In realtà trattasi di preliminari molto hard: si parla già della destinazione dei dipendenti della Fondazione per il Libro: chi verrà deportato in Comune e chi al Circolo. Ma soprattutto si decide quali compiti spetteranno alla Fondazione Cultura (che è come dire al Comune) e quali al Circolo (emanazione regionale). In altre parole, la posta in gioco è il controllo politico del Salone. Considerata l'armonia che regna fra le parti in causa, sarà un Vietnam: solo più caciarone e meno tragico, perché nessuno si farà fisicamente male.
Quanto alle possibilità che si riesca a fare un buon Salone spartendosi il lavoro - non si capisce bene con quale criterio - fra due Fondazioni (Cultura e Circolo) profondamente diverse sotto infiniti punti di vista... beh, che dire? Può anche darsi che quest'anno il Benevento si salvi: alla Provvidenza non c'è mai limite.
Stima del marchio: le curiosità della procura
Intanto la procura della Repubblica si sta attivamente interessando alla brillante operazione sul valore del marchio, e i magistrati si pongono le mie stesse domande, ovvero chi sia stato a fornire materialmente le indicazioni che hanno portato lo studio Jacobacci ad attribuire il prezzo di un alloggio in semiperiferia a un brand che anche quest'anno, nonostante le infinite tregende, ha dimostrato tutta la sua forza propulsiva. A differenza di me, tuttavia, i magistrati non soltanto si pongono le domande, ma le fanno anche; e possono avvalersi di argomenti assai convincenti per rendere facondi pure i più taciturni.Io non bazzico la cronaca giudiziaria, quindi non so nulla in merito. Per il momento, leggo sui giornali, è assodato che "lo studio Jacobacci ha ricevuto l’incarico di valutare il marchio il 20 luglio dalla Fondazione per il Libro che in quel periodo era presieduta dalla sindaca Chiara Appendino e gestita dal segretario generale Beppe Ferrari, uomo “prestato” dal Comune dopo l’arresto di Valentino Macri per turbativa d’asta nell’ambito di un altro filone delle inchieste che nell’ultimo periodo hanno travolto la kermesse libraria".
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