Ci sono festival, a Torino, che mi fanno l'effetto del Maalox: mi curano il bruciore di stomaco provocato dalle beghe e dai casini che dilaniano tante altre manifestazioni.
CinemAmbiente è uno dei miei festival-Maalox. Un festival per bene, bello e utile, gestito senza miserabili pantomime e lotte intestine, fatto da persone appassionate e competenti che costruiscono programmi di valore con una spesa giusta, equilibrata e sostenibile. Insomma: ciò che CinemAmbiente auspica per il pianeta, lo applica prima di tutto a se stesso.
Lo storico direttore Gaetano Capizzi dopo le incertezze di un anno fa ora è ben saldo al timone in una Torino dove il gioco di ruolo favorito è da tempo l'assalto alle poltrone. E ieri ha presentato la ventiduesima edizione di CinemAmbiente, in programma dal 31 maggio al 5 giugno al Massimo, come sempre con ingresso gratuito.
Il bilancio è esemplare. Quest'anno, mi dice Capizzi, il budget totale si aggira sui trecentomila euro. Una buona parte, quasi la metà, è coperto dagli sponsor. Che sono sponsor-partner, coinvolti nella progettazione del festival e scelti fra le aziende della green economy: molti di essi accompagnano CinemAmbiente da anni e anni.
I conti si fanno alla fine: ma sono andato a riguardarmi quelli dell'edizione 2018, come risultano dal bilancio del Museo del Cinema (vi ricordo che CinemAmbiente è uno dei tre festival che dipendono dal Museo sul piano organizzativo e finanziario). L'anno scorso risulta a bilancio un costo totale di 283.696 euro, a fronte di 204.266 euro di ricavi. In pratica, il festival è costato al Museo 79.430 euro. Senza, lo ripeto, poter contare sugli incassi della biglietteria: l'ingresso gratuito è una scelta non negoziabile.
Ma allora da dove provengono quei 204 mila euro di ricavi?CinemAmbiente nel 2018 ha ricevuto 45 mila euro dalle fondazioni bancarie, 24.130 euro dal Mibac; quest'anno riceverà anche 44 mila euro dal Miur per il progetto CinemAmbiente Junior.
Quindi il festival si fonda soprattutto sul contributo degli sponsor, che nel 2018 è stato di 134.648 euro totali. Non per fare sgradevoli confronti: l'anno scorso Lovers, costato 394.589 euro, ha racimolato 22.371 euro di sponsorizzazioni. Ma non per colpa sua: è difficile, in Italia, trovare sponsor per un festival gay. Ma anche il gigante Tff (costo 1.831.139 euro) l'anno passato non è andato oltre i 268.168 euro di sponsorizzazioni: proporzionalmente nulla, rispetto a CinemAmbiente.
Il fatto è che coltivare gli sponsor è un'arte: o la conosci, o raccatti poco, almeno a Torino. A meno che tu sia una manifestazione del Comune, perché in tal caso gli sponsor obbligati non mancheranno mai.
Vabbé, tanto volevo dire di CinemAmbiente. Il mio festival-Maalox. Il programma lo trovate sul sito, e qui, in calce, riporto l'eccellente resumée preparato dall'ufficio stampa, che evidenza gli highlights di questa edizione. Buone visioni.
CinemAmbiente è uno dei miei festival-Maalox. Un festival per bene, bello e utile, gestito senza miserabili pantomime e lotte intestine, fatto da persone appassionate e competenti che costruiscono programmi di valore con una spesa giusta, equilibrata e sostenibile. Insomma: ciò che CinemAmbiente auspica per il pianeta, lo applica prima di tutto a se stesso.
Lo storico direttore Gaetano Capizzi dopo le incertezze di un anno fa ora è ben saldo al timone in una Torino dove il gioco di ruolo favorito è da tempo l'assalto alle poltrone. E ieri ha presentato la ventiduesima edizione di CinemAmbiente, in programma dal 31 maggio al 5 giugno al Massimo, come sempre con ingresso gratuito.
Il bilancio è esemplare. Quest'anno, mi dice Capizzi, il budget totale si aggira sui trecentomila euro. Una buona parte, quasi la metà, è coperto dagli sponsor. Che sono sponsor-partner, coinvolti nella progettazione del festival e scelti fra le aziende della green economy: molti di essi accompagnano CinemAmbiente da anni e anni.
I conti si fanno alla fine: ma sono andato a riguardarmi quelli dell'edizione 2018, come risultano dal bilancio del Museo del Cinema (vi ricordo che CinemAmbiente è uno dei tre festival che dipendono dal Museo sul piano organizzativo e finanziario). L'anno scorso risulta a bilancio un costo totale di 283.696 euro, a fronte di 204.266 euro di ricavi. In pratica, il festival è costato al Museo 79.430 euro. Senza, lo ripeto, poter contare sugli incassi della biglietteria: l'ingresso gratuito è una scelta non negoziabile.
Ma allora da dove provengono quei 204 mila euro di ricavi?CinemAmbiente nel 2018 ha ricevuto 45 mila euro dalle fondazioni bancarie, 24.130 euro dal Mibac; quest'anno riceverà anche 44 mila euro dal Miur per il progetto CinemAmbiente Junior.
