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BIENNALE DEMOCRAZIA E IL PIACERE DELLA MEMORIA

Oggi, marzo 2019: da sinistra, Appendino, Larotella, Zagrebelsky
Scena 1. Oggi si è svolta nel foyer del Regio la conferenza stampa di presentazione della sesta edizione di Biennale Democrazia, in programma dal 27 al 31 marzo. Con il presidente della manifestazione Gustavo Zagrebelsky, hanno partecipato all'incontro il sindaco di Torino Chiara Appendino e la segretaria generale della Fondazione Cultura Angela Larotella, che organizza Biennale Democrazia coprendo con sponsorizzazioni private l'intero costo della manifestazione, per un totale di 900 mila euro spalmati sulle attività di due anni. 
Ieri, settembre 2016: da sinistra Larotella, Appendino, Zagrebelsky
Scena 2. E' una bella mattina del settembre 2016. Per la precisione, il 14 settembre. Chiara Appendino, sindaco da pochi mesi, siede al tavolo di una conferenza stampa per Biennale Democrazia, fra Gustavo Zagrebelsky e Angela Larotella. 
In quei giorni si fa un gran parlare delle probabili epurazioni in arrivo. Ci sono due indiziati di imminente defenestrazione: la presidente della Fondazione Musei Patrizia Asproni e il direttore del Museo del Cinema Alberto Barbera. E c'è una vittima sacrificale che tutti danno per certa e senza scampo: la segretaria della Fondazione Cultura Angela Larotella. Vittima certa e senza scampo perché già in campagna elettorale la futura Chiarabella ha dichiarato la propria granitica volontà di chiudere la Fondazione Cultura, creatura di Fassino che la candidata cinquestelle ha definita ufficialmente "inutile". L'avversione della Nostra Eroina è nota da tempo, attizzata anche dalle vicissitudini di un remoto bando per la segreteria che vide a suo tempo Larotella prevalere su Paolo Giordana, già all'epoca indispensabile pedagogo di una Chiarabella ancora all'opposizione.
In quella luminosa mattinata del 14 settembre 2016 acchiappai Chiarabella e le domandai quali progetti avesse per la Fondazione Cultura. Mi rispose che intendeva chiuderla, affidandone i compiti a personale interno del Comune: però, aggiunse, "al momento la Fondazione Cultura si occupa di iniziative importanti e chiuderla le metterebbe a rischio; e pertanto si va avanti così, pianificando un percorso ponderato che non arrechi danni alle iniziative importanti della Fondazione Cultura; che comunque dovrà essere chiusa nell'arco del quinquennio". Disse proprio così, "nell'arco del quinquennio". Già meno tranchant che in passato: e pare che all'ammorbidimento non fosse estraneo il benefico influsso di Zagrebelsky, fervido estimatore della Fondazione Cultura e della segretaria generale.
Tuttavia la promessa di chiusura, seppure entro cinque anni, suscitò la veemente reazione del sindaco trombato Piero Fassino, che si produsse in un appassionato endorsement pro-Fondazione Cultura nel quale spiegava come e perché, a parere suo, la chiusura sarebbe stata una colossale minchiata. 
Pensai che il sostegno di Fassino avrebbe segnato la condanna a morte per la Fondazione. E in effetti il 28 novembre Chiarabella spedisce Maiunagioia Leon a confermare di fronte al Consiglio comunale l'incrollabile determinazione a chiuderla "entro il 2017"Ovviamente poi non hanno chiuso una bella minchia. Anzi: nei fatti l'intemerata di Fassino segnò l'inizio di una resipiscenza appendiniana che ha portato ancora una volta Chiarabella su posizioni largamente fassiniane. Patrizia Asproni e Alberto Barbera venivano allegramente messi alla porta, mentre per la Fondazione Cultura e la sua segretaria generale Larotella si spalancava il sentiero dorato di una progressiva riabilitazione, poi rinvigorita dal tramonto di Paolo Giordana e dall'avvento dell'assessore supplente alla Cultura Massimo Giovara. Il prode Giovara già un anno dopo l'enunciazione del "piano quinquennale" appendiniano, il 10 settembre 2017, ricordava con veemenza "a chi ringrazia la Fondazione Cultura e non la nostra amministrazione" che "dentro la Fondazione Cultura ci sono l'assessore Leon e la sindaca Appendino!"; salvo poi addentrarsi, il 14 settembre, in distinguo e precisazioni per la base, a mezzo Fb: "Io credo che per i progetti culturali si debba andare nella direzione di un ufficio di coordinamento interassessorile per mettere a regime le risorse disponibili, che spesso vengono date in modo indipendente e non coordinato. (es. se non trovo soldi alla cultura chiedo al commercio e così via). Il coordinamento dovrebbe riguardare anche la Fondazione che potrebbe far valere il suo know how e il nome della città per fare afferire sponsor privati piccoli medi e grandi su progetti con temi specifici". Insomma, girala come vuoi, ma di chiuderla non se ne parla più.
