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LO STATO DELL'ARTE 1: IL PATTO D'ACCIAIO PAGELLA-TURETTA

Enrica Pagella è la direttrice dei Musei Reali di Torino
Tra i Musei Reali e la Reggia di Venaria nasce un'alleanza per le grandi mostre. Mario Turetta, il direttore della Reggia di Venaria (e adesso anche di tutte le altre Regge Sabaude), e Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali, sono alla guida di istituzioni che dipendono l'una dalla Regione, l'altra dallo Stato. E dunque sono felicemente estranei ai tormenti dei musei civici e alle ondivaghe non-politiche del potere comunale. Liberi di immaginare un piano ambizioso che darà nei prossimi due anni a Torino (e Venaria) un cartellone espositivo di alto livello e di grande richiamo. Un progetto che culminerà nel 2019 in una grande mostra per il cinquecentenario di Leonardo: una mostra internazionale con i grandi capolavori pittorici, compresa l'indispensabile icona acchiappa-pubblico (no, la Gioconda non credo, quella non si sposta: ma almeno una "Vergine delle Rocce" mi pare fattibile), da affiancare ai ben noti disegni della Biblioteca Reale. E la Pagella non esclude di arrivare un giorno all'esposizione permanente  - con le massime cautele e il conforto di ogni crisma scientifico e tecnologico - del mitico Autoritratto.

C'è un mondo oltre il finanziamento pubblico

Mario Turetta, direttore di Venaria
Il progetto di Turetta e Pagella è aperto alla collaborazione con altri musei, questo è ovvio. Meno ovvia è l'idea di non fare troppo affidamento sui soldi pubblici, che non ci sono; bensì puntare sugli incassi e sulla collaborazione con i privati. 
Un buon modello - non l'unico - è la mostra di Mirò a Palazzo Chiablese, dove il museo mette a disposizione strutture e servizi e un minimo di sostegno pubblico mentre il privato, il gruppo Arthemisia, si assume il rischio d'impresa: se arrivano 120 mila visitatori la sfanga, sennò ci rimette. (Detto tra parentesi: non sarà una passeggiata, nei primi 6 giorni i visitatori di Mirò sono stati 5200, meno di mille al giorno, la mostra dura dal 4 ottobre al 14 gennaio, in totale 103 giorni... Si gioca tutto nelle feste di Natale).

Il peso dell'Abbonamento Musei

Ma il progetto di Pagella&Turetta soffre di un handicap comune a tutte le iniziative di mostre temporanee a Torino e in Piemonte: l'Abbonamento Musei. E qui si impone una spiegazione tecnica un po' complicata e noiosa: però se siete davvero interessati leggetela, altrimenti non si capisce il problema.
Il difetto dei privati, si sa, è che con le mostre ambirebbero, se non proprio guadagnarci, almeno a non rimetterci, Per non rimetterci, è dolorosa necessità far pagare il biglietto. E a Torino, dove l'Abbonamento Musei è in pratica nelle tasche di tutti i torinesi che van per mostre, il biglietto intero lo pagano in pochi. Fate conto che nel 2015 gli abbonati erano 118.500, per un totale di 753.000 visite gratuite. Di recente c'è stato un calo, probabilmente collegato all'impoverirsi dell'offerta. Ma insomma, siamo sempre attorno ai 90-100 mila abbonati anche nei momenti peggiori. 

