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Derrick May è entusiasta della pashmina bianca di Dj Gabo. Stile italiano |
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Tutti in coda per Dj Harvey: la notte è ancora giovane |
Era partita come una serata molto tradizionale: la prima stagionale al Carignano, "Il teatrante" di Thomas Bernhard con Franco Branciaroli. A proposito: proprio bello, divertente e per nulla palloso. Se siete in zona, non perdetevelo, lui è oltre e il testo pure. Ad ogni modo: sapete come va, con questa nuova - e benefica - idea della presidente Evelina Christillin di far iniziare alcuni spettacoli alle 19,30. Va che alle dieci di sera sei fuori, e se ti garba di andare a dormire, ok, puoi andare a dormire. A me non garba di andare a dormire. Alle dieci di sera? Vabbè, non esiste. La mia amica Cocchi mi ha detto che a quell'ora c'è un secret event di Movement
www.movement.it in un posto in via Sant'Agostino, un negozio di abbigliamento che per l'occasione diventa una discoteca. Si chiama Selvaggia Creatura, o qualcosa del genere. Più o meno è davanti ai Tre Galli. Immagino che sappiate che in questi giorni a Torino c'è Movement, la versione europea del famoso festival di musica elettronica creato da dj e produttore Derrick May
https://myspace.com/derrickmay a Detroit, ed esportato da un po' di anni da noi. A Detroit Movement muove centomila persone. E pure qui sta marciando forte. E' cominciato il 24 ottobre e prosegue fino al 2 novembre, notti e giorni con dj stratosferici. Per Halloween al Lingotto schierano Dixon, Maceo Plex, Magda, Pan Pot, Vitalic, Adam Beyer, Ben Klock, Dvs1, Mathew Jonson e avanti coi carri. Domenica scorsa alle Lavanderie a Vapore di Collegno Laurent Garnier si è sparato otto ore di dj set. Robe così. E insomma, ieri sera - martedì 29, per capirci - c'era questo secret event al Quadrilatero, con Dj Harvey. Prendo e vado. Arrivo sul posto e c'è una marea di umanità sofferente in attesa di entrare. La serata è a inviti, quindi le speranze sono poche, ma dentro c'è Dj Harvey, mica pizza e fichi, e dunque starsene lì in attesa ha un senso. Non si sa mai. Io sono in lista e entro.
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Dj Harvey in consolle. La foto è quel che è, accontentatevi |
A dire il vero non stanno neanche a guardare la lista, tanto sono tirato a lucido per il teatro: cappottino sucato blu e clamorosa pashmina bianca sono sempre un ottimo pass in certe situazioni, date retta a un cretino. Ad ogni modo, entro e trovo una varia fauna di fighe imperiali e ragazzotti in felpa e tizi che una volta si chiamavano yuppies e adesso non so, ma è evidente che l'ultimo stipendio precario se lo sono spesi da San Carlo, o magari da H&M, non potrei dire con certezza, è abbastanza buio e io non sono abbastanza esperto per un giudizio definitivo. Comunque c'à Dj Harvey che sta suonando a palla e tutti bevono e dondolano a ritmo. Arrivano Maurizio Vitale e Gigi Mazzoleni, i due fuori di testa che organizzano Movement, gasatissimi perché il festival sta andando alla grande. Parliamo e beviamo dell'ottimo vino siciliano. Mentre stiamo lì a bere e parlare, con Dj Harvey che ci dà il ritmo, avvisto un tipo straordinario. E' Derrick May. Chiariamo: io non sono un addicted dell'elettronica. Dunque, non è che se vedo Derrick May mi sento come se vedessi Mick Jagger. Però Derrick May è un totem, per quel genere di musica. Ed è lì, in questo negozio discotecato, e non se la tira per niente. Vitale e Mazzoleni me lo presentano e io faccio per stringergliene cinque "nice to meet you" ma lui mi ferma, alza le mani in segno di ammirata resa e palpeggia la mia clamorosa pashmina bianca. "Fantastico - mi fa - la tua tenuta dà stile alla serata". Posso dire minchia? Minchia. Darrick May mi dice che dò stile alla sua serata. Son cose.
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Dj Derrick May & Dj Gabo: black&white in perfect harmony |
Vorrei spiegargli che in realtà la pashmina è una pashmina tarocca, che l'ho comperata da Rachid, il marocchino più celebre della città, quello che si è laureato in ingegneria e continua a vendere pashmine in via Po, però temo che il mio inglese non sia abbastanza fluente per spiegare il concetto "Rachid", quindi mi limito a ringraziare e a esprimergli il mio apprezzamento per il suo lavoro. Derrick - ormai siamo al tu - a sua volta esprime il suo apprezzamento per il mio essere lì, perché è ora che questa musica venga considerata con rispetto come qualsiasi altra musica, ed è felice che il suo lavoro venga apprezzato da persone tanto autorevoli. Io mi guardo in giro cercando di localizzare Vitale e Mazzoleni, per domandargli cosa diavolo gli hanno raccontato sul mio conto, ma i due furfanti si sono dati alla macchia. Allora mi lascio travolgere dal gorgo perverso delle foto ricordo. Ci fotografiamo a vicenda, poi arriva una branco vagante di fighe imperiali che vogliono fotografarsi con Derrick - curiosamente non sembrano impressionate dalla mia pashmina - e quando se ne vanno Derrick afferma di amare molto Torino, "vengo qui dagli anni Novanta e l'ho vista cambiare, i primi tempi trovavo chi mi chiamava cioccolatino, adesso no, è davvero una città internazionale", e io gli rispondo che sono molto felice di sentirglielo dire, e probabilmente ha contatti solo con la parte migliore di Torino e spero per carità di patria che continui ad andargli così bene. Poi mi domanda dove sono stato, prima, e io gli racconto dello spettacolo che ho visto. "Era buono?", mi domanda Derrick. "Molto buono - gli rispondo. - Branciaroli è un grande attore italiano, e il testo funziona perfettamente". "Vorrei andare a vederlo - fa Derrick. - Domenica, finito Movement, sono ancora a Torino. Cercherò un biglietto". "Guarda che è in italiano", lo avverto. "Non importa, a teatro la lingua non conta. Conta il cuore", dice lui. "Certo, conta il cuore", concordo.
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