Dentro al mio pc: un virus satollo di mail |
Forse ho la mailbox sotto attacco. Forse un virus malignazzo ci si è installato, e respinge
proditoriamente qualsiasi mail in arrivo dalla Fondazione Torino
Musei, dalla Gam, da Palazzo Madama, dal Borgo Medievale e dal Mao.
Da tutte le istituzioni, insomma, della galassia presieduta da
Patrizia Asproni.
Al momento resta esente
dal virus malignazzo il Castello di Rivoli, forse perché
l'annessione non è ancora completata.
Segnalo il fenomeno
all'attenzione degli esperti di informatica, dei nerd, della polizia
postale e dei collezionisti di minchiate: da tempo ormai non ricevo più
regolarmente i comunicati stampa riguardanti le attività della
Fondazione Torino Musei.
Sulle prime non ci ho
fatto caso. In genere ho fonti più serie e attendibili di un
comunicato stampa.
I maneggi per avere una notizia
Poi, all'inizio dell'anno,
mi accorgo che non mi arrivano i soliti dati sulle presenze nei
musei: dati che trovo invece sull'Ansa, e che devo poi sudare quattro camicie per ottenere in dettaglio direttamente dalla Fondazione.
Mi informo con alcuni
colleghi: mi confermano di aver ricevuto il comunicato esattamente come l'Ansa, e
contemporaneamente all'Ansa.
Oh caspita, penso io. Vuoi
vedere che questi della Fondazione si sono risentiti perché è un
anno che gli meno il torrone con lo strano bando del Mao, la strana
chiusura della biblioteca della Gam, e un altro po' di stronzatelle assortite?
Ma subito mi vergogno del
mio malpensare: la Fondazione Torino Musei è cosa pubblica,
emanazione del Comune, figurarsi se si permettono un comportamento
che nemmeno l'ultimo dei guappi. Tanto più che all'intero cucuzzaro
della Fondazione (e del Comune) gli stipendi glieli pago io con le
mie tasse, e vorrei ancora vedere che fanno gli spiritosetti. E poi i colleghi dell'ufficio stampa hanno una deontologia, che diamine! Mica si scherza, su certi principii.
No, è assurdo pensare a una ripicca. Non sta in piedi. Ma quale attentato alla libera informazione: ci sarà stato un
disguido, mi rassicuro. Nient'altro che un semplice disguido.
L'incontro “riservato”: solo premi Pulitzer
Passa qualche giorno, e mi
sorprendo a leggere sui quotidiani la cronaca di un incontro stampa
nel corso del quale Patriziona Asproni ha presentato i risultati
della Fondazione nel 2015. Sorbole, mi dolgo, non ne sapevo nulla!
Passo al setaccio la
mailbox per cercare l'invito che certamente mi era sfuggito. Ma non
lo trovo. Ben sapendo che la presidente Asproni soffre di una
naturale ritrosia apparire, specie quando c'è da prendersi dei
meriti, ipotizzo che non ci sia stato invito, e che i giornalisti –
più bravi o più fortunati di me - si trovassero a passare da lì
per caso quando Patriziona è apparsa con il discorso in mano. Provo
a indagare. Ottengo risposte contraddittorie: prevale la versione di
un “incontro riservato ai principali organi d'informazione
cittadini”. Però, mi garantiscono, Gabo è sempre nella mailing
list della Fondazione, ci mancherebbe altro! Concordo: ci mancherebbe
altro.
Ben conscio di non poter
competere con tanti premi Pulitzer locali, resto tuttavia vigilante. E si verifica uno strano fenomeno:
dalla Fondazione Torino Musei continua a non arrivarmi nulla; però
mezza Torino prende la simpatica abitudine di girarmi di default ogni
mail diffusa dagli addetti stampa della Fondazione. Qui sta il vero mistero dei misteri: da qualsiasi altro indirizzo, le mail mi arrivano.
Insomma, ho beccato un virus molto, ma molto, ma mooolto selettivo.
Chiedo lumi a Braccialarghe
La faccenda è divertente,
non fosse che un po' m'intasa la mailbox. E poi la gente è cattiva e gode a seminar zizzania: mi arrivano all'orecchio dicerie insinuanti e vergognose, illazioni che non posso tollerare anche perché riguardano persone a me care, che stimo e rispetto. Per cui, un bel dì, decido
di parlarne con l'amico Braccialarghe. “Mau – gli dico – gira
voce in città che Patrizia o chi per essa non mi manda più i
comunicati stampa perché l'ho troppo perculata”. Braccia
trasecola: “Impossibile – esclama – non avrebbe senso”.
Concordo. “E non è ammissibile discriminare fra giornalisti buoni
e cattivi”. Ri-concordo. “Sono sicuro che non è vero”. Non posso che ri-ri-concordare, sebbene la mia natura sospettosa mi istighi a sospendere
il concordamento.
Patriziona mi rassicura
Braccia s'impegna ad
approfondire la questione ai massimi livelli, e dopo un po'
s'appalesa Patriziona mia. Ci scambiamo bacetti e moine. Lei è
strasicura che quella voce infamante sia, per l'appunto, soltanto una
voce infamante. Mi domanda: “Ma tu pensi che sarei così
sciocca?”. No, non lo penso; ma le faccio notare che di servi
sciocchi è pieno il mondo, e i servi sciocchi commettono in genere
azioni sciocche. Patrizia s'impegna a una severa verifica nelle
sedi opportune, e come segno di buona volontà mi porta a visitare il sottotetto di Palazzo Madama. Concordiamo che è un posto fantastico.
