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CON PAROLE LORO: LA GUERRA DI MANET RACCONTATA DAI REDUCI

Esclusiva mondiale: il prossimo presidente della Fondazione Torino Musei
Stamattina sono andato a godermi l'ultima puntata (per ora) dell'ennesima figuradimmerda sabauda.
Patrizia Asproni s'è dimessa da presidente della Fondazione Torino Musei durante un Consiglio direttivo convocato ad hoc. C'erano i rappresentanti della Regione (l'assessore Parigi) e quelli di Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt. Assente il rappresentante del Comune, per il semplice motivo che, dopo le dimissioni di Braccialarghe, la nova giunta non ha ancora provveduto a nominarlo. Ha preferito prima liberarsi della presidente.
Non commento, perché la vicenda ormai mi ha rotto. 

Pubblico solo documenti. Preceduti da tre notizie che nei documenti non ci sono.

Asproni e Appendino giocano alle signore

La prima notizia: stamattina finalmente Asproni e Appendino si sono parlate. Al telefono. Breve conversazione. Asproni ha sottolineato che magari era meglio sentirsi prima. Ma pare non siano volati i vaffanculo. Anzi, le due signore si sono salutate ripromettendosi di incontrarsi, fuori dai rispettivi ruoli, per un caffé. Tanto per vedersi in faccia. Non è chiaro se il caffé lo prenderanno al bar, o a mezzo Ansa.

Parigi-Torino-Milano: i viaggi di Manet

Seconda notizia: dopo le dimissioni, Patriziona ha tenuto una conferenza stampa. Le ho chiesto di spiegarmi com'è la storia della mostra di Manet, che a suo dire era ferma ai pour parler con i francesi, mentre dall'articolo di stamane sul Corsera pare già bell'e pronta. Mi ha risposto che dei contatti c'erano stati, il 7 luglio Carolyn Christov Bakargiev aveva scritto al direttore del Musée d'Orsay Guy Cogeval. Poi ci si era fermati in attesa di ricevere indicazioni da un incontro con Appendino e/o Leon, incontro che non c'è mai stato. Nel frattempo – ha ipotizzato Asproni – si vede che i francesi e Skira, avendo letto sui giornali che la nuova giunta è contraria alle mostre blockbusters, si sono rivolti a Milano. Chiaro che la mostra non è già pronta: ma basteranno pochi mesi per allestirla, ha aggiunto, una volta che c'è la volontà politica.

Ma cos'è questo sistema Torino

Terza e ultima notizia. Ho domandato ad Asproni di spiegarmi l'accenno, nella sua intervista al Corriere della Sera, a un “sistema Torino” che, sembra di capire, avrebbe osteggiato pure lei. Asproni mi ha risposto che il sistema Torino ha fatto anche ottime cose, ma lei non se ne è mai sentita parte.

E direi che mi sono anche troppo sforzato, per una vicenda tanto ridicola quanto miserabile.

Andatevene a quel paese: l'addio di Patriziona

Antonella Parigi e Patrizia Asproni
Riporto a seguire la dichiarazione d'addio dell'Asproni – che. va detto, la tocca piano piano, con il trio Giordana – e il comunicato del Consiglio direttivo, che è ora presideduto dalla vice-presidente Antonella Parigi, nell'attesa che il Comune nomini in accordo con la Regione il sostituto di Asproni. Poi il Consiglio eleggerà il nuovo presidente della Fondazione. Questa è la procedura corretta. Ma prevedo che sarà un Vietnam. Antonellina Parigi, quando compare in conferenza stampa, ha la faccia di una lady che ha avuto a che fare con un carrettiere ubriaco: “La volontà di sostituire Asproni ci può stare: ma almeno incontrarla, prima, e consultare gli altri soci della Fondazione, sarebbe stato il minimo, tra persone civili”, sibila. Mi sa che il Chiappendino comincia a zoppicare.

Vabbé, bando alle ciance.
Eccovi intanto la dichiarazione di Patriziona Asproni. Non la manda a dire.


