Ricordate la protesta di Confesercenti?
Temono contraccolpi sulle loro attività, se Torino perdesse i grandi
eventi.
E la Camera di Commercio che strepita affinché non si facciano passi indietro e si trovino le risorse per i grandi eventi?
A parole, gli imprenditori torinesi hanno capito il valore della cultura e dei grandi eventi come stimolo per le attività economiche.
A parole.
Nei fatti non hanno capito una mazza.
Dal 2 al 6 novembre Club to Club porterà a Torino oltre cinquanta artisti internazionali - molti in esclusiva italiana - per dare vita a quello che la stampa specializzata di qua e di là dell'Oceano considera uno dei maggiori festival musicali al mondo. Ripeto al mondo. Un festival che se la gioca alla pari con manifestazioni ben più ricche e che squaderna cartelloni stellari: quest'anno al Lingotto c'è l'altra metà dei Radiohead Jonny Greenwood, io vi raccomando Arto Lindsay al Conservatorio (non di sola elettronica si nutre Club to Club), ma spaccheranno Autrechre, Arca, Laurent Garnier, Daphni (ovvero la nuova identità di Karibou), la rivelazione italiana Ghali.
Club to Club attrae a Torino pubblico da tutta Italia (il 55 per cento arriva da fuori Piemonte) e dal resto del mondo (il 18 per cento delle presenze, da 35 diverse nazioni). Da sedici anni l'associazione culturale X-plosiva lo organizza con risorse in gran parte proprie: circa l'80 per cento del budget totale, che si aggira sugli 800 mila-un milione di euro. E' un bilancio sostenibile, ma a prezzo di sacrifici e rinunce. Crescere ancora, come sarebbe logico per un festival ambizioso, resta una generosa aspirazione, in simili condizioni.
Club to Club si mantiene principalmente con gli incassi della biglietteria e con le sponsorizzazioni. L'appeal della manifestazione, seguita da centinaia di testate generaliste e specializzate, è tale da attrarre partner di prima fascia: i main sponsor sono Audi, Absolut, Noisey, e poi ci sono Klm, Philips, Red Bull, Warp, British Council, Goethe Institut. E l'ambasciata olandese, che fra l'altro ha proposto Club to Club per un contributo ministeriale: olandese, sia chiaro, perché dai ministeri nostri non s'è mai visto un soldo.
Sponsor italiani, e men che meno torinesi, non pervenuti, se si escludono alcuni volonterosi contributi tecnici e preziosi compagni di strada come Bellissimo o Ied.
La Camera di Commercio, sia detto a suo onore, almeno investe 10 mila euro per finanziare "Dance Salvario", la festa di chiusura che coinvolgerà l'intera San Salvario con evidenti ed immediati benefici per gli esercizi della zona. Ma non un'azienda che sia una, fra le tante che frignano per "l'impoverimento di Torino", s'è degnata di mettere mano al portafogli. Investimenti sulla cultura sì, ma i soldi li metta qualcun altro. Sono bravi tutti, così.
Dal Comune, invece, finora sono arrivate più che altro chiacchiere. Dopo la figuraccia dell'anno scorso, Fassino aveva affidato Club to Club alle amorevoli cure della Fondazione Cultura, che in attesa di essere liquidata dalla nuova giunta è riuscita a tirar fuori un finanziamento di 10 mila euro.
Ma Club to Club sperava in un'inversione di rotta ben più corposa, a Palazzo Civico: nel novembre del 2015, sull'onda delle polemiche per la scarsa attenzione di Filura nei confronti del Festival, l'allora candidata sindaco Chiara Appendino aveva speso parole mielate, promettendo mari e monti che al momento ancora non si vedono. Gli organizzatori - Sergio Ricciardone e Roberto Spallacci - dopo la vittoria di Appendino hanno incontrato gli assessori Sacco (Commercio) e Leon (Fontane), e naturalmente Giordana (AsCulProp), ricevendone rassicurazioni e impegni. In concreto, però, sul fronte comunale siamo fermi alla concessione del gratuito patrocinio e alla speranzosa dichiarazione dell'assessore Leon: "Cercheremo di confermare il contributo dell'anno scorso (16 mila euro, NdG), su questo bilancio non possiamo fare di più". Di Appendino non ho notizie. Però Leon dice che Club to Club è "un'esperienza fondamentale per la città, per il linguaggio contemporaneo che porta, e perché riesce a lavorare con tutti in tutti i luoghi". Sono soddisfazioni. Magari l'anno prossimo si monetizzano.
Meno male che ci sono, quelli che ci credono. Perché se stiamo ad aspettare i banfoni siamo già morti. Mentre a Milano scalpitano per beccarsi Club to Club.
A parole, gli imprenditori torinesi hanno capito il valore della cultura e dei grandi eventi come stimolo per le attività economiche.
A parole.
Nei fatti non hanno capito una mazza.
