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SONO SOPRAVVISSUTO A WAGNER, E NE VALEVA LA PENA

Potenza della musica. Il geometra Tristano abbraccia Isotta in deliquio d'amore 
Ero piuttosto inquieto, ieri sera, entrando al Regio per la prima di "Tristano e Isotta". Sapete, Wagner non gode di ottima fama, tra noi ignoranti dell'opera: siamo somari convinti che si tratti di smarronata infinita, e la prospettiva di entrare al Regio alle sette di sera e uscirne a mezzanotte non incoraggia le nostre tiepide passioni operistiche. 
Penso fosse questa anche la preoccupazione di Chiarabella: in quanto presidente della Fondazione Teatro Regio le toccava, ma ha limitato i danni con una comparsata nel palco reale al primo atto e conseguente passaggio al buffet dei vips nell'intervallo, seguito da strategica fuga all'inglese. Poiché l'assessore Leon non c'era, dal secondo atto in poi è rimasto a presidiare la postazione in nome e per conto del Comune soltanto il sindaco Paolo Giordana, di più solida fede melomane.
Per la Regione c'era in sala la Parigi. A lei lo spettacolo è molto piaciuto. Al buffet non ha messo piede dato che sta digiunando per lo ius soli, e credo anche per fatti suoi.
A mio modesto parere di ignorante gli assenti ieri hanno avuto torto: musicalmente il "Tristano e Isotta" che ho ascoltato mi è parso magnifico, e soltanto un lieve malore (avevo dimenticato di prendere le pillole per la pressione) mi ha costretto alla ritirata verso la metà del terzo atto. Comunque una discreta prestazione, mi sono autoassolto, almeno per i miei standard.
Anch'io però, come altri più esperti di me, sono rimasto stranito dall'allestimento in chiave ottocentesca e borghese dell'opera wagneriana. Aggiungi che l'acclamato tenore Peter Seiffert, che interpreta Tristano, è un attempato signore con gli occhiali e più che un eroe wagneriano evoca un geometra del catasto: un distinto signore di mezza età, non discuto, ma neppure la potenza del filtro d'amore riesce a giustificarmi la passione che suscita in Isotta. Tanto più che la sventurata fin dal primo atto pianta su un casino immemorabile perché la costringono a sposare Marke, "l'infiacchito re di Cornovaglia". Beh, Isottona mia, Marke è avanti negli anni, ma neppure il tuo Tristano è uscito ieri mattina dall'asilo... 
E' il solito problema della lirica: il valore dell'interprete si scontra spesso con il fisico improprio per il ruolo. C'è persino una teoria artistica che spiega come la finzione scenica sublimi e superi l'oggettività del contrasto. Io mi sono limitato a chiudere gli occhi durante i duetti d'amore (giuro, signora seduta vicina a me: non stavo dormendo), e ascoltare la musica. Funziona.

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