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NARRAZIONI JAZZ SENZA PACE, CERCANO UN NUOVO DIRETTORE

Zenni fra Appendino e Leon alla presentazione di Narrazioni Jazz lo scorso aprile
Narrazioni Jazz cambia ancora, dopo il suo primo, incerto exploit. A quanto mi risulta da fonte credibile, sono cominciate in gran segreto le manovre per sostituire il direttore storico Stefano Zenni, sopravvissuto per un solo anno alla morte del Torino Jazz Festival. 
Spero che, nel caso, abbiano avuto la decenza di dirglielo. A lui va comunque l'onore delle armi: ha fatto quel che poteva, ma ormai poteva ben poco
In effetti Narrazioni Jazz avrebbe deluso persino i suoi inventori comunali. L'assessore Francesca Leon, in ossequio allo stravagante concetto di trasparenza che vige a Palazzo Civico, si è presa ben guardia dal rispondere alle mie lecite domande, quindi non sono in grado di dire con esattezza quale sia il bilancio reale della prima edizione di Narrazioni Jazz, quale ROI abbia avuto, e quali siano state le "ricadute sul terriorio" dell'operazione costata, non dimentichiamolo, 550 mila euro pagati dagli sponsor e 50 mila euro in pubblicità pagati da Comune.
Io non so come sia andato il festival Narrazioni Jazz 2017, perché non hanno voluto dirlo.
Ma sospetto che sia stato un disastro epocale.
Altrimenti non penserebbero di far fuori Zenni.

Il prossimo direttore sarà un musicista di Torino

Per scegliere il successore, l'assessore Leon ha già incontrato (pare coadiuvata dal consigliere Giovara, sempre più assessore-ombra alla cultura) alcuni musicisti torinesi, sondandoli discretamente. E' probabile, conoscendoli, che i nostri eroi pensino a un festival diverso, meno tradizionale e - naturalmente... - "attento alle eccellenze del territorio". Magari qualcosa come il Fringe che hanno allegramente fatto scappare a Firenze.
A quanto mi risulta c'è già un profilo che piace molto: un musicista di valore, torinese, con esperienza anche nella direzione artistica. Non faccio il nome perché è troppo presto e non è detto che alla fine si opti per il direttore unico. E' anche possibile che si arrivi a formare un gruppo di lavoro, abbandonando la direzione unica.
Ciò che mi pare ormai certo è che Narrazioni Jazz - sempre che conservi quel nome, abbastanza ridicolo - rinuncerà del tutto alla grandeur ereditata dal Tjf, un festival che ai tempi di Fassino e Braccialarghe ostentava addirittura l'ambizione di confrontarsi con Umbria Jazz.
Ma per parlare di questa e altre grandi illusioni perdute avremo fin troppo tempo, nei mesi e negli anni che ci toccheranno in sorte a espiazione dei nostri peccati.

Aggiornamento: "Zenni, amaro addio. Per il jazz una direzione politica"

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