Dal 2 al 6 novembre Club to Club porterà a Torino oltre cinquanta artisti internazionali - molti in esclusiva italiana - per dare vita a quello che la stampa specializzata di qua e di là dell'Oceano considera uno dei maggiori festival musicali al mondo. Ripeto al mondo. Un festival che se la gioca alla pari con manifestazioni ben più ricche e che squaderna cartelloni stellari: quest'anno al Lingotto c'è l'altra metà dei Radiohead Jonny Greenwood, io vi raccomando Arto Lindsay al Conservatorio (non di sola elettronica si nutre Club to Club), ma spaccheranno Autrechre, Arca, Laurent Garnier, Daphni (ovvero la nuova identità di Karibou), la rivelazione italiana Ghali.
Come si finanzia un grande festival
Jonny Greenwood (Radiohead) il 5 novembre al Lingotto |
Club to Club si mantiene principalmente con gli incassi della biglietteria e con le sponsorizzazioni. L'appeal della manifestazione, seguita da centinaia di testate generaliste e specializzate, è tale da attrarre partner di prima fascia: i main sponsor sono Audi, Absolut, Noisey, e poi ci sono Klm, Philips, Red Bull, Warp, British Council, Goethe Institut. E l'ambasciata olandese, che fra l'altro ha proposto Club to Club per un contributo ministeriale: olandese, sia chiaro, perché dai ministeri nostri non s'è mai visto un soldo.
Sponsor italiani, e men che meno torinesi, non pervenuti, se si escludono alcuni volonterosi contributi tecnici e preziosi compagni di strada come Bellissimo o Ied.
Investiamo sulla cultura: ma i soldi li metta qualcun altro
Dalle aziende torinesi sponsorizzazioni forti non ne sono arrivate, benché quelli di Club to Club abbiano bussato a infinite porte. Eppure è stato calcolato che il Festival genera quasi tre milioni di euro (per la precisione 2,8: diconsi duemilioniottocentomila) di ricaduta economica sul territorio.La Camera di Commercio, sia detto a suo onore, almeno investe 10 mila euro per finanziare "Dance Salvario", la festa di chiusura che coinvolgerà l'intera San Salvario con evidenti ed immediati benefici per gli esercizi della zona. Ma non un'azienda che sia una, fra le tante che frignano per "l'impoverimento di Torino", s'è degnata di mettere mano al portafogli. Investimenti sulla cultura sì, ma i soldi li metta qualcun altro. Sono bravi tutti, così.
La Regione ci crede davvero
Non che le istituzioni pubbliche si coprano di gloria. La Regione sì, va detto: in Club to Club ci crede concretamente. Ieri l'assessore Parigi ha confermato la convenzione con il Festival: centomila euro (e l'anno scorso erano già 80 mila), e un progetto chiaro per portare gli spettacoli nelle Regge Sabaude. Quest'anno, infatti, la notte d'apertura di C2C, il 2 novembre, è a Venaria.Comune: le promesse della candidata, i fatti dell'eletta
Leon e Parigi alla presentazione di C2C |
Ma Club to Club sperava in un'inversione di rotta ben più corposa, a Palazzo Civico: nel novembre del 2015, sull'onda delle polemiche per la scarsa attenzione di Filura nei confronti del Festival, l'allora candidata sindaco Chiara Appendino aveva speso parole mielate, promettendo mari e monti che al momento ancora non si vedono. Gli organizzatori - Sergio Ricciardone e Roberto Spallacci - dopo la vittoria di Appendino hanno incontrato gli assessori Sacco (Commercio) e Leon (Fontane), e naturalmente Giordana (AsCulProp), ricevendone rassicurazioni e impegni. In concreto, però, sul fronte comunale siamo fermi alla concessione del gratuito patrocinio e alla speranzosa dichiarazione dell'assessore Leon: "Cercheremo di confermare il contributo dell'anno scorso (16 mila euro, NdG), su questo bilancio non possiamo fare di più". Di Appendino non ho notizie. Però Leon dice che Club to Club è "un'esperienza fondamentale per la città, per il linguaggio contemporaneo che porta, e perché riesce a lavorare con tutti in tutti i luoghi". Sono soddisfazioni. Magari l'anno prossimo si monetizzano.
Le Fondazioni: soldi, progetti e nel 2017 le Ogr
Per fortuna ci sono le fondazioni bancarie: Compagnia di San Paolo mette 35 mila euro, Fondazione Crt 22 mila, ma soprattutto ci credono e fanno sistema con iniziative congiunte. E ieri il segretario generale della Fondazione Crt, Massimo Lapucci, ha potuto annunciare che la prossima edizione di Club to Club si farà nelle rinnovate Ogr: ovviamente se, come ormai pare possibile, la ristrutturazione si chiuderà entro l'autunno del 2017. "Club to Club potrebbe essere il nostro evento inaugurale", azzarda Lapucci.Domani Listen to me: la città che suona
Ecco, questi sono i privati che ci credono: come la Fondazione Sandretto, che con Club to Club collabora da tempo e che domani ospita la serata inaugurale di Luci d'Artista ma anche di "Listen to me - A great symphony for Torino", la sonorizzazione della città firmata C2C e British Council.Meno male che ci sono, quelli che ci credono. Perché se stiamo ad aspettare i banfoni siamo già morti. Mentre a Milano scalpitano per beccarsi Club to Club.
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