Quindi il festival si fonda soprattutto sul contributo degli sponsor, che nel 2018 è stato di 134.648 euro totali. Non per fare sgradevoli confronti: l'anno scorso Lovers, costato 394.589 euro, ha racimolato 22.371 euro di sponsorizzazioni. Ma non per colpa sua: è difficile, in Italia, trovare sponsor per un festival gay. Ma anche il gigante Tff (costo 1.831.139 euro) l'anno passato non è andato oltre i 268.168 euro di sponsorizzazioni: proporzionalmente nulla, rispetto a CinemAmbiente.
Il fatto è che coltivare gli sponsor è un'arte: o la conosci, o raccatti poco, almeno a Torino. A meno che tu sia una manifestazione del Comune, perché in tal caso gli sponsor obbligati non mancheranno mai.
Vabbé, tanto volevo dire di CinemAmbiente. Il mio festival-Maalox. Il programma lo trovate sul sito, e qui, in calce, riporto l'eccellente resumée preparato dall'ufficio stampa, che evidenza gli highlights di questa edizione. Buone visioni.
Gli imperdibili di Cinemambiente
- Uno dei fenomeni più dirompenti degli ultimi mesi al centro del Festival, che dedica la sua 22a edizione alla “Green Generation” e alla mobilitazione dei giovanissimi per la difesa dell’ambiente e il contrasto ai cambiamenti climatici.
- 140 film divisi tra sezioni competitive e non competitive, tra lunghi, medi e cortometraggi per una panoramica a 360° della miglior cinematografiagreen internazionale e dei temi più attuali del dibattito ambientale.
- L’inaugurazione con The Human Element, dedicato alla nuova impresa di James Balog, a cui va quest’anno il premio speciale del Festival “Movies Save The Planet”. Il pluripremiato fotografo statunitense esplora le alterazioni dei quattro elementi – acqua, aria, terra e fuoco – provocate dall’azione del quinto: l’uomo. Una selezione di suoi scatti originali in mostra sulla cancellata della Mole Antonelliana.
- Nel Concorso lungometraggi internazionali, 10 titoli in gara: sotto i riflettori, la nuova era geologica dominata dall’uomo (Anthropocene: The Human Epoch), il mito in bilico di una crescita economica continua (System Error) e di modelli di sviluppo ormai al limite (Breakpoint), il nuovo irrefrenabile attivismo giovanile (Youth Unstoppable), il problema dell’elettrosensibilità nel nostro mondo iperconnesso (Ubiquity).
- Nel Concorso documentari One Hour, 7 mediometraggi per spaziare dai giovani impegnati sul fronte ambientale (Messaggi dalla fine del mondo), alle schiere crescenti di “ladri del tempo” (Time Thieves. Your Time is their Business), alla vita nascosta delle piante (Secrets in the World's Largest Forest), all’emergenza costante dei rifiuti (UseLess) e alle false promesse di riciclo delle grandi multinazionali (A Plastic Surgery: Coca-Cola’s Hidden Secrets).
- Nei 10 titoli del Concorso documentari italiani, tanti sguardi diversi sul nostro Paese e sul mondo: dall’immensa, devastante filiera della soya (Soyalism), alla Roma dello sviluppo urbanistico selvaggio in un omaggio al padre dell’ambientalismo italiano, Antonio Cederna (Mirabilia Urbis) fino alla condizione dei nuovi profughi del clima (Climate Limbo) e alla nuova solitudine degli ultimi (Il sorriso del gatto)
- Nel Concorso cortometraggi internazionali, l’ambiente raccontato in 30 film brevi, folgoranti, drammatici, divertenti, sconcertanti: per vedere alcuni “Ritratti dal mondo”, per sapere che cosa “Il mondo deve sapere”, per dilettarsi con le “Ecoanimazioni”, per sbalordirsi con le “Ecovisioni”, per incontrare gli altri “Animalia” coinquilini del nostro Pianeta.
- Con “Inventing Tomorrow”, una specifica sezione panoramica per capire che cosa succederà in futuro e in che modo le nuove conquiste della scienza e della tecnologia cambieranno il nostro mondo: come conviveremo con macchine sempre più intelligenti (More Human than Human, The Truth about Killer Robots), come sarà il paesaggio che ci circonderà (Beyond the Green Horizon), che cosa mangeremo (In Vitro Meat), che cosa dovranno affrontare domani i giovani di oggi (The Revolution Generation).
- Tra gli eventi speciali, le proiezioni di The Cove in omaggio a Richard O’Barry – l’addestratore pentito del delfino Flipper, diventato ambasciatore nel mondo dei diritti degli animali marini – ospite e giurato del Festival, di Libellula gentile, in onore del poeta ticinese Fabio Pusterla, vincitore del Premio letterario “Le Ghiande” di quest’edizione di CinemAmbiente, e il film di chiusura Aquarela.
- Tra gli altri eventi e approfondimenti: le testimonianze dal mondo di “Frame, Voice, Report!”, un’indagine sui movimenti del “No” che in Italia si oppongono alle grandi opere, una contro-narrazione del terremoto dell’Aquila, le inchieste di Amnesty International sulle crescenti violenze su chi difende i diritti della terra, un convegno sulla comunicazione ambientale in Italia e le sfide globali della sostenibilità.
- I più giovani protagonisti davanti e dietro la macchina da presa. Il successo di CinemAmbiente Junior, la sezione dedicata alle Scuole: 200 cortometraggi iscritti al Concorso nazionale, 6mila prenotazioni per proiezioni, incontri, attività didattico-laboratoriali. Durante il Festival, un seminario dedicato alle “Scuole EcoAttive” per portare tra i banchi le buone pratiche di sostenibilità.
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