Mi capita di rado di tornare a rivedere uno spettacolo. Stasera, per "Chelsea Hotel", faccio un'eccezione. E non perché gli autori-protagonisti sono due amici, Massimo Cotto e Mauro Ermanno Giovanardi. Ma perché è davvero uno spettacolo che vale la pena. Soprattutto per noi stagionati rockettari. Perché la storia dell'albergo di New York da dove sono passati un po' tutti - da Leonard Cohen e Janis Joplin, che ci fecero l'amore, ad Arthur Clarke, che ci scrisse "Odissea nello Spazio" - è la storia della vita che abbiamo attraversato. Una vita, a conti fatti, piuttosto interessante. "Chelsea Hotel" va in scena stasera alle 21 al teatro Matteotti di Moncalieri (via Matteotti 1).
Luca Beatrice ci ha lasciati all'improvviso, tradito dal cuore all'età di 63 anni. Era stato ricoverato lunedì mattina alle Molinette in terapia intensiva. Non sto a dirvi quale sia il mio dolore. Con Luca ho condiviso un lungo tratto di strada, da quando ci presentarono - ricordo, erano gli anni Novanta, una sera alla Lutèce di piazza Carlina - e gli proposi di entrare nella squadra di TorinoSette. Non me la sento di aggiungere altro: Luca lo saluto con l'articolo che uscirà domani sul Corriere . È difficile scriverlo, dire addio a un amico è sempre triste, figuratevi cos'è farlo davanti a un pubblico di lettori. Ma glielo devo, e spero che ne venga fuori un pezzo di quelli che a lui piacevano, e mi telefonava per dirmelo. Ma domani la telefonata non arriverà comunque, e pensarlo mi strazia. Ciao, Luca. Funerale sabato 25 alle 11,30 in Duomo.
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