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LA DIASPORA DEL SALONE

La squadra dispersa: dipendenti e collaboratori del Salone del Libro
La diaspora di quella che fu la tanto lodata "squadra del Salone del Libro" è completata. 
Sono ancora in alto mare i bandi che potrebbero assicurare ai dodici dipendenti dell'ex Fondazione per il Libro un posto sicuro, metà al Circolo dei Lettori e metà alla Soris. Sorvolo sulla valorizzazione delle professionalità insita nel mandare a occuparsi di gabelle chi si è sempre occupato di editoria: ma si sa, all'università della strada i ruoli sono intercambiabili. 
Ad ogni modo. con ogni probabilità i bandi si faranno più avanti, prima di settembre non accadrà nulla. Nulla di buono, intendo. E resta ancora da vedere se davvero il Circolo dei Lettori potrà organizzare il Salone: tutto dipende da chi acquisterà il marchio, che il liquidatore metterà all'asta per pagare i debiti. Senza marchio, non si fa nessun Salone del Libro. 
E intanto non si farà Portici di Carta: anche quello è un marchio depositato che rientra nel patrimonio attivo della liquidazione, e solo chi lo acquisterà potrà utilizzarlo. E' vero, la Fondazione Cultura si è impegnata a organizzare l'edizione 2018 di Portici di Carta, il prossimo ottobre, ma salvo colpi di scena si tratterà di una manifestazione "tipo" Portici di Carta: dovrà chiamarsi diversamente perché quel nome è un brand che al momento non può usare nessuno. 
Ho ricordato questi non trascurabili aspetti legali perché lorsignori continuano a tavanare sul Salone del Libro come se fosse roba loro: il che non è, né sarà mai se non saranno in grado di tirar fuori i soldi per partecipare all'asta con un'offerta vincente. Chiusa lì.

La squadra dispersa

Al momento, come vi dicevo, si è invece compiuta la diaspora delle risorse umane che hanno fatto per tanti anni il Salone del Libro. Dopo le lodi, siamo arrivati alle sistemazioni di fortuna. Uno dei dodici dipendenti ha preso l'aspettativa e s'è trovato un lavoro a Roma. Gli altri sono stati smistati qua e là alla boia d'un giuda, tutti con contratti a tempo determinato: due sono rimasti a lavorare con il liquidatore dell'ex Fondazione mentre gli altri sono stati distribuiti al Circolo dei Lettori, alla Fondazione Cultura, alla Fondazione Piemonte dal Vivo e addirittura alla Fondazione Torino Musei. Quest'ultima non è ancora riuscita a sistemare i suoi tre dipendenti in esubero distaccati al Museo della Resistenza e da mesi abbandonati lì senza più notizie sul loro destino; ma intanto si becca la vittima di un altro naufragio.
E poiché di naufragi, di perdite e di libri stiamo parlando, chiudiamola qui con le ultime parole di "Moby Dick": "Nella sua ricerca dei figli perduti, trovò soltanto un nuovo orfano".

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