Santa Barbara mi disinnesca
Nel pomeriggio, con
apprezzabile solerzia, mi chiama la superboss dell'ufficio stampa,
ovvero la giovane e brillante Barbara Papuzzi, di recente ingaggiata
da Patriziona ufficialmente per “migliorare e internazionalizzare la visibilità dei musei torinesi”, e ufficiosamente – dicono in città – per “disinnescare le bombe”.
Non mi sento tanto bomba, ma le faccio notare che, se anche lo fossi, tentare di uccellarmi con
trucchetti da asilo non è esattamente il sistema giusto per
disincazzarmi.
La giovane e brillante
Papuzzi mi assicura che no, non c'è nessun editto bulgaro contro il
povero Gabo, “sarebbe troppo sciocco, oltre che professionalmente
inammissibile”. Concordo.
Quello fu un giorno pieno
di concordia.
La giovane e brillante
Papuzzi, a riprova della sua buona fede, mi fa consegnare a
domicilio, nel giro di un'ora, il prezioso fascicolo distribuito nel
corso dell'incontro stampa al quale non ero stato ammesso. E' un
elegante e illustratissimo patinato (peraltro reperibile sul sito della Fondazione) che esalta le opere e i successi
dei musei torinesi. Giunge a fagiuolo: adesso il mio tavolo non
zoppica più.
Ma i comunicati non arrivano
Passa qualche giorno, e
dai miei fedeli giratori di mail mi arriva il comunicato che annuncia
l'ennesima trovata della Fondazione Musei: il mitico “decreto Ortofrutta”, in base al quale chiunque abbia un cognome
ortofrutticolo entra gratis a Palazzo Madama, per la mostra del
pittor delle verdure Bartolomeo Bimbi. Notizia fondamentale per i
signori Zucca, Ravanello e Cetriolo, e curiosa per tutti gli altri.
Ricontrollo la mia
mailbox: non c'è traccia del comunicato originale, quello che avrei
dovuto ricevere direttamente dagli uffici stampa della Fondazione.
Un po' mi rattristo.
Capisco che si preferisca
non strombazzare troppo in giro un'idea talmente geniale: ma il
mancato invio mi pare lesivo per la credibilità delle signore
sullodate. Così scrivo a Patriziona un sms cortese, in cui la prego
di riferire a chi di dovere che comincio un po' a spazientirmi.
Poiché mi è giunta all'orecchio una nuova improbabile diceria (“non
inviamo i comunicati ai blogger, solo ai giornalisti”), aggiungo a
scanso d'equivoci che io sono e resto prima di tutto un giornalista
professionista (e pure con i controcazzi), per cui una simile
discriminazione, ancorché improbabile e idiota, non si potrebbe
applicare al sottoscritto.
Patriziona, da Parigi dove
sta raccogliendo lodi, mi risponde che controllerà: “Emanerò un
editto affinché tu riceva tutto”, garantisce benevola.
Oh, finalmente. Se garantisce Patriziona, siamo a posto. La truppa eseguirà fedelmente.
E continuano a non arrivare
E difatti ieri mattina apprendo
che, sempre in occasione della mostra del Bimbi, Palazzo Madama
ospiterà interessanti incontri d'arte e di scienza. Lo apprendo,
manco a dirlo, dal comunicato stampa della Fondazione (per la
precisione di Palazzo Madama) che verso l'ora di pranzo mi viene girato come al solito da
mezza Torino; tranne che dagli uffici stampa della Fondazione.
Ovviamente.
Ma le sorprese sono sempre dietro l'angolo. Nel cuore della notte fra lunedì 15 e oggi, martedì 16, in clamoroso ritardo rispetto alla diffusione presso gli altri operatori dell'informazione (il lancio Ansa è delle 15,33 di lunedì 15, la prima mail mi è stata girata alle 14,21), ma in casualissima contemporanea con la prima pubblicazione di questo post, compare anche nella mia mailbox il fatidico comunicato. E' quasi l'una di oggi, martedì16 febbraio, e sono ammirato: alla Fondazione Torino Musei il lavoro non si ferma mai, e si inviano i comunicati stampa alle 00,57. Non c'è che dire: si guadagnano ogni singolo centesimo della paga senza risparmiarsi né veglie né fatiche.
A meno che - ipotesi non denegabile - il virus si stia evolvendo, e anziché mangiarsi le mail adesso si limiti a ritardarle quel tanto che basta per renderle inutili ai fini informativi.
Un miracolo nella notte
Troppo tardi: la mail arriva alle 00,57 |
A meno che - ipotesi non denegabile - il virus si stia evolvendo, e anziché mangiarsi le mail adesso si limiti a ritardarle quel tanto che basta per renderle inutili ai fini informativi.
Insomma, il mistero continua.
Mistero di sicuro informatico, stante l'indubitabile buona fede di
Patriziona e dei suoi addetti stampa. Sarò pertanto grato a qualsiasi hacker
capace di risolverlo. Intanto voi giratori di mail continuate pure a
girarle. Da voi, chissà come e perché, arrivano.
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