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IO FACCIO DOMANDE, VOI RISPONDETE: UNA PACATA LETTERA SUI RAPPORTI FRA POTERE E LIBERA INFORMAZIONE


Scene di vita democratica a Palazzo Civico: i rappresentanti del popolo si confrontano con i segugi della libera informazione
C'è un gustoso sequel al mio post "Chiara e Skira: intervista con Leon" che ho pubblicato nel pomeriggio. Una signora condivide il post sulla sua pagina Fb, e sotto appare il commento di un signore, Andrea Russi, che solo in seguito, con lesta indagine, apprenderò essere un consigliere M5S
Il consigliere Russi

Il commento di Russi

Russi dichiara a mezzo Fb: "È divertente, perché ho assistito in diretta a questo incontro, avvenuto in piazza palazzo di città, dalla finestra del mio ufficio, ed ero curioso di sapere cosa avrebbe scritto il mitico e imparziale Gabo. Comunque il senso è: per scrivere cose non veritiere (inesattezze, certo) meglio non scrivere. Altrimenti che giornalismo è? Per info: tra due settimane uscirà la delibera programmatica sulla cultura. Lì non ci saranno inesattezze. La Leon è la mente che ha ideato la tessera Torino musei, tra le altre cose. Proprio dilettante non è".

La risposta di Gabo

Al che mi premuro di rispondere: "E no, carini, vi piacerebbe (trascrivo sostituendo la terza persona plurale con la seconda: mentre rispondevo non sapevo ancora dell'alta carica del Russi, particolare che ora mi autorizza a includerlo tra i destinatari della mia risposta, NdG): non gli dico niente a 'sto stronzo così non scrive niente. E invece io scrivo che non dite niente e questa è già una notizia perché mette a nudo la paura fottuta che il potere, qualsiasi potere, ha della verità e della trasparenza. E questo, carini, è giornalismo, perché racconta comunque un fatto: la vostra fottuta paura. Quanto alla Leon, sono certo che non è una dilettante. Neanch'io lo sono. Se vorrete giocare da professionisti, a viso aperto, bene, vi tratterò da professionisti. Se preferirete fare i fenomeni, bene lo stesso. Saranno cinque anni molto divertenti".

Scene da Commissione: che cos'è una "domanda tecnica"

Poi m'ha preso la carogna, anche perché oggi in Commissione cultura, dove si presentava Club to Club, c'è stato un altro siparietto, protagonisti l'ex assessore Leo, che partecipa alle Commissioni in qualità di "esperto" per i Moderati, e la presidente della Commissione, una signora con i dreadlocks la cui massima preoccupazione sembra essere, per l'appunto, deviare in corner le domande che giudica "fuori tema", manco stessimo a scuola.
Danela Albano, presidente
In Commissione c'è pure la Leon, che però deve scappar via sollecitata da più importanti impegni (e già qua, l'assessore che diserta la Commissione non è una figurona); Leo tenta di trattenerla domandandole con quale cifra il Comune finanzierà Club to Club (ho poi appurato che dovrebbero essere 16 mila euro, come l'anno scorso: ma questa è un'altra storia che vi racconto domattina); Leon scappa via lo stesso, anche perché Leo si perde in una di quelle sue chilometriche allocuzioni piene di complimenti e birignano che farebbero scappare un morto; e quindi la domanda cade nel vuoto. Sennonché Leo mi riferisce che, alla fine della Commissione, la presidente (di cognome fa Albano) lo ammonisce ricordandogli che gli esperti possono porre soltanto domande "tecniche", non "politiche". Strano: io ho sempre pensato che chiedere a quanto ammonta un finanziamento sia una domanda squisitamente tecnica.
Ma insomma, a prescindere dalla questione procedurale - che non mi riguarda e non mi appassiona - ho talora l'impressione che dalle parti di Palazzo Civico il problema non sia il tenore tecnico o politico delle domande; bensì le domande tout court.

Vi spiego (ancora una volta) come funziona

Se le domande sono il problema, lo risolviamo subito. Proverò a spiegare ancora una volta alcuni semplici concetti a lorsignori. Quelli di prima li avevano faticosamente elaborati, seppure a malincuore; e sono certo che anche i nuovi possano farcela. 
Allora, carini, è facile: funziona così.
Io non origlio alle porte. Io vi faccio tutte le domande che cazzo mi pare. Voi rispondete. E se non è a rischio la sicurezza nazionale, cercate persino di dire la verità.
Questo per due motivi.
Il primo: sono un contribuente, vi pago lo stipendio e voi siete miei dipendenti. E io pretendo di sapere cosa fanno e non fanno i miei dipendenti, e ho il diritto di chiederglielo in qualsiasi momento mi garbi, e loro mi useranno la cortesia di rispondere con educazione e solerzia. Perché, ripeto, sono io che pago voi, e non viceversa. E perché questa è trasparenza, parola che voi, carini, dovreste conoscere. Altrimenti leggete qui.
Il secondo motivo: sono un giornalista, e come tale ho il dovere di sorvegliarvi, non di esservi simpatico o di spalleggiarvi. Voi invece avete il dovere di lavorare e rispondere del vostro lavoro e non atteggiarvi a fenomeni che non siete. Siete lì per fare i miei interessi, non i cazzacci vostri, e prima lo capirete meglio sarà per tutti.