“Lascio per profonda sfiducia nella nuova amministrazione comunale”: la Presidente della Fondazione Torino Musei, Patrizia Asproni, si dimette dall’incarico che ha ricoperto da settembre 2013.
“Avrei voluto incontrare la Sindaca e parlare con lei dei progetti della Fondazione. Non è stato possibile. La città ha dimostrato un comportamento non istituzionale – per non dire maleducato e offensivo – nei miei confronti e verso un ente autonomo come la Fondazione, in cui siedono i rappresentanti della Regione Piemonte, della Fondazione Crt e della Compagnia di San Paolo” dichiara Patrizia Asproni.
“Sono un manager che presta gratuitamente servizio civile e rispondo attraverso i risultati. Che dimostrano una crescita costante in termini di visitatori: +48% di visitatori nel 2014, +31% nel 2015, +32% nel primo semestre 2016. E un incremento delle sponsorizzazioni: +320% nel primo semestre 2016, con una crescita da 160.000 a 667.500 euro. Le entrate proprie salgono a +21% nel primo semestre 2016 rispetto allo stesso periodo 2015, paragonate ad una media nazionale che si attesta intorno al 16.1%. Come ho già dichiarato, il mio ruolo è prevedere stanziamenti e attuare modalità di gestione”.
“La nuova amministrazione e la Sindaca Chiara Appendino non hanno voluto incontrarmi, preferendo una battaglia politica che nulla ha a che fare con il lavoro che ho svolto in questi anni per la Fondazione insieme ai Direttori dei singoli musei e a tutto lo staff. In questo modo hanno creato un clima d’odio non solo nei miei confronti, ma anche nei confronti della città stessa”.
“Nel dare le mie dimissioni, ci tengo molto a ringraziare tutti coloro con cui ho lavorato in questi anni per il bene dei nostri musei e della cultura cittadina. Torino è un modello riconosciuto da tutti. Ringrazio quindi i membri del Consiglio Direttivo e il Segretario Generale Cristian Valsecchi. Soprattutto ringrazio tutti i dipendenti della Fondazione Torino Musei, che, insieme ai Direttori di Palazzo Madama, della Gam, del Mao e del Borgo Medievale, hanno costruito il virtuoso modello Torino, attento ai contenuti delle mostre, attività ed eventi dei suoi musei, e sempre con un'attenzione al bilancio. Una gestione che ha contribuito a portare Torino alla ribalta, a livello nazionale ed internazionale, in piena collaborazione con le politiche culturali della città”.
Come ha detto Paolo Sorrentino, premio Oscar, sul Corriere della Sera: "Dare addosso ad un altro è molto più facile che costruire qualcosa".

Lo scazzo di Antonellina Parigi

Non usano tanti giri di parole neppure Antonella Parigi e il resto del Consiglio direttivo della Fondazione.

“Le dimissioni di Patrizia Asproni dalla Fondazione Torino Musei sono la diretta conseguenza dell'azione di sfiducia messa in atto dalla Città di Torino. Tutto ciò avviene senza nessun dialogo o confronto con gli altri soci della Fondazione e senza nessuna riflessione sui destini strategici della stessa. Il Consiglio Direttivo chiede a Patrizia Asproni di ripensarci e auspica un immediato confronto della Città di Torino con gli altri soci. Le dimissioni della Presidente Asproni avvengono infatti in un momento delicato per la Fondazione Torino Musei: l'imminente apertura della nuova edizione di Artissima, la selezione del nuovo Direttore, la scadenza del doppio contratto del direttore di Gam e Rivoli, un equilibrio finanziario delicato dovuto ai ritardi di pagamento di Città e Regione, un programma delle attività sostanzialmente fermo in attesa di indicazioni da parte della Città di Torino.
Alla Presidente Asproni va il nostro ringraziamento per il lavoro svolto con entusiasmo e competenza, lavoro che ha portato indubbi risultati di crescita, lavoro che sottolineiamo è stato svolto a titolo gratuito”.

Va da sé che Patriziona manco ci pensa, a ritirare le dimissioni.

Appendino risponde a mezzo Fb

Vedo solo adesso (ore 22,45: ok, mi sono fatto una pennica, prima) la replica che Chiara Appendino ha ritenuto di postare sul suo profilo Fb. La pubblico subito, raccomandando per il futuro al trio Giordano di affidare le dichiarazioni ufficiali a canali ufficiali: mi risulta che il Comune disponga di un corposo ufficio stampa  alle dipendenze dell'AsCulProp, nonché di un "periodico on line"; ma andrebbe bene persino l'Ansa, come è accaduto nel recente passato. Riserbino ai loro profili personali più intime confessioni. Ci sono anche anziani, come me, ancora un po' restii ad andare quotidianamente a spulciare le bacheche altrui. 
Ad ogni modo, ecco quanto scrive Chiara Appendino:


