Passa ai contenuti principali

CINEMA NEL CAOS: IL TGLFF SLITTA, MINERBA IN BILICO, BARBERA IN DUBBIO

Giovanni Minerba, direttore (a rischio) del Tglff
Un altro giorno è andato. Oggi è il 22 dicembre. Il 31 scade la prima proroga di Alberto Barbera alla direzione del Museo del Cinema. Se entro quella data Barbera non accetterà la proposta di proseguire il mandato per un anno, il Museo sarà senza una guida, completamente allo sbando.

Un Barbera molto perplesso

Barbera non ha ancora accettato. Ha soltanto detto che, per spirito di servizio, prenderà in considerazione l'offerta. In questi giorni ha avuto qualche colloquio con i politici. Difficile che ne abbia ricavato una buona opinione. Lo scontro attorno al Museo è ancora aperto: il Comune ha trangugiato di malagrazia il compromesso della proroga di Barbera, ma ritengo impossibile che il trio Giordano se ne stia zitto e buono per un anno intero, senza rompere i coglioni a Barbera. Barbera lo sa, e non aspira a farseli rompere. In conclusione, non è detto che acconsenta a restare dopo il 31 dicembre. Né per un anno, né per un giorno. 
Se Barbera rifiuta, bisognerà lanciare un nuovo bando, e nel migliore dei casi si troverà un direttore per il Museo a marzo, o anche più in là. A 'sto giro il bando fu pubblicato il 27 giugno: i talentoni ci hanno messo sei mesi per fare un buco nell'acqua...
Senza direttore, al Museo non c'è nessuno che firmi i contratti e gli incarichi necessari per avviare il motore dei festival che dipendono amministrativamente dal Museo. Il primo è il Tglff, per il quale il tempo è agli sgoccioli.
La trentaduesima edizione del Festival di Film a Tematiche Omosessuali si dovrebbe fare a fine aprile. Questo almeno promette il magico "programma delle manifestazioni" approvato in pompa magna pochi giorni fa dalla giunta comunale.

Un rinvio per il Tglff

Ebbene: io faccio una profezia. Scommettiamo che ad aprile il Tglff non si farà?
Calma. Non vuol dire che il Festival sia arrivato al capolinea. Si farà in un altro periodo, più avanti. 
Non è comunque una bella previsione. Quanto uno spostamento possa danneggiare un festival è noto a tutti, tranne che ai genii che scambiano un festival cinematografico per Gondrand, e pensano di poterlo traslocare da una parte all'altra del calendario come i mobili Ikea di casa loro
Temo tuttavia che al Tglff non restino alternative.
Slitterà anche se Barbera acconsentisse a restare, perché qualsiasi direttore del Museo, prima di firmare i contratti, dovrà sapere a chi saranno intestati. Dettaglio non trascurabile, e al momento tutto da definire. Già: come vi ho raccontato la scorsa settimana, un cambio al vertice del Tglff sembra ormai inevitabile. 
E' tornato in auge un progetto che ronza nelle cape del potere da mo', dai tempi di Fassino & Braccialarghe, e che ha ripreso vigore con l'avvento dei Cinquestelle a Palazzo Civico. Oggi, con grande amarezza, mi sento pronto a scommettere sull'imminente giubilazione (più o meno onorevole, si vedrà) dello storico direttore artistico Giovanni Minerba, che fondò il Festival nel 1986 insieme con Ottavio Mai. Ufficialmente la questione neppure esiste, ma ho motivo per credere che la trama sia già molto avanzata. 
Non dovrebbe però essere un'operazione cruenta.

I maneggi per cambiare un direttore

I baldi zuavi stavolta proveranno a comportarsi secondo le regole della civile convivenza. Pare che dell'operazione si sta occupando l'assessore alle Pari opportunità Marco Giusta. 
Prima di tutto dovranno trovare l'accordo con la Regione, pena scatenare un'altra guerra civile. E garantire a Minerba un ruolo onorevole - e non solo onorifico - anche nel futuro Tglff, in considerazione della sua esperienza, del suo prestigio e della sua crebilità. Sistemato Minerba, e confermati (si dice) i collaboratori del Tglff, nei fatti la direzione dovrebbe passare a qualcuno molto più giovane. Sapete, il solito discorso dell'aria nuova, dello sguardo diverso, dell'apertura agli emergenti e le altre cose che dicono in queste circostanze.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la