Pochi giorni dopo l'uscita giovariana il leghista Ricca presenta una mozione intitolata "Non chiudiamo la Fondazione Cultura, che nei piani del Crociato Padano dovrebbe stanare i cinquestelle e metterli di fronte a una scelta senza vie di fuga. O pro, o contro. Il 24 novembre 2017 la mozione di Ricca arriva in Commissione e Giovara afferma chiaro e tondo che la maggioranza intende "tenere aperta la Fondazione, e cercare di capire come rivederne le funzioni". Questo è però in contrasto con quanto sta scritto nelle "linee programmatiche della giunta" che la maggioranza ha votato l'anno precedente: lì si legge, nero su bianco (pagina 39, punto 9.2 "Azioni a breve termine", e sottolineo "breve") "soppressione della Fondazione per la Cultura e trasferimento delle sue funzioni agli Uffici Comunali e, per competenza, alla Fondazione Teatro Regio". Alle opposizioni che gli rinfacciano la contraddizione, Giovara risponde con flemma democristiana: "Siamo tutti in contraddizione, non è un tema che interessa ai cittadini". Quando si dice la realpolitik. 
Chi si incazza sul serio è però la pasionaria Viviana "Vivirosso" Ferrero, la dura e pura che non transige: "Noi siamo qui per realizzare il programma, quindi dovremo arrivare alla chiusura della Fondazione", dichiara con piglio rivoluzionario.
Morale della favola: quando, il 4 dicembre 2017, la mozione approda nell'aula del Consiglio, l'Eterno Gattopardo prevale ancora una volta sui bollenti spiriti del Cambiamento. La politica decide di non decidere. La mozione non va al voto: è "sospesa in aula", con l'impegno della maggioranza di "cominciare subito a discutere su come migliorare la Fondazione Cultura rivedendone scopi, struttura e funzionamento".
Ovviamente da quel dì la mozione se ne sta "sospesa in aula" (compare regolarmente sul fondo dell'ordine dei lavori del Consiglio, a perenne monito delle mozioni rompicoglioni), e nessuno s'è mai preso la briga di discutere un benamato belino di niente; in compenso la Fondazione Cultura continua a macinare impegni - dal Festival Jazz agli spettacoli estivi, a Biennale Democrazia - e a raccattare sponsor, Angela Larotella continua tranquillamente il suo solito lavoro, e i duri e puri hanno trovato nella Tav un più nobile e ampio obiettivo contro cui concentrare gli sforzi e l'indignazione.
Finalone della pantomima: oggi mancata vittima e mancato carnefice sedevano, unite in lieta sororanza, al gioioso evento della presentazione della sesta Biennale Democrazia, un'edizione più grande e più bella che pria per la quale non cesseremo mai di ringraziare l'impegno e il lavoro della Fondazione Cultura, indispensabile strumento di cui ci siamo dotati per eccetera eccetera eccetera.
Life is a cabaret, old chum, and I love the ca-ba-reee.
P.S. non indispensabile. Arrivati al fondo di quest'articolo, qualcuno mi obietterà: ma scusa, oggi presentano la nuova edizione di Biennale Democrazia e tu, anziché raccontare come sarà e chi la farà e così e cosà, ci tiri giù un pippone sulla vecchia storia della Fondazione Cultura che si doveva chiudere ad ogni conto ma anche no?
Beh, sapete: stamattina la conferenza stampa era piena di giornalisti che prendevano appunti e adesso sui loro giornali e siti e tv raccontano la rava e la fava e il come e il chi e il così e il cosà. E nessuno invece racconterà questa storia vecchia e noiosa: così tutti dimenticheranno la storia vecchia e noiosa; e chi non ha mai l'umiltà di ammettere "ok, ho sbagliato, ok, ho sparato una minchiata e adesso ho capito che era una minchiata" con il favore della corta memoria altrui potrà continuare a bullarsi di essere coerente e inflessibile e tuttodunpezzo. 
Ma la verità vera è che sono semplicemente dispettoso. Scrivo quel che mi pare e mi piace rompere il cazzo a quei pomposi falabracchi della politica che se la tirano da fighissimi so-tutto-io mentre sono soltanto dei poveretti come chiunque altro, e come chiunque altro sbagliano. Eccome se sbagliano.
Quindi niente, ogni tanto mi garba di ricordarglielo. 
E d'altronde voi non siete tenuti a leggermi.
