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UN'ALTRA FIABA: IL RE TRAVICELLO ALLE OLIMPIADI

Sul Corriere di oggi ho pubblicato un commento sul tentativo del presidente verace Cirio di riacchiappare in extremis un brandello d'Olimpiade; e cerco anche di spiegare perché, a mio avviso, stavolta è ingiusto colpevolizzare soltanto la povera Chiarabella per una figura da allocchi alla quale in realtà moltissimi hanno alacremente contribuito. Il commento lo potete leggere a questo link.  E immagino che non piacerà. Quindi, come bonus track, per farvi tornare il sorriso vi regalo qualche verso di un grande poeta dell'Ottocento, oggi disgraziatamente dimenticato dai più: Giuseppe Giusti. Con tanto di link nel caso voleste leggervi per intero questa poesiola istruttiva e quanto mai attuale intitolata "Il Re Travicello".

Là là per la reggia
Dal vento portato,
Tentenna, galleggia,
E mai dello Stato
Non pesca nel fondo:
Che scienza di mondo!
Che Re di cervello
È un Re Travicello!

Se a caso s’adopra
D’intingere il capo,
Vedete? di sopra
Lo porta daccapo
La sua leggerezza.
Chiamatelo Altezza,
Chè torna a capello
A un Re Travicello.


Volete il serpente
che il sonno vi scuota?
Dormite contente
costì nella mota,
o bestie impotenti:
per chi non ha denti,
è fatto a pennello
un Re Travicello!

Un popolo pieno
di tante fortune,
può farne di meno
del senso comune.
Che popolo ammodo,
che Principe sodo,
che santo modello
un Re Travicello!

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CIAO SERGIO

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