Come funziona l'Abbonamento

L'Associazione Torino Capitale Europea, formata da Regione, Comune e Fondazione Crt, gestisce l'Abbonamento, e rimborsa a ogni singolo museo il 40 per cento del valore dell'ingresso intero per ogni biglietto gratuito staccato. Ma attenzione: questo avviene nel limite della cifra totale incassata da Torino Capitale dalla vendita al pubblico delle tessere di Abbonamento. Da quella somma viene tolto un 20 per cento che serve per la gestione e la promozione dell'Abbonamento stesso: ciò che si divide fra i musei aderenti, proporzionalmente ai biglietti gratuiti staccanti con l'Abbonamento.
Il meccanismo funzionava senza scosse finché l'ingresso gratuito veniva riconosciuto soltanto per le visite alle collezioni permanenti (come tuttora avviene con l'analogo Abbonamento di Milano e Lombardia). Il beneficio venne poi esteso alle mostre temporanee, e qui il cane cominciò a mordersi la coda: la gente affollava le mostre, ma senza pagare, e i rimborsi non erano sufficienti a coprire i costi. La presidente del gruppo Arthemisia mi diceva qualche giorno fa che un biglietto, facendo la media fra interi, ridotti e omaggi, per loro vale dieci euro nel resto d'Italia, ma soltanto sei euro a Torino.  Così Torino è diventata negli ultimi anni una sede proibitiva per gli organizzatori privati di mostre. Che difatti cercano di evitarla.
Le code davanti ai musei sono da tempo un problema assai sentito a Torino
D'altra parte, quando a Torino sono scomparse le grandi mostre, la gente ha comperato meno Abbonamenti Musei. Perché è vero che l'Abbonamento induce il pubblico a visitare più volte lo stesso museo, ma alla lunga, sai che palle... Controprova: in singolare coincidenza con l'apertura della mostra di Mirò, pare che le vendite degli Abbonamenti siano in ripresa. Ma a questo punto, aumentando gli abbonati, le mostre ricominceranno a guadagnare meno del necessario per non andare in perdita.
Ultimo elemento da considerare: il valore del biglietto per la visita delle collezioni permanenti (che sono comunque lì, e non richiedono investimenti extra) è ben inferiore a quello di una temporanea, che deve pagarsi in un arco di tempo limitato. Però gli incassi delle cosiddette mostre blockbuster servono ai musei per finanziare le proprie attività, meno visibili ma più importanti, di ricerca, classificazione, studio e conservazione delle collezioni; e anche per organizzare le mostre minori, quelle che devono "valorizzare il patrimonio del museo", come sdottoreggia chi sa o finge di non sapere che per valorizzare i patrimoni dei musei servono i soldi delle mostre blockbuster, tanto più adesso che lorsignori i soldi per mantenere i musei all'onor del mondo non li hanno e non li danno.

Come uscirne?

Affrontare il problema tornando all'antico, cioé escludendo le mostre temporanee dalla gratuità dell'Abbonamento Musei sarebbe controproducente, oltre che sgradito al pubblico. La gente acquisterebbe meno Abbonamenti, e ciò in ultima analisi danneggerebbe gli stessi musei. Calerebbero infatti le visite alle collezioni permanenti e di conseguenza i relativi rimborsi. Soldi, questi sì, che senza l'Abbonamento i musei non incasserebbero: è probabile che il torinese medio, se dovesse pagare il biglietto, non andrebbe a visitare, poni, Palazzo Reale o la Venaria tre o quattro volte nel giro di un anno.

Il compromessi del 60 per cento

La soluzione che Turetta e Pagella hanno in mente è un'altra: ottenere che Torino Capitale rimborsi, per le mostre temporanee, almeno il 60 per cento del prezzo dei biglietti effettivamente staccati. E' il sistema adottato - diciamo "sperimentalmente" - per la mostra di Mirò a Palazzo Chiablese.
La proposta è logicissima. Non so Torino Capitale (e cioé Regione, Comune e Fondazione Crt) la possa sostenere sul piano economico.

Commenti

  1. Mi scuso, dev'esserci stato un problema con l'invio del primo messaggio.

    Chiedevo: qual è la fonte del calo recente del numero di abbonati? Ho corrisposto direttamente con il servizio informazioni che gestisce Abbonamento Musei e mi hanno fornito la cifra di 128.000 tessere vendute nel 2016 (i dati sul sito arrivano fino ai 118.500 del 2015 da lei indicati). Il parziale 2017 non può ancora essere rivelato (chiaramente posso girarle la mail in privato, se necessario).

    Meglio così, dunque, ma sarei curioso di sapere chi le ha fornito un'indicazione errata.

    Grazie e cordialità.

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    Risposte
    1. La mia fonte - che è riservata - mi riferiva di un calo a inizio 2017. Aspettiamo con fiducia i dati che non tarderanno ad essere pubblicati. Grazie per l'approfondimento.

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    2. Grazie, speriamo allora che il parziale negativo della prima parte del 2017 venga riassorbito nella seconda.

      I dati di quest'anno verranno pubblicati (temo) non prima di gennaio.

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