La mostra di Boris Mikhailov nella nuova sede espositiva di Camera |
Ci sono casi in cui preferisco accontentarmi dell'Ansa. Capita quando non ho voglia di scrivere, o non ne vale la pena; oppure quando non riesco a farmi un'opinione chiara.
Stavolta non so. E' una cosa strana.
Grandi speranze, bella gente e soldi veri
Stamattina alla presentazione di Camera - Centro Italiano per la Fotografia ho provato una sensazione strana, e ho pensato che mi sarei limitato al lancio d'agenzia. Non equivocate: Camera è una figata. Mille metri quadrati di superficie espositiva, tre grandi mostre all'anno più altre complementari, attività didattiche e un programma di valorizzazione del patrimonio fotografico italiano con attività di studio degli archivi pubblici e privati: qui si vola alto.Direttrice di Camera è Lorenza Bravetta, una torinese che, dopo aver lavorato con Alberto Peola e Caterina Fossati, nel 1999 è entrata alla Magnum, e adesso la dirige. La torinesità deve aver contato qualcosa nella scelta di Torino. Città, peraltro, dove Magnum è di casa da un bel po' con le sue mostre.
Stamane c'era tanta gente, quella che conta nel giro dell'arte, e non solo. Compresi i fotomonumenti nazionali Gianni Berengo Gardin e Ferdinando Scianna. Clima da grandi occasioni, baciabbracci, diffuso compiacimento. E bastava un'occhiata alla sede - bella assai, progetto dello Studio Camerana - per capire che ci sono i soldi veri. I soldi dei privati, beninteso: i partner istituzionali sono Intesa San Paolo, Eni e la Magnum, la più importante e ricca fotoagenzia del mondo. Più altri sponsor ben forniti.
"Vero che è una vitaccia?". Confidenze fra Parigi e Coppola |
Il senso di Gabo per la sfiga: ricordate la Fif?
E' stato lì che ho capito cos'era quel disagio strano che mi arrivava dritto dritto dal mio sesto senso, il senso di Gabo per la sfiga.Ho già vissuto un momento simile. Tanti anni fa. Chi si ricorda della Fif, la Fondazione Italiana per la Fotografia? Fu fondata nel 1985 da Luisella d'Alessandro. Anche allora il progetto era ambizioso: in due decennni realizzò 170 mostre, 10 edizioni della Biennale Internazionale di Fotografia, 4 edizioni di Fotodiffusione. Raccolse un archivio di 167 mila reperti fotografici e una biblioteca di oltre 5 mila volumi, oltre a educare all’immagine oltre 24 mila giovani in quattro anni di attività didattica. Funzionò finché i conti cominciarono a traballare. Seguirono lunga e penosa agonia, confuse convulsioni e mestissima fine.
Però la Fondazione Italiana per la Fotografia aveva un male oscuro: la sua sopravvivenza dipendeva troppo dalla politica. Dalle scelte della politica, dai soldi della politica, dagli odii della politica.
Foto-ricordo: Bravetta (a dx.) con Braccia e Paris |
Proviamoci ancora
Adesso Torino ci riprova con la fotografia. O, più precisamente, la fotografia ci riprova con Torino. Sono sempre valide le parole di Ferdinando Scianna: «Mi stupisce che alcune istituzioni riscoprano oggi l’importanza della fotografia dopo aver fatto morire la Fif. Ma in un momento di difficoltà veder nascere una nuovo spazio è senza dubbio una buona notizia».L'altra buona notizia è che, stavolta, mi sembra che la politica resti fuori. Ok, la Bravetta ha detto che Fassino li ha sostenuti "con passione e dedizione". Però ho idea che soldi ne abbiano messi pochi o punti. Per cui non potranno metterci il peperone. Si limiteranno a una comparsata e due pose nelle foto ricordo. Incrocio le dita.
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