Passa ai contenuti principali

SE TORNA A NUOTAR L'ACCIUGA

La Biennale dei Giovani Artisti dell'Europa e del Mediterraneo nel 1997 illuminò Torino, Il suo simbolo era un'acciuga
La settimana scorsa, giovedì 16, è successa una cosa molto bella - e anche un po' triste, per le ragioni che vi dirò. 
Una festa al Cap 10100 ha ricordato che esattamente vent'anni fa, nella primavera del 1997, Torino svoltò, si accorse di essere diventata una città diversa: fu invasa dalle energie creative della Biennale dei Giovani Artisti dell'Europa e del Mediterraneo. Quella che passò alla storia come "la Biennale dell'acciuga", dal logo che raffigurava in effetti un'acciuga. 
E per tetto un cielo di acciughe. Via Roma nei giorni della Biennale 1997
Per spiegare che cosa capitò in quei giorni del 1997, e negli anni che seguirono, narcisisticamente mi auto-cito: "Fu allora, ben prima delle Olimpiadi, che capimmo la metamorfosi in atto: la città mutava pelle, Sparta diventava Atene, e vivevamo un Rinascimento che ci prometteva grandi orizzonti oltre i muri della fabbrica. Poi è andata com’è andata. Sono successe tante cose, abbiamo sbagliato qualche mossa, e sarà pur colpa del fato cinico e baro, ma molto ci abbiamo messo del nostro per ritrovarci come ci ritroviamo, a rimpiangere antichi entusiasmi in una città ripiegata su se stessa, smarrita e balbettante, impantanata nel mezzo di un guado e con la sgradevole sensazione di affondare ogni giorno di più". Questo ho scritto su "TorinoSette" di venerdì scorso, e non erano ancora ufficiali i funerei e forsennati tagli inflitti alla Cultura dall'ultimo bilancio comunale. Figurarsi adesso.
Eppure c'è chi non si arrende. Giovedì sera si sono ritrovati, al Cap, quasi tutti i protagonisti di quei giorni lontani - io no, avevo mal di pancia e poi mi intristiva ripensare a quello che abbiamo perduto.
Luigi Ratclif (secondo da dx) alla "Festa dell'acciuga" con un tot di ex-assessori
alla Cultura e alla Gioventù: da sinistra Perone, Leo, Baffert, Angeleri e Alfieri
C'erano gli assessori - Alfieri, Leo, Perone, Baffert e Angeleri - che in quegli anni, da posizioni politiche diverse, credettero nel sogno e lo sostennero: e di sicuro erano tutt'altro che perfetti e ciascuno di essi ha commesso anche gravi errori, e per quegli errori li ho bistrattati all'epoca con perfidia che ora mi appare fin eccessiva, se penso a quel che m'è toccato di vedere poi; però avevano spina dorsale e rispetto di se stessi e del loro ruolo, e si sono sempre battuti con dignità per difendere ciò in cui credevano, anche a costo di scontrarsi con i loro sindaci o governatori; un atteggiamento che rasenta l'eroismo, confrontato alle acquiescenze dell'oggidì.
C'erano, alla festa, anche gli artisti che trovarono in quella Torino il terreno fertile per fiorire: molti fra quelli che esordirono alla Biennale del 1997 oggi sono protagonisti dell'arte, della musica, del teatro in Italia e nel mondo; e Torino, per sostenerli e farli fiorire, non gli aveva largito l'elemosina di qualche soldo con un bando pulciosetto, ma gli aveva dato quanto più di prezioso si può dare a un artista: un ambiente favorevole, una città viva, una temperie culturale stimolante. 
E al Cap c'erano i ragazzi e le ragazze di allora che lavorarono duro per pensare, organizzare, e fare vivere la Biennale. Molti di essi hanno seguito il loro destino manifesto e oggi sono manager culturali, curatori, critici, professionisti della comunicazione. Tra quei ragazzi di ieri c'era Luigi Ratclif, che da allora, come dirigente del settore cultura, educazione e gioventù del Comune, ha provato a continuare su quella strada. Ed è stato lui il motore della serata.
Ah, ovviamente al Cap c'erano pure i nuovi protagonisti, quelli che hanno raccolto il testimone: non era il tè danzante dell'associazione combattenti e reduci. E a Torino la creatività dei giovani non è ancora finita, nonostante i ripetuti e articolati tentativi di soffocarla.
Ad ogni modo: l'altra sera al Cap tutta quella bella gente si ritrova, e sapete come va, no? Qualcuno dice che sarebbe un peccato mortale riporre nel cassetto, finita la festa, tutti quei sogni che la festa ha risvegliato. E salta fuori l'idea di ritrovarsi ancora: magari possono inventarsi qualcosa per la Torino del 2017, che avrebbe tanto, ma tanto bisogno di ritrovare lo spirito del '97. E' vero, ci sono di mezzo pure dei "vecchi", quindi fortemente indiziati di passatismo e inutilità. Però hanno dalla loro un po' d'esperienza, e una discreta dotazione di una merce oggi rarissima in città: un tot di materia cerebrale.
Non so. Il mondo è cambiato, e in genere i sequel non funzionano, né al cinema né nella vita. Però credo che sia doveroso, per questo blog, riportare ciò che Ratcliff ha scritto sulla sua pagina Facebook all'indomani delle serata al Cap: "Giovedì 16 marzo al Cap10100 a Torino una parte di città si è incontrata: artisti, musicisti, coreografi, scrittori, giornalisti, designer, registi, architetti, poeti, stilisti, appassionati giovani e meno giovani, rappresentanti di istituzioni e di imprese, vicesindaco, associazioni, ex assessori, operatori culturali, pubblico della notte, curiosi. Il pretesto: la festa per i vent’anni della Biennale ’97, quella dell’acciuga. Il motivo: festeggiare un momento di svolta della città verso la Torino che conosciamo, l’inizio del cambiamento, della rinascita. C’era un’altra ragione nel volersi ritrovare insieme: dimostrare che c’è una città artisticamente vivace, ricca di proposte e di produzioni culturali originali, una scena creativa piena di energia che è importante valorizzare e promuovere, oggi come ieri. E’ stata una serata di grandi emozioni, non c’è dubbio. E allora grazie a tutti coloro che hanno voluto essere con noi e ai tanti che ci hanno scritto, impossibilitati a partecipare. L’acciuga è tornata in città e se troverà un habitat accogliente siamo certi che per un po’ si fermerà nelle acque di Torino, approfittiamone".
Ecco. Personalmente dubito che le acque di Torino siano, oggi, un habitat confortevole per le acciughe o per qualsiasi altra specie di pesce o di umano. Ma forse sono il solito stronzo pessimista.

