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BANCHE, CONTI, CANTONE: QUALCHE BUON MOTIVO PER FUGGIRE DA LIBROLANDIA

Aggiornamento: Cantone inguaia il Salone
Aggiornamento: Trasparenza e redditi, Comune e Regione in disaccordo


Per Massimo Lapucci tre mesi nel CdA del Salone bastano e avanzano
Una fuga right in time, prima che sia troppo tardi; e le banche sono soltanto una pia illusione, tutt'al più una speranza.
Così commentano i bene informati la notizia delle dimissioni dal CdA del Salone del Libro di Massimo Lapucci, segretario generale di Fondazione Crt.

La versione ufficiale: arriva la banca. E io sono il 13 barrato

Quando ho saputo delle dimissioni, mi apprestavo a un piacevole pranzo festaiolo. Così mi sono limitato a un post guardingo. Ho riportato la motivazione ufficiale: "Favorire, in una posizione di maggiore terzietà, l’ingresso di nuovi possibili soggetti sostenitori", laddove il "nuovo possibile soggetto sostenitore" si vorrebbe fosse la potente banca Unicredit; e lietamente a seguire pure Intesa San Paolo - mai porre limiti alla provvidenza - previe dimissioni dal CdA del Salone di Piero Gastaldo, segretario generale di Compagnia di San Paolo.
Ma, da quel che sento dire, pochi credono davvero nell'ingresso di Unicredit.
Ok, se entrassero le banche il Salone sarebbe salvo. 
Ok, se Lapucci si fosse davvero dimesso per "facilitare" l'ingresso nel Salone di Unicredit, il Salone sarebbe salvo.
Ok, e sei io avessi le ruote sarei un tram.

A che punto sono i soldi di Comune e Regione?

A quanto mi risulta, le dimissioni di Lapucci meglio si spiegano con l'allarme per i conti del Salone, e con la volontà (annunciata più volte) dei consiglieri d'amministrazione di dimettersi se non fossero arrivati entro dicembre i soldi promessi in settembre da Comune e Regione - un totale di circa 700 mila euro - per ripianare i bilanci 2014 e 2015. 
Non so se quei soldi sono arrivati. Più volte, almeno dalla Regione, mi hanno assicurato che sono pronti, ma non giurerei che siano stati davvero versati.

La variabile della "normativa Cantone"

Se ritardo c'è, potrebbe dipendere da un fatto tecnico non trascurabile. Incombe infatti la normativa Cantone sulla trasparenza nelle partecipate pubbliche che (ex articolo 22 del decreto 33/2013) vieta alle amministrazioni pubbliche di erogare somme a qualsiasi titolo in favore degli enti vigilati, controllati e società partecipate (è il caso del Salone) che non rispettino due obblighi: comunicare all’amministrazione vigilante i dati sulla trasparenza che riguardano l’ente, e pubblicare tali dati nei propri siti web. I dati comprendono (articolo 14 decreto 33/2013) curricula, compensi, altri incarichi e stato patrimoniale dei componenti degli organi di governo della partecipata. Nel sito della Fondazione per il Libro, però, non riesco a trovare gli stati patrimoniali (ovvero le dichiarazioni dei redditi ex art. 2 l. 441/1982) dei consiglieri d'amministrazione, che sono invece espressamente richiesti dall'art. 14, comma 1, punto f del decreto 33/2013. Va bene così, o può essere un ostacolo per ricevere finalmente i soldi pubblici? Non lo so, ditemelo voi espertoni. Per oggi mi sono già troppo strologato. Forse dopo le feste chiamerò il neo-responsabile della trasparenza del Salone, e chiederò lumi. Adesso non mi va di infrangere la quiete natalizia del prossimo, così come non vorrei che infrangessero la mia.

Cazzi propri e pubblica felicità

Apro invece una parentesi personale e provo a mettermi nei panni del sor Lapucci (o del sor Gastaldo, fa lo stesso) che s'è preso la briga del tutto gratuita di entrare nel CdA scongiurato dal Chiampa e da Filura come "salvatore della patria"
Adesso rischia di partecipare come protagonista non pagato al remake di "Titanic".
E per di più deve mettere in piazza la sua dichiarazione dei redditi (nonché, ai sensi della sullodata normativa, pure quelle della moglie e dei parenti entro il secondo grado, se consenzienti).
Tale incombenza presumo non lo preoccupi, come non preoccuperebbe me, che non ho nulla da nascondere; però io, per principio e per tigna, avrei preferenza che il popolo si facesse una bella padellata di cazzi propri, anziché leggersi democraticamente la mia dichiarazione dei redditi. Voglio dire: la trasparenza è una cosa bellissima, ma uno è anche libero di decidere che, per quel che gliene viene in tasca, fa più in fretta a dimettersi e lasciare che qualcun altro si becchi la rottura di palle.
Questo ragionamento però lo faccio io, che sono un pericoloso antisociale. Altri possono ritenere nobile spendersi per il bene del popolo. Si accomodino.
E noi torniamo ai fatti.

Lapucci va. E Gastaldo?

Massimo Lapucci e Piero Gastaldo sono entrati nel CdA del Salone in settembre, come rappresentanti rispettivamente di Regione e Comune. "A titolo personale", avevano subito precisato per non suscitare vane speranze, e non in quanto segretari generali di Fondazione Crt e Compagnia di San Paolo. Però tutti li consideravano quantomeno dei "garanti" di serietà amministrativa e di un rapido risanamento dei conti. In effetti, i due sceriffi si erano subito messi al lavoro passando al setaccio ogni atto e ogni spesa del Salone. Mentre lo facevano non avevano delle belle facce. E se adesso se ne vanno, vorrà ben dire qualcosa.
Notate: scrivo "se ne vanno", benché soltanto Lapucci si sia dimesso. Gastaldo no. Almeno, non ancora. Però a me piace portarmi avanti con il lavoro.

Quanto vale davvero il Salone?

C'è poi la questione del "valore" complessivo del Salone, che mi aveva ispirato alcune pessimistiche riflessioni (qui linkate), soprattutto riguardo la valutazione del marchio e degli allestimenti. Non vorrei che analoghi cattivi pensieri fossero venuti in mente a Lapucci, tanto da indurlo a salutare la bella compagnia. No, perché ragionando sulla famosa "ipotesi Picchioni" che vi avevo mostrato in anteprima, un pessimista potrebbe anche decidere che il piatto del Salone piange un bel po' di  milioni, e quindi non è il caso di esserci quando scoppierà il casino.
Vabbé, se certe idee frullano in capo a me che sono un salame, poco male.
Ma Lapucci non è un salame.

Capitano, per caso ha visto qualche iceberg?

Per il poco che lo conosco, Lapucci è un tipo serio. Anche amabile, nel privato; ma certo non scherza quando si tratta di denaro. I conti li sa fare ultrabene, e non credo ami vedere il suo nome coinvolto in un naufragio: non a titolo personale, e men che meno coinvolgendo Fondazione Crt.
Se davvero i bene informati hanno ragione - e spesso i bene informati, in quanto tali, hanno ragione - e quindi Lapucci ha optato per la fuga right in time... beh, c'è poco da stare allegri: non si prospetta nulla di buono, per il Salone del Libro di Torino.
Per cui si prevede un'imminente ricerca del capro espiatorio. Sono pronto a scommettere su chi sarà il prescelto.

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