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TORINO SCAVA. CI SIAMO FUMATI PURE AMBIENTE ITALIA

Beppe Rovera, giornalista Rai, ex conduttore di Ambiente Italia
In attesa di perdere il Salone, ci siamo fumati un altro pezzo di Rai. Nell'ambito del vasto e ambizioso programma di demolizione della terza rete, la liquidatrice Daria Bignardi ha cancellato "Ambiente Italia", il programma d'informazione ambientale della Tgr curato da Beppe Rovera che andava in onda dalla sede Rai di Torino dal 1990. La foglia di fico sul malestro è il prolungamento di cinque minuti di "Leonardo", il tg scientifico di 10 minuti anch'esso prodotto a Torino, che assumerà la dicitura "tg della scienza e dell'ambiente". Va da sé che le inchieste scomode di "Ambiente Italia" scompariranno: ambiente sì, ma senza disturbare il manovratore. In compenso, viene annunciato un nuovo programma culturale, "Petrarca".
La sgradevole decisione priva la tv di Stato di un programma che rispondeva concretamente alla presunta mission di "servizio pubblico"; e infligge un altro duro colpo al ruolo produttivo della sede torinese, da anni ridotto al lumicino. La prossima tappa sarà, presumo, portare altrove l'Orchestra Sinfonica Nazionale. Quanto ci scommettete? Il progressivo disimpegno della Rai da Torino è sotto gli occhi di tutti. Pare - dico pare - che anche "Scala Mercalli", altro programma giubilato di recente, sia stato cancellato dopo che il conduttore Luca Mercalli aveva preteso che la nuova serie della trasmissione venisse realizzata a Torino.
Comunque la decisione di chiudere "Ambiente Italia" era nell'aria, dopo che, la scorsa stagione, la rubrica "verde" era stata prima sospesa per dar spazio agli speciali sull'Expo milanese, e quindi ridotta a una sparuta mezz'ora. Eppure l'eutanasia è stata brillantemente praticata nel totale disinteresse degli sfaccendati che avrebbero l'incarico istituzionale di tutelare gli interessi e il bene comune della città e/o della nazione. Nel variegato e pittoresco dibattito politico degli ultimi mesi non ricordo di aver intravisto uno straccio di impegno serio a tutela di quello che è stato, e dovrebbe restare, un patrimonio culturale (oltre che occupazionale) della città. Adesso lorsignori si sciacquano la coscienza con gli unici strumenti di cui hanno contezza: qualche dichiarazione vaniloquente, qualche post indignato su Facebook. Così si tolgono il pensiero e possono tornare alle loro tavanate. Politici da videogame. 
Raccogliamo ciò che abbiamo seminato, e non resta che attendere con inquieta curiosità la nostra prossima disgrazia. Il declino, quando comincia, è generale, e non lo fermi più. Tutto contribuisce, e le botte di sfiga si susseguono e s'accavallano come onde nel mare in tempesta, non necessariamente consequenziali o collegate, però logiche in virtù della legge di Freak: "Non è vero che quando hai toccato il fondo non puoi che risalire: io comincio a scavare". 
E Torino scava. Scava. Scava.

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