Passa ai contenuti principali

LUCI D'ARTISTA: VANESSA E LA PREMIATA GELATERIA BODONI



"Ice Cream Light" di Vanessa Safavi in piazza Bodoni: gelati di Natale
Ieri si sono riaccese le Luci d'Artista di Torino. Specifico "di Torino" perché - nonostante il marchio sia registrato dal nostro Comune - c'è chi sta cercando di impadronirsene: a Salerno hanno copiato l'idea e adesso sono lì che blaterano di "brevettarla". La faccenda mi apre qualche speranza per il mio futuro economico: magari faccio ancora in tempo a brevettare il telefono. Ad ogni modo: quelli di Salerno hanno uno strano modo copiare. Fanno il contrario dei cinesi: il prodotto è simile, ma costa il doppio. Lo scrive il "Corriere del Mezzogiorno" in un articolo che mi dà l'impressione di essere piuttosto ben documentato http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/salerno/notizie/arte_e_cultura/2013/31-ottobre-2013/luci-d-artista-torino-costano-1-milionea-salerno-si-superano-2-elettricita-esclusa-2223572046169.shtml 

Due Luci nuove

Alfredo Jaar
"Cultura=Capitale" di Alfredo Jaar. Così, tanto per ribadire il concetto
Dopo le scopiazzature salernitane, veniamo all'originale. Alle sei di ieri sera piazza Bodoni era già piena di gente a naso in su, che aspettava di vedere la nuova Luce d'Artista: "Ice Cream Light" di Vanessa Safavi www.vanessasafavi.net Per i torinesi, l'accensione delle Luci d'Artista è ormai una ricorrenza, una giornata simbolo, che ti dice che Natale non è poi così lontano. E ogni volta i torinesi sono curiosissimi di vedere come saranno le nuove Luci d'Artista. Perché ogni anno alla collezione si aggiungono una o due opere. Quest'anno sono due: la Luce della Safavi in piazza Bodoni e quella di Alfredo Jaar, intitolata "Cultura=Capitale", sulla facciata della Biblioteca Nazionale. E i torinesi non vedevano l'ora che le accendessero. Le due nuove e naturalmente anche le altre quindici, quelle "vecchie", scelte nella collezione che si è formata nel corso dei sedici anni di vita di Luci d'Artista.
Braccialarghe dietro le sbarre (del Conservatorio) parla di Luci d'Artista
Prima di accendere, in piazza Bodoni c'è stato il discorso di rito dell'assessore Braccialarghe, sulle scale del Conservatorio, che ha ripetuto una mezza dozzina di volte l'affettuosa espressione "le nostre belle luci", ha ricordato quanto le "belle luci" e le "tante iniziative culturali che portiamo avanti" attirino i turisti a Torino, ha lodato il Teatro Regio che realizza il progetto, ha ringraziato le Fondazioni bancarie (Crt e SanPaolo) e l'Iren che pagano quasi completamente i costi le delle Luci d'Artista, ha sottolineato che di conseguenza le Luci d'Artista non sono pagate con il denaro pubblico (dal che deduco che il Comune di Torino ha ceduto la sua partecipazione a Iren), non ha ovviamente menzionato il suo predecessore Firenzo Alfieri inventore delle "nostre belle luci", e alle sei e mezza ha iniziato il conto alla rovescia: "Meno cinque... quattro... tre...due... uno...accendere!", e le Luci d'Artista si sono accese in tutta la città, e in piazza Bodoni la gente con il naso in su ha applaudito e fatto oh!, e non ho capito se era un oh! di ammirazione o di stupore. Io ero stupito. In piazza Bodoni hanno aperto la più grande gelateria del mondo e io non ne sapevo niente. Poi mi hanno spiegato che quei festoni di coni gelati al neon lungo i quattro lati della piazza non sono l'insegna della gelateria, bensì l'opera d'arte. Scemo io che non avevo afferrato il messaggio di Braccialarghe, quando durante il suo sermone aveva affermato che "Torino è la città del gelato". Io mi ero sentito ignorante: fino a quel momento m'ero sempre figurato Torino come città del cioccolato. E Napoli, semmai, del gelato. Poi mi sono informato, e ho scoperto che il gelato è un'invenzione degli arabi, che lo fecero conoscere in Sicilia; in seguito, fu un fiorentino a esportarlo alla corte di Francia. Però è anche vero che il gelataio napoletano Domenico Pepino nel 1884 si trasferì a Torino dove aprì la gelateria che in seguito sarebbe diventata la prima fabbrica "industriale" di gelato http://www.gelatipepino.it/lastoria.php. Insomma, Braccialarghe sa quel che dice. Ma sto divagando. Tanto, nel mondo globalizzato, Torino o Napoli, gelato o cioccolato, non penso faccia tanta differenza.

Un'artista tutta da scoprire

Ad ogni modo, l'opera di Vanessa Safavi non mi piace: mi piacerebbe se avessi una gelateria, magari sul lungomare di Rimini, e in tal caso sì, credo proprio che potrei anche comprarla, un'insegna un po' costosa però i clienti li attira per forza, mica passa inosservata. Comunque, vergognoso della mia ignoranza, sono andato a documentarmi sull'artista. Da quel che ho trovato, posso dirvi che Vanessa Safavi è una trentatreenne d'origine iraniana. Nata a Losanna, ha "viaggiato molto" (http://www.radicate.eu/jennifer-chert-presents-vanessa-safavi/) e ora vive a Berlino dove lavora con la galleria Chert  http://www.chert-berlin.com/ita/artisti.asp?id=45&id_opera=412&subsezione=bibliografia che l'anno scorso l'ha presentata ad Artissima come una nuova proposta. In effetti non risultano sue mostre prima del 2011. Ad Artissima ha vinto il premio Illy Present/Future. Ora, so benissimo che dopo le prime Luci d'Artista, commissionate a autori di consolidata fama, oggi il trend è di puntare su nomi giovani: per risparmiare; e per aprirsi al futuro. Però. Intanto, saranno pure opere di giovani artisti, ma le nuove Luci non sono mica regalate: nell'articolo sul "Corriere del Mezzogiorno" Braccialarghe dice che per comperare le due di quest'anno abbiamo speso 150 mila euro. Ecchediamine, abbiamo beccato Picasso e Chagall redivivi. A questo punto c'è il problema della scelta degli artisti. Perché a dire quelli famosi sono buoni tutti: persino a me verrebbero in mente dei nomi incontestabili. Quando invece si tratta di puntare sui giovani sconosciuti, il gioco si fa duro: occorrono il gusto e la competenza di un sensibile conoscitore del complesso sistema dell'arte contemporanea. Adesso che ci penso, io non ho mai saputo chi scelga, in concreto, gli artisti a cui commissionare le nuove Luci d'Artista. Ignoranza mia, come al solito. Presumo che ci sarà un comitato scientifico di illustri critici d'arte. O magari un unico illustre critico d'arte? Di sicuro non possono essere gli uffici comunali (mancano di competenza specifica), né i galleristi o le fiere che lavorano con i galleristi (conflitto d'interessi), né i collezionisti o gli acquirenti istituzionali di opere d'arte (troppo legati alle gallerie), e neppure... Insomma, ho qualcosa da fare nei prossimi giorni. Voglio incontrare il signore che sceglie gli artisti per Luci d'Artista. E domandargli perché gli piace l'insegna della gelateria.
Intanto, se volete, potete dire la vostra con il sondaggio "Vi piace Ice Cream Night". Qui a fianco trovate la barra per votare.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la