Apocalisse 13, 1-5
Alberto Barbera |
Se ne va anche la mostra di Manet.
A Milano. E questo è un successo dell'intera città.
Who's next? Alberto Barbera
E adesso a chi tocca? In attesa che trovino il sistema per epurare la Fondazione Cultura e Angela Larotella, è il turno del direttore del Museo del Cinema Alberto Barbera, un altro che il sindaco e Appendino tengono nel mirino fin da quando stavano all'opposizione: ricordate quando chiesero le sue dimissioni ipotizzando - a vanvera - che avesse ormai l'età della pensione?
Va però precisato che in questa eventuale defenestrazione il sindaco e Appendino c'entrano poco. Almeno sul piano operativo. Fin dal 20 giugno, il giorno dopo le elezioni, il Museo ha pubblicato il bando per trovare un nuovo direttore. Era un vecchio pallino dell'assessore regionale Parigi, che da tempo sostiene la necessità che il Museo del Cinema abbia un "direttore amministrativo". Un ragiunatt, insomma, che sappia far quadrare i conti. Benché, a quanto risulta, Barbera non se la sia cavata male, pure in quell'ambito: i bilanci paiono a posto.
Alla fine si era arrivati a un compromesso: il Museo avrebbe avuto un direttore "gestionale", ma Barbera sarebbe rimasto come direttore (o consulente) artistico. C'è una logica: non puoi pretendere che un ragioniere ti organizzi pure la retrospettiva di Gus Van Sant. E glissiamo sul fatto che Barbera non se l'era cavata male in ragioneria.
Però la permanenza di Barbera alla Mole oggi sembra tutt'altro che scontata. Il bando si è chiuso il 2 settembre. Sono arrivate 88 candidature, la Praxi, società incaricata della selezione, ha preparato una shortlist di sei (o forse dieci) nomi da sottoporre per la scelta finale all'Assemblea dei soci convocata per venerdì prossimo.
Da quella riunione uscirà il nome del nuovo direttore gestionale. Gestionale? Mah. Il bando è talmente mal scritto che tutto è possibile. Tra i compiti del direttore elenca soltanto attività gestionali. Però non fa cenno alla presenza di un direttore artistico.
Alberto Barbera non ne sa nulla. Il suo mandato scade il 31 ottobre. Del futuro incarico artistico non si è più parlato. Però risulta a questi uffici che quando quelli della Praxi hanno incontrato per un colloqui i candidati più credibili, una delle prima domande era: "Lei quali rassegne cinematografiche organizzerebbe?". Ah, ma allora cercano un ragioniere cinefilo. Facile, ce n'è a bizzeffe.
La successione di Patriziona
Torniamo alla vicenda dalla Fondazione Musei. Adesso cosa succede in quella sventurata istituzione? Beh, il Consiglio direttivo della Fondazione Musei dovrà scegliere un nuovo presidente. Che sia gradito al sindaco e Appendino, per evitare nuove guerriglie. La procedura non è breve. Intanto, servirà un Consiglio direttivo. Quindi sarà utile che il trio Giordano indichi con una certa qual cortese sollecitudine il rappresentante del Comune in Consiglio al posto del dimissionario Braccialarghe. Poi toccherà nominare il presidente del Consiglio direttivo: cioè il sostituto di Asproni. Però, badate bene, non in quanto presidente della Fondazione: sono cariche diverse. Qui si parla di presidente del Consiglio direttivo, ovvero dell'organo che, a norma di Statuto, dovrà poi eleggere, fra i suoi cinque componenti, il presidente della Fondazione.
Ora, sempre a norma di Statuto, chi sostituirà Asproni nel Consiglio direttivo dovrà essere designato congiuntamente dal sindaco di Torino e dal presidente della Regione. Questo passaggio potrebbe non essere tanto semplice. Ci sono altri tre soci (la Regione e le due fondazioni bancarie) che si presume vorranno avere voce in capitolo. E ho l'impressione che in Regione non abbiano preso tanto bene la decapitazione di Asproni. Insomma: va ad essere lunga.
Di sicuro, affronteremo Artissima con una direttrice a fine corsa (per il momento, almeno) e senza un presidente della Fondazione.
E senza la mostra di Manet.
E senza la mostra di Manet.
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