Commenti

Post popolari in questo blog

CIAO SERGIO

Sergio Ricciardone non c'è più. Se n'è andato così, ad appena 53 anni, dopo breve malattia. Venticinque anni fa, insieme con i colleghi deejay Giorgio Valletta e Roberto Spallacci, aveva fondato l'associazione X-Plosiva e inventato Club to Club. Il resto è storia. La storia di una piccola serata itinerante nei club torinesi che man mano cresce, evolve, cambia pelle, fino a diventare C2C, uno dei più importanti festival musicali d'Europa e del mondo . Sergio, che di C2C era il direttore artistico, era un mio amico. Ma era molto di più per questa città: un genio, un visionario, un innovatore, un pioniere. E un innamorato di Torino, che spesso non l'ha compreso abbastanza e ancor meno lo ha ricambiato. Un'altra bella persona che perdiamo in questo 2025 cominciato malissimo: Ricciardone dopo Gaetano Renda e Luca Beatrice. Uomini che a Torino hanno dato tanto, e tanto ancora potevano dare.   Scusatemi, ma adesso proprio non me la sento di scrivere altro.

ADDIO, LUCA

Luca Beatrice ci ha lasciati all'improvviso, tradito dal cuore all'età di 63 anni. Era stato ricoverato lunedì mattina alle Molinette in terapia intensiva. Non sto a dirvi quale sia il mio dolore. Con Luca ho condiviso un lungo tratto di strada, da quando ci presentarono - ricordo, erano gli anni Novanta, una sera alla Lutèce di piazza Carlina - e gli proposi di entrare nella squadra di TorinoSette. Non me la sento di aggiungere altro: Luca lo saluto con l'articolo che uscirà domani sul Corriere . È difficile scriverlo, dire addio a un amico è sempre triste, figuratevi cos'è farlo davanti a un pubblico di lettori. Ma glielo devo, e spero che ne venga fuori un pezzo di quelli che a lui piacevano, e mi telefonava per dirmelo. Ma domani la telefonata non arriverà comunque, e pensarlo mi strazia. Ciao, Luca. Funerale sabato 25 alle 11,30 in Duomo.

L'UCCELLINO, LA MUCCA E LA VOLPE: UNA FAVOLA DAL FRONTE DEL REGIO

Inverno. Freddo. Un uccellino intirizzito precipita a terra e sta morendo congelato quando una mucca gli scarica addosso una caccona enorme e caldissima; l'uccellino, rianimato dal calore, tutto felice comincia a cinguettare; passa una volpe, sente il cinguettìo, estrae l'uccellino dalla cacca e se lo mangia. (La morale della favola è alla fine del post) C'era una volta al Regio Ora vi narrerò la favola del Regio che dimostra quanta verità sia contenuta in questo elegante aforisma. Un anno fa Chiarabella nomina alla sovrintendenza del Regio William Graziosi, fresco convertito alla causa grillina, imponendolo al Consiglio d'indirizzo e premendo sulle fondazioni bancarie: "Io non vi ho mai chiesto niente - dice ( bugia , ma vabbé) - ma questo ve lo chiedo proprio".  Appena installatosi, Graziosi benefica non soltanto i nuovi collaboratori marchigiani, ma anche i fedelissimi interni. Però attenzione, non è vero che oggi al Regio sono tutti co ntro Graz...