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CODA E LA COLTURA DI TORINO

"In tema colturale": dal curriculum vitae del dott. Roberto Coda
Suscita qualche perlessità la nomina del commercialista Roberto Coda, scelto (ed era ora) dal sindaco e Appendino per sostituire il dimissionario Maurizio Braccialarghe in seno al Consiglio direttivo della Fondazione Torino Musei.
Professionista apprezzato e di successo, che ha tra i suoi clienti anche istituzioni come il Consorzio della Venaria Reale e l'Associazione Torino Città Capitale Europea, Coda non entusiasma i grillini militanti, che lo considerano organico all'odiatissimo "sistema Torino". Ma soprattutto non mancano gli scettici che si domandano quali competenze il neonominato consigliere - senz'altro molto caro ad Appendino e Leon - abbia in materia di cultura e musei.
In realtà la scelta di Coda dice molto sui progetti della giunta cinquestelle in quell'ambito. Intanto è significativo che, a differenza del passato, l'attuale amministrazione non ritenga di essere rappresentata nel Consiglio della Fondazione Musei dall'assessore in persona; decisione ancor più pregnante oggi che Torino disporrebbe di un apposito assessore ai Musei (e alle Fontane).

Si fa presto a dire coltura. Ma quale?

Ma davvero illuminante è il curriculum vitae di Coda, presentato dallo stesso e disponibile sul sito del Comune. Esso, alla voce "capacità e competenze tecniche", elenca infatti "gli incarichi più rilevanti assunti e/o in corso in tema colturale".
Resta da capire se Torino punterà genericamente sull'agricoltura (cruciale settore al quale questa città ancora sottrae troppe braccia) o su qualcosa di specifico, come una vegetarianamente targhettizzata orticoltura, va da sé bio. Per considerazioni geografiche (a Torino non c'è il mare) tendo a escludere la piscicoltura, così come scarterei l'ovinicoltura, invisa ai vegani e funestata dalla diffusione dei lupi nelle nostre vallate. L'elicicoltura mi sembra troppo di nicchia ed elitaria. Più vicina alla vocazione profonda della città è senz'altro la pollicoltura.

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