...da inseguire sempre, da inseguire ancora,
fino ai laghi bianchi del silenzio
finché Atahualpa o qualche altro dio
non ti dica: descansate niño, che continuo io...
(Paolo Conte, "Alle prese con una verde milonga")
Roba seria per gente seria: lo special show dei New Order il 5 maggio alle Ogr |
La prima conferenza di ieri mattina è stata a Camera, dove hanno presentato la mostra - ovviamente imperdibile - delle fotografie di Carlo Mollino: a questo link trovate tutte le info che vi servono.
Il secondo impegno che ho bigiato era alle Ogr, dove - hanno annunciato i capataz - nei primi cento giorni di apertura sono arrivati a centomila presenze; e adesso è pronto, per il 2018, un programmone di mostre, concerti, teatro, cinema e arti varie. I miei best of sono naturalmente i New Order e John Cale, ma è quasi tutta roba forte. Date un'occhiata a questo link, e giudicate voi. Io mi limito a sospendere il giudizio sul Jazz Festival, che si farà alle Ogr dal 26 al 30 aprile: aspetto di vedere se il nuovo direttore Giorgio Li Calzi riuscirà a esorcizzare il destino di sfiga che perseguita la sventurata manifestazione municipale.
La presentazione degli eventi alle Ogr mi aveva anche suggerito - insieme con altri fatterelli accaduti negli ultimi mesi - un articolo, uscito ieri mattina sul Corriere, nel quale tento un paio di ragionamenti sul crescente ruolo decisionale giocato dalle fondazioni bancarie sulla scenario culturale torinese, in supplenza di qualche assessore inadeguato e, in generale, di una classe politica in larga parte raffazzonata, velleitaria, assente o inconcludente. E no, non ho fatto nomi: io posso avere le mie idee, ma in questo caso, in piena deriva democratica, preferisco affidare la valutazione al prudente apprezzamento dell'informato lettore di GabosuTorino. Intanto vi linko l'articolo, che comincia così:
Oggi il nuovo presidente delle Ogr, Fulvio Gianaria, presenta il programma degli eventi che le ex Officine Grandi Riparazioni ospiteranno nei prossimi mesi. Gli eventi prevedono strette collaborazioni con istituzioni e associazioni culturali della città: com’è nello spirito del progetto della Fondazione Crt, che ha investito nella ristrutturazione la cifra monstre di cento milioni di euro e si prepara a spenderne per la gestione almeno tre all’anno, nella speranzosa attesa che le entrate arrivino a pareggiare le spese. È la prima volta che, a Torino, una fondazione bancaria si impegna così pesantemente e direttamente in un progetto proprio, assumendo un ruolo da unico protagonista, non più a supporto di iniziative di pubbliche amministrazioni o altri operatori. L’esperienza delle Ogr ha segnato un cambio di prospettiva per Fondazione Crt; e, aggiungerei, per la missione stessa delle fondazioni bancarie torinesi. Almeno nel campo della cultura. Non è un caso che accada adesso...
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