In diretta da Palazzo Civico: la scrivania di Chiara Appendino
"Operazione trasparenza.
Su questa sedia questa mattina alle 12 doveva essere seduta Patrizia Asproni, la ex-direttrice della Fondazione Torino Musei. Non è venuta, e della sua defezione ho saputo soltanto ieri sera attraverso un’anticipazione del Corriere della Sera.
Visto che siamo sul tema e che a più riprese si è sentita la frase “La sindaca non ha mai voluto incontrarmi” iniziamo a chiarire questo punto. Il 19 luglio i miei uffici protocollano una richiesta di incontro da parte dell’allora direttrice Asproni, la quale fa riferimento a una precedente richiesta risalente al 19 giugno (di cui però i miei uffici non hanno traccia). Fine. Questi sono stati i suoi contatti.
In data 4 ottobre - dunque prima che scoppiasse il caso Manet
(e due mesi e mezzo dopo la richiesta di incontro... Non siete esattamente dei fulmini di guerra, ovvìa, NdG) - la mia segretaria chiama Asproni, la quale dà disponibilità solo per la data di oggi, 24 ottobre. Non è grave che non abbia avuto tempo di incontrarmi, ci mancherebbe, è grave che sapendo della situazione che si sarebbe creata pochi giorni dopo non abbia detto alla mia segretaria: “Guardi, non posso esserci fino al 24 ottobre ma chieda alla sindaca di chiamarmi perché ho delle comunicazioni importanti da darle”.
Bastava una telefonata, esattamente come quella che ho ricevuto dalla dott.ssa Asproni, peraltro con toni anche piuttosto pacati, pochi minuti prima della sua conferenza stampa.
E la Asproni aveva notizie importanti da darmi? Certo che le aveva. Dico così perché qualche giorno fa ho ricevuto una lettera proprio da Massimo Vitta Zelman, Presidente di Skira editore, la società che si sarebbe occupata di curare la mostra di Manet, con il quale mi incontrerò mercoledì.
Nella lettera viene riferito che per il progetto Manet “non sussistevano a Torino i tempi, gli spazi e le condizioni che permettessero la realizzazione della mostra, tanto che l’iniziativa, peraltro ampiamente modificata rispetto all’idea primigenia, è stata destinata, in pieno accordo con il Museo d’Orsay, ad altra collocazione”. E il Presidente ci ha tenuto a ribadire "che non esiste alcuna preclusione di Skira alla continuazione del rapporto di collaborazione con l'amministrazione della Città di Torino".
Nessuna novità dunque, la mostra di Manet non è stata calendarizzata a Torino. Delle due l’una: o l’ex-direttrice Asproni non ne era a conoscenza - il che farebbe sorgere dubbi sulle relazioni intrattenute con attori fondamentali per la Fondazione Torino Musei - oppure lo sapeva e non ha riferito nulla all’amministrazione.
In entrambi i casi, per quanto mi riguarda, la fiducia necessaria a una proficua collaborazione nell’interesse della Città è irrimediabilmente incrinata e a tal proposito il Consiglio Comunale si esprimerà a breve.
E permettetemi un sorriso, infine, nel sentire della poca eleganza di cui siamo stati tacciati io e l’amministrazione quando proprio giorni scorsi l’account Twitter della Fondazione Torino Musei ha espresso dichiarazioni politiche che si rifacevano a posizioni di Asproni. Come se io twittassi le mie opinioni usando l’account della Città di Torino. Ovviamente non mi sognerei mai di farlo perché il principio della buona amministrazione è la separazione di sfera politica ed istituzionale, anche nella comunicazione
(oh bene, vedi che la pensiamo nello stesso modo? Segnatelo: in casi come questo, inerenti all'operato di un sindaco, trattasi di sfera istituzionale... NdG). Ritengo anche questo atteggiamento totalmente inadatto a una carica amministrativa di alto profilo come quella della Presidenza della Fondazione Torino Musei.
Spero di mettere oggi un punto a questa situazione e di tornare finalmente a parlare dei progetti culturali che, tutti insieme, svilupperemo per Torino".
Lo prendo come un impegno. Se poi, poco poco, la prossima volta possiamo occuparci di qualche progetto significativo e non di un regolamento di conti, ancora meglio. Aspetto fiducioso e non arrabbiarti, lo sai che mi siete simpatiche. Voi due. 

Il giubilo del tafazzismo

E per finire, l'angolo del buonumore. In questa figuradimmerda c'è anche chi esulta, arrogandosene (immeritatamente) la paternità. E' Fabrizio Ricca (Lega Nord) che qualche giorno fa ha presentato al Consiglio comunale una stravagante “mozione di sfiducia” contro Patrizia Asproni. Costei, giuridicamente, non ha mai ricevuto – né sta scritto da nessuna parte che dovesse ricevere - alcuna “fiducia” dal Consiglio comunale, e pure un bambino capirebbe che non puoi sfiduciare chi non hai fiduciato. Ma in questo circo c'è posto per tutti, pertanto la mozione si doveva discutere in Consiglio comunale oggi pomeriggio: hanno avuto il minimo sindacale di buonsenso e l'hanno "sospesa" alla luce delle dimissioni di Asproni. Volevo ancora vedere che li pagavo per blaterare sul nulla
Comunque Ricca va orgoglioso della sua mozione: dopo cinque anni di videogame, in questa consiliatura ha deciso di vestire i panni della sentinella della Cultura, e la sua illuminazione sulla via di Damasco merita un plauso. Non appena capirà bene di che cosa si tratta, sono certo che darà un contributo fondamentale all'alto dibattito in corso.
Questo, intanto, è il suo giubilante commento diffuso stamane dopo l'annuncio delle dimissioni di Patrizia Asproni.