Non perculatemi sennò mi incazzo

Tranquillizzo il signor Russi: io non scrivo falsità, perché sono un professionista serio e anche perché sarei un idiota a raccontare balle, visto che la verità non solo è più potente, ma nel vostro caso anche più spassosa.
Posso sbagliare, come tutti, ma sono pronto a correggere i miei errori e a dare ascolto a chiunque mi interpelli con cortesia. Però pretendo - ripeto, pretendo - il massimo rispetto da parte del potere: che è tale soltanto perché io e ogni altro cittadino come me gliene dà facoltà.
Il signor Russi mi definisce "imparziale": e ha ragione. Io prendo ordini soltanto da me stesso e dalla mia coscienza; e così spero di voi. E vi tratto tutti nella stessa maniera, da neghittosi sornioncelli quali tendete a essere non appena vi si lascia la briglia sul collo. Ma se cercate di percularmi mi incazzo sul serio. Ne sanno qualcosa quelli che comandavano prima di voi.
Con voi finora ho scherzato, perché siete buffi e fate tenerezza. Però non tirate troppo la corda. D'ora in poi quando vi faccio una domanda non scappate, non fingete di essere impegnatissimi al cellulare, non eludete. Se interpellati vi fermate, come si usa tra gente per bene, e rispondete ammodo, risparmiando a me e a voi scene ridicole come quella di oggi pomeriggio davanti al Comune, con Leon e io che sembravamo la diva ritrosetta e il paparazzo che la insegue.
Se vi va è così, se non vi va è così lo stesso: si chiama democrazia. E ricordate sempre, quando intascate i vostri emolumenti, che ci togliamo il pane di bocca per pagarveli, e siate perciò grati e rispettosi.

Perché scrivo

Un'altra cosa: non ditemi mai più "allora non scrivere". Io scrivo. Scrivo perché mi piace, perché non so fare altro, perché è il mio dovere. Scrivo perché tanta gente è morta per consentirmi di farlo. E in ultima analisi scrivo perché vorrei ben vedere che siate voi a proibirmelo.
Queste sono le regole d'ingaggio. Le ho già spiegate in altra occasione ai vostri capoccia, ma a quanto pare non sono ancora ben assimilate. Eppure sono regole semplici, dettate dai più elementari principi del sistema democratico: voi governate, io vi sorveglio. Io vi pago, voi rispondete del vostro lavoro.
Se vorrete prenderne atto e adeguarvi, saremo tutti felici. Sennò, fate come vi pare: cinque anni sono lunghi, ma io ho tempo.

Commenti

  1. Fantastico sig. Gabo!
    Leggendo le sue cronache marziane in genere ho queste tre reazioni: stupore per gli atteggiamenti e la confusione degli interlocutori, sconforto pensando non c'è mai fine al peggio e infine momento imbarazzo, perché davvero tutto quello che ci racconta è imbarazzante.

    Valentina

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  2. Ma il "consigliere" Russi è stato in grado di confutare le presunte "falsità"? (il post non è più disponibile su FB)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non credo che intendesse confutare alcunché. Comunque pubblico lo screenshot del post in oggetto. Cordialità

      Elimina
  3. Bellissima risposta e concordo appieno. Personalmente ho cercato di comunicare con i "grillati" più volte e sempre a buca é andata, fin dai primordi, ancor prima del successo popolare. Non credo sia possibile comunicare con loro soprattutto un dissesnso e rimango convinto che se prima eravamo in mano alle lobby delle banche ora siamo davanti ad una specie di nuova massoneria moderna con qualche orecchino in più ma sempre dedita alla spregiudicata pratica del potere senza ombra di senso del dovere a governare un territorio: gli basta star lì ad apparire.
    Distinti saluti
    Alessandro Fava.

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  4. Da sostenitore del M5S, ma che non mi sono mai definito grillino, un plauso a Gabriele Ferraris, nel combattere un comportamento non nuovo nella politica italiana, ma forse nella politica di qualsiasi Paese. Cose del genere vanno sempre condannate ed evidenziate come monito.
    Corrado Travaglini

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