Una facezia e un comunicato. Come bonus track vi riferisco una battuta deliziosa che il vecchio Zagre, sempre brillante causeur, ha tirato fuori stamattina a proposito della "vitalità" che caratterizza questa edizione di Biennale Democrazie: "Speriamo che questa vitalità non dia ragione al detto latino motus in fine velocior". Ovvero: "i segni di vitalità aumentano all'approssimarsi della morte". Non so se sia trattato soltanto di una facezia, o se Zagrebelsky volesse alludere a problemi che io ignoro. Spero nella facezia.
Infine, se proprio qualcuno ci tenesse, ricopio il comunicato stampa che prevedo troverete, camuffato da articolo, un po' dappertutto, e che riassume i temi e le linee della sesta edizione di Biennale Democrazia:

VISIBILE INVISIBILE è il tema scelto per la VI edizione di Biennale Democrazie. Viviamo in un mondo ad altissima visibilità, ma in tutti i panorami costellati di luci si nascondono coni d’ombra: come mutano le relazioni umane e sociali - e con esse come cambia la politica - nell’epoca dell’esibizione, della celebrità, della fiction, della realtà che si è fatta reality? Come fronteggiare vecchi e nuovi poteri invisibili coperti dal velo della segretezza? Come uscire dalla posizione di semplici spettatori di fronte alla crisi della democrazia, ogni giorno più profonda?
Dal 27 al 31 marzo, Torino ospiterà 251 relatori da tutto il mondo e ognuno di loro contribuirà a una riflessione collettiva, declinata in 36 dialoghi, 22 discorsi, 17 dibattiti e tante altre forme; trattando temi che vanno dalla politica all’arte, dalla filosofia al diritto, dall’economia all’architettura, dalla scienza allo sport, per un totale di 133 appuntamenti.
In questa edizione più che mai, Biennale Democrazia ha voluto coinvolgere il territorio - aprendosi a nuovi spazi e confermando le partnership di sempre - e costruendo, con l’aiuto di queste collaborazioni, un approccio transdisciplinare: per capire il mondo contemporaneo il dibattito deve necessariamente attraversare le discipline, scovarne le intersezioni, sfruttarne la complessità e valorizzarne le diversità.
Come sempre, Biennale ha mantenuto un dialogo fondamentale con le scuole. Nel quadro dei percorsi formativi “in presenza” sono state coinvolte 90 classi (oltre 2300 studenti), allargando il progetto anche alla provincia di Cuneo; mentre per quanto riguarda il coinvolgimento a distanza, nel Campus allestito durante i giorni del festival saranno ospitati 130 ragazzi da tutta Italia.
Confermate anche le call lanciate per promuovere un coinvolgimento attivo della cittadinanza, delle organizzazioni culturali e degli studenti universitari, con una particolare attenzione al quartiere Aurora, che quest’anno diventerà il secondo cuore pulsante della kermesse con il progetto speciale Welcome Aurora.
Il programma della VI edizione prevede 133 appuntamenti che affronteranno il tema VISIBILE INVISIBILE seguendo quattro differenti filoni: Luci e ombre; La società̀ della trasparenza; Legami invisibili; Dal tramonto all’alba.
Tra gli ospiti internazionali: Wolfgang Streeck; Deniz Yücel; Branko Milanović; Jacques Rancière; Rupert Younger; Joan R. Rosés; Jean-Claude Guédon; Emilia Roig e Amal Yacef. Tra i numerosi appuntamenti: l’apertura con Fabrizio Gifuni che legge “I sommersi e i salvati”; lo spettacolo di chiusura di Lella Costa, ispirato a “Le città invisibili”; il concerto di Goran Bregović; un light-show di Serena Dandini; le letture-spettacolo di Nadia Fusini, Piero Boitani, Ernesto Franco.
BIGLIETTI Come nelle precedenti edizioni, l'ingresso è gratuito per tutti gli appuntamenti fino a esaurimento dei posti disponibili, fatta eccezione per gli spettacoli con biglietto d’ingresso (segue dettaglio).
I biglietti potranno essere ritirati a partire da un'ora prima presso la sede in cui si svolge l'incontro. Per chi vuole evitare le file e avere la certezza di un posto riservato, sarà possibile effettuare una prenotazione anticipata al costo di 5 euro.
Biennale Democrazia è un progetto della Città di Torino, realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino, in collaborazione con il Polo del ‘900.
Main partner: Intesa Sanpaolo ed Eni, con il sostegno di Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT e con il contributo della Camera di commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino. Partner: Lavazza; Reale Mutua; Smat; Con il patrocinio dell'Università degli Studi di Torino e del Politecnico di Torino, con ilsupporto di OGR Officine Grandi Riparazioni, Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT, Opera Torinese del Murialdo, Torino Social Impact e Fondazione Artea. Main media partner: Rai, Rai News 24, TGR, Rai Cultura, Rai Radio 3. Media partner: la Stampa; la Repubblica; Limes.

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