E adesso che succede? Continuerà la tradizionale "concordia istituzionale" fra il Comune e una Regione di diverso colore? La dinamica collaborativa tra i due enti è sempre stata molto forte nel settore della Cultura, e in ultimo è diventata una sorta di "soccorso rosso" che ho rievocato in un post di qualche giorno fa: il duo Chiampa-Parigi, in questi anni difficili per le finanze municipali, ha più volte messo mano al portafogli per togliere le castagne dal fuoco a Chiarabella & company. Spesso ricavandone in cambio sonori ceffoni.
Vedremo come si comporterà Alberto Cirio, presidente forzista della nuova giunta dominata dalla Lega. La sua prima dichiarazione ("il sindaco di Torino mi troverà pronto a collaborare per il bene della città, ma nei casi che consideriamo negativi, come il no alle Olimpiadi, noi non faremo sconti") mi induce a sospettare che per Palazzo Civico la pacchia è - come dicono loro - finita.
Molto dipenderà anche da chi sarà il prossimo assessore. Ci vorrà un po' di tempo, come al solito. E come al solito prima del verdetto ne sentiremo di ogni, Ma qui e adesso ho una splendida notizia per tutti voi: oggi per la poltrona di assessore regionale alla Cultura (non più al Turismo, quello lo scorporano) in pole position si accomoda Roberto Rosso, detto "Rieccolo". Due volte candidato sindaco di Torino, deputato di cinque legislature, al momento Robertone è parcheggiato in Consiglio comunale dove rappresenta i Fratelli e fa un'opposizione assai morbida a Chiarabella.
Non me lo sono sognato stanotte. Nella spartizione delle cadreghe, quella della cultura potrebbe toccare a Fratelli d'Italia. D'altronde or non è guari la Meloni in persona pirsonalmente ha mostrato un particolare interesse per le istituzioni culturali torinesi, nella fattispecie dell'Egizio. E se tocca ai Fratelli il predestinato è lui, Roberto dai molti partiti - in quarant'anni di politica se n'è passati almeno sette -, il Faccione del surreale slogan "Se non sei di sinistra vota Rosso" che ultimamente vi ha inseguiti di manifesto in manifesto. Durante la campagna elettorale in qualche post su Fb (qui e qui e qui alcuni significativi esempi) ha certficato la sua vocazione per i temi culturali. E sempre su Fb ha già gettato le fondamenta dei buoni rapporti con le fondazioni bancarie definendo il Consiglio d'indirizzo della Fondazione Crt "espressione di una politica che, si spera, verrà spazzata via dal voto". Sono indizi significativi e garanzia di cinque anni interessanti.
A dire il vero circolava anche l'ipotesi che FdI affidasse il prestigioso incarico ad Alessandro Meluzzi (aka Alessandro I) ma la cosa pare tramontata. In effetti una seconda esperienza nel settore, a Torino, potrebbe risultare un po' ridondante.
Mantenete la calma. Sul tavolo di Cirio c'è un'altra candidatura molto solida - e, se posso dire la mia, più rassicurante per i destini culturali del Piemonte. E' quella di Mario Turetta, come tecnico in quota Lega. Tutto sta a vedere a chi andrà l'assessorato alla Cultura: ma di solito non è di quegli assessorati sui quali ci si scanna più di tanto. Ai politici, poi, fa venire l'orticaria, anche perché di solito non ci capiscono una mazza. Turetta, invece, ci capisce.
Quello di Roi Turett sarebbe un inatteso ritorno dopo aver lasciato la Venaria appena due mesi fa, chiamato a Roma dal Bonisoli a fare il direttore generale del Cinema. Manager di Stato di lungo corso, Turetta è stato direttore generale dei Beni culturali della Lombardia e poi, dal 2010, del Piemonte, dal 2015 alla direzione della Venaria e in ultimo del Consorzio tutto delle residenze sabaude. Alla Reggia arrivò male, imposto da Franceschini con grande scorno del Chiampa, ma lavorò bene finché fra lui e la presidente Paola Zini non scoppiò una guerra civile logorante. La sua promozione con il passaggio ai piani alti del Mibac romano ha risolto la crisi. Ma il suo ritorno a Torino come assessore non dispiacerebbe a nessuno, tranne che - sospetto - a Paola Zini.