"Alla fine è prevalso il buonsenso". Cosi Fabrizio Ricca, Capogruppo della Lega Nord al Comune di Torino e autore della mozione di sfiducia alla Presidente della Fondazione Torino Musei Patrizia Asproni, commenta la decisione di quest'ultima di dimettersi dall'incarico.
"Ho presentato la mozione calendarizzata per oggi pomeriggio in Sala Rossa perché la Città non poteva permettersi altri due anni di accuse e contro-accuse a mezzo stampa fra la Sindaca e la Presidente. Se continuavano cosi il sistema culturale torinese sarebbe andato a ramengo. O a Milano" aggiunge Ricca.
La Presidente ha deciso di dimettersi come riportato a mezzo stampa prima dell'incontro previsto con la Sindaca stamattina, e prima che la mozione venisse votata in aula nel pomeriggio: "Sono felice che abbia tolto il disturbo prima che il Consiglio votasse un gran Sì - come richiesto dalla Sindaca stessa in Aula - alla mia mozione. Come ho già detto, l'unica vera rivoluzione la faremo noi della Lega".

Arte, politica e cultura: un interessante programma
"Rivendico con forza questo risultato. La Appendino si trastulla lucidando la lama, ma siamo noi della Lega ad avere il coraggio di abbassarla: oggi è rotolata la prima testa del Sistema Torino" afferma Ricca (minchia, siamo in pieno grand guignol: ecche è, Jihadi John? NdG), che aggiunge: "Gli elettori si ricordino che se non fosse stato per la Lega, oggi la Asproni sarebbe stata ancora al suo posto a fare maramao"
"La battaglia per la cultura però non è finita. Siamo solo agli inizi" conclude Ricca. "La Sindaca ha voluto la delega ai grandi eventi culturali? Adesso pedali. Ho appena depositato un'interpellanza su un'altra mostra saltata a Torino, quella sul Futurismo. Ci faccia vedere quanto è brava a sistemare i danni della gestione precedente".


Anche i baristi nel loro piccolo s'incazzano

That's all, folks. Le polemicuzze di contorno, se vi interessano, ve le linko qui. Intanto si fa viva pure la Confesercenti, per nulla felice della piega che stanno prendendo le cose a Torino. Ecco il loro comunicato.


"L’amministrazione comunale faccia immediata chiarezza sulle proprie intenzioni in merito ai grandi eventi: non è più tollerabile l’immobilismo di questi mesi, che rischia di vanificare il lavoro di anni a favore della promozione turistica di Torino. Il trasferimento a Milano della mostra di Manet è solo l’ultimo episodio di una ormai nutrita serie. Ma, al di là delle singole vicende, ci preoccupa l’atteggiamento di totale immobilismo dell’amministrazione: non basta dire no al modello seguito sinora, se non si ha chiaro quale nuovo approccio si vuole utilizzare per garantire e anzi incrementare gli standard degli ultimi anni. Per ora, alle dichiarazioni di principio non è seguita alcuna indicazione concreta e sul fronte turistico tutto è drammaticamente fermo. Non siamo convinti che il modello degli "eventi" vada abbandonato: essi sono stati in questi anni il mezzo privilegiato attraverso cui Torino ha attirato nuovi visitatori e si è fatta conoscere. Dal punto di vista turistico la città è cresciuta e si è fatto molto, ma Torino è ancora in mezzo al guado, si tratta di consolidare la sua caratura turistica e, a questo fine, gli eventi sono quanto mai utili. Eppure a oggi il calendario 2017 è desolatamente vuoto. Le attività dell’accoglienza, del turismo e del commercio in questi anni hanno fatto la loro parte e i risultati si sono visti: vogliono continuare a farla, ma il contesto deve essere quello adatto. Altrimenti il tutto esaurito negli alberghi - come si verificherà nel prossimo fine settimana - sarà relegato nel dimenticatoio. Si tratta anche di un problema economico del comparto in termini di occupazione. Il rischio è quello che le code davanti ai musei diminuiscano, ma aumentino in compenso quelle davanti alla Caritas. Torino è a uno snodo importante della sua storia turistica: o, con il contributo di tutti, fa un salto di qualità, o rischia un drammatico arretramento. Questa è la posta in gioco: ne è consapevole l’amministrazione? Il tempo a disposizione non è molto: la giunta, se c’è, batta un colpo".  

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