Al momento il catalogo è questo.
Non credo però che l'assessorato stia al culmine delle aspirazioni di Beatrice. Lui sembra più interessato alla direzione del Museo del Cinema: ha partecipato al bando, è nella rosa dei finalisti. Entro pochi giorni, vivaddio, il Consiglio di gestione della Mole dovrebbe fare una scelta. Si spera, stavolta, definitiva.
Vedremo come si comporterà Alberto Cirio, presidente forzista della nuova giunta dominata dalla Lega. La sua prima dichiarazione ("il sindaco di Torino mi troverà pronto a collaborare per il bene della città, ma nei casi che consideriamo negativi, come il no alle Olimpiadi, noi non faremo sconti") mi induce a sospettare che per Palazzo Civico la pacchia è - come dicono loro - finita.
Molto dipenderà anche da chi sarà il prossimo assessore. Ci vorrà un po' di tempo, come al solito. E come al solito prima del verdetto ne sentiremo di ogni, Ma qui e adesso ho una splendida notizia per tutti voi: oggi per la poltrona di assessore regionale alla Cultura (non più al Turismo, quello lo scorporano) in pole position si accomoda Roberto Rosso, detto "Rieccolo". Due volte candidato sindaco di Torino, deputato di cinque legislature, al momento Robertone è parcheggiato in Consiglio comunale dove rappresenta i Fratelli e fa un'opposizione assai morbida a Chiarabella.
Un manifesto culturale di Fratelli d'Italia
Roberto Rosso, il recordman della comunicazione |
A dire il vero circolava anche l'ipotesi che FdI affidasse il prestigioso incarico ad Alessandro Meluzzi (aka Alessandro I) ma la cosa pare tramontata. In effetti una seconda esperienza nel settore, a Torino, potrebbe risultare un po' ridondante.
E se tocca alla Lega, tocca al Re della Venaria
Mario Turetta, il cavallo di ritorno |
Quello di Roi Turett sarebbe un inatteso ritorno dopo aver lasciato la Venaria appena due mesi fa, chiamato a Roma dal Bonisoli a fare il direttore generale del Cinema. Manager di Stato di lungo corso, Turetta è stato direttore generale dei Beni culturali della Lombardia e poi, dal 2010, del Piemonte, dal 2015 alla direzione della Venaria e in ultimo del Consorzio tutto delle residenze sabaude. Alla Reggia arrivò male, imposto da Franceschini con grande scorno del Chiampa, ma lavorò bene finché fra lui e la presidente Paola Zini non scoppiò una guerra civile logorante. La sua promozione con il passaggio ai piani alti del Mibac romano ha risolto la crisi. Ma il suo ritorno a Torino come assessore non dispiacerebbe a nessuno, tranne che - sospetto - a Paola Zini.
Al momento il catalogo è questo.
E Beatrice? Guarda alla Mole
Qualcuno si domanderà che fine abbia fatto la "candidatura" di Luca Beatrice che circolava nelle settimane scorse. Ineccepibile il curriculum, non divisivo il personaggio: certo esuberante e a volte eccessivo, ma non inviso neppure a molti intellò di sinistra. E difatti pare che il critico d'arte ed ex presidente del Circolo dei Lettori sia considerato un po' troppo "di sinistra" in certi ambienti del centrodestra con un concetto assai estensivo di "sinistra", considerato che Beatrice è un fervente estimatore del Berlu.Non credo però che l'assessorato stia al culmine delle aspirazioni di Beatrice. Lui sembra più interessato alla direzione del Museo del Cinema: ha partecipato al bando, è nella rosa dei finalisti. Entro pochi giorni, vivaddio, il Consiglio di gestione della Mole dovrebbe fare una scelta. Si spera, stavolta, definitiva.
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