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BADILATE DI CULTURA: MANET IN CONSIGLIO COMUNALE

Voglio innanzi tutto rassicurare il commissario Basettoni. I suoi preziosi segreti sono al sicuro. Oggi non sono andato a origliare a Palazzo Civico. Per due motivi. Il primo l'ho spiegato ieri: non ho bisogno di vederli in faccia per capire che cosa combinano. Il secondo è che, grazie al cielo, avevo di meglio da fare.
C'è pure un terzo motivo: non avevo nessunissima voglia di sprecare due ore della mia vita ad ascoltare i loro vaniloqui su mostre e Impressionisti. Che poi, mi  domando quanti di loro sarebbero in grado non dico di distinguere un Manet da un Monet (o da un Teomondo Scrofalo) ma persino di scrivere correttamente il nome di battesimo di Manet (non disturbatevi a cercarlo su Wikipedia: è Édouard); loro, che della cultura se ne sbattono, e alcuni dubito abbiano mai messo piede a una mostra; loro, che però adesso sgomitano nella mesta parodia di un dibattito sui destini della cultura in questa sventurata città.
Si sono esibiti in Consiglio comunale sparando una sesquipedale montagna di cazzate, nella falsa convinzione che il dilemma sia se fra un anno alla Gam si farà o non si farà una mostra di Manet (Édouard, quello con la A; quello con la O era Claude, e c'è già stato). I più acuti fra i nostri eroi scoprono oggi due tristi verità: che le grandi mostre si fanno se c'è un partner economico forte; e che nel mondo dell'arte le relazioni personali contano, e uno non vale uno.
Ma sono ben più numerosi i problemi (non la stronzata di fare o non fare Manet) che affliggono la Fondazione Torino Musei. Problemi che l'allegra combriccola ignora e quindi non potrebbe affrontare, manco se gliene fregasse davvero qualcosa. Domani, se mi va, proverò a illustrarli: senza peraltro la speranza che i prodi zuavi ci si raccapezzino.
Stasera non ho gran voglia di sdarmi per voi, quindi vi offro soltanto la chilometrica trascrizione (temo ragionevolmente fedele) dell'alato dibattito in Consiglio comunale, ripreso dal sito del Comune di Torino. A seguire pubblico anche la puntuta replica della presidente di Torino Musei, Patrizia Asproni, le cui dimissioni sono state oggi invocate con toni strazianti dall'Appendino e non solo.
Vi saluto. Prima però lascio il messaggio della buonanotte per il trio Giordano: state tranquilli, la Asproni si dimetterà. Non subito, per non darvela vinta. Ma si dimetterà, all'indomani di un "sereno e pacato confronto". E confesso che ne ammiro lo sforzo di resistere fino a quel dì: considerato che il presidente di Torino Musei non prende stipendio, ci vuole una bella voglia per sucarsi gratis 'sti rompimenti di cazzo.

Dal sito del Comune: la trascrizione dell'alato dibattito

In relazione alla vicenda della mostra di Manet, l’Assessora Francesca Leon ha riferito in aula durante la seduta odierna del Consiglio comunale. Di seguito, la sua relazione, con i successivi interventi dei consiglieri comunali e la replica della sindaca Chiara Appendino.

Assessora Francesca Leon
La mostra di Manet annunciata lo scorso anno rappresentava la chiusura di un ciclo di esposizioni dedicate all’arte impressionista che faceva parte della programmazione della passata giunta. La nostra giunta ha inteso proseguire le attività già programmate e tra queste la mostra su Manet poiché la progettazione di un evento espositivo impone tempi lunghi. Nessun segnale riguardo problemi per la sua realizzazione è giunto dalla Fondazione Torino Musei che fino a prova contraria aveva in carico la sua realizzazione dalla passata giunta (a dire il vero, della mostra di Manet aveva parlato il direttore del Musée d'Orsay, Guy Cogeval, alla presentazione di Monet. Fino a prova contraria, non mi risulta nessun "incarico": incombevano le elezioni e Filura aveva altro per la testa, NdG). L’eventuale mancata realizzazione ha all’origine una debolezza strutturale: non si basava su solide relazioni tra il Museé d’Orsay e la Gam, ma da un rapporto privilegiato tra l’ex sindaco, il direttore del Musée e un operatore privato, senza, evidentemente, un chiaro trasferimento di competenze e responsabilità sulla realizzazione dell’evento (ecco, appunto: ma purtroppo nel cattivissimo mondo della grande arte internazionale va così, è tutta una casta che tira i fili. L'unica via per sottrarsi è starne fuori, o pagare carissimo e sull'unghia, NdG). Le conseguenze di questo modello di produzione culturale sono sotto gli occhi di tutti. Non è in discussione né l’importanza di organizzare grandi eventi espositivi, né la collaborazione con il mondo imprenditoriale e privato. E’ in discussione un modello che vede le nostre istituzioni museali come contenitori e non produttori di cultura, un modello che non porta al rafforzamento delle competenze e delle relazioni dei nostri musei con gli altri musei italiani e stranieri, che non favorisce la ricerca e quindi la produzione che sono alla base di un sistema museale forte anche dal lato della proposta di eventi espositivi. Nel resto del mondo i direttori dialogano tra loro per concordare progetti espositivi e collaborazioni scientifico. Da noi tendenzialmente no, con le dovute eccezioni, ad esempio il Museo Egizio. 

Torino ha costruito il suo rilancio anche a partire dalla riqualificazione del suo sistema museale, considerato un asse strategico di sviluppo, e ad un lavoro di costruzione di una relazione forte tra musei e cittadini, fatta attraverso strumenti che facilitano la visita ai musei abbattendo la barriera del biglietto (credo si riferisca all'Abbonamento Musei, NdG), l’ampliamento del bacino d’utenza e la costruzione di servizi educativi a disposizione delle istituzioni scolastiche della città. Oggi uno dei motivi principali dell’attrattività turistica del nostro territorio è rappresentato dalle grandi collezioni dei nostri musei e dai nostri monumenti. Ci sono voluti vent’anni e le Olimpiadi. Attorno a questo asset fondamentale sono cresciuti grandi eventi, solo per citarne alcuni Salone del Libro, Salone del gusto, MiTo. Ma la vivacità di Torino è fatta anche di tantissime attività diverse che vivono a fianco dei grandi eventi e innervano il tessuto della città e rispondono alla domanda di partecipazione di pubblici diversi, anche da quelli tradizionalmente coinvolti dalle grandi stagioni del Teatro Regio, del Teatro Stabile, del TPE e delle grandi orchestre. Le cosiddette grandi mostre hanno un ruolo importante in questo contesto ma perché un modello produttivo non rischi di andare in crisi per un cambio di giunta, bisogna porsi la domanda di come dare solidità alla capacità dei nostri musei e delle professionalità che esprimono, per metterli nelle condizioni di rispondere alle domande del pubblico e alle esigenze della città.
La politica deve dare le linee di indirizzo alle sue istituzioni museali e queste, attraverso la figura dei direttori programmano attività seguendo obbiettivi condivisi con l’amministrazione, con il suo sostegno e supporto. In questo modo il processo è lineare, così come la catena delle responsabilità.
Solo così le grandi esposizioni temporanee possono produrre un effetto positivo di lungo periodo e consolidare il posizionamento di Torino anche in ambito internazionale. Un posto importante in questo processo è il dialogo tra amministrazione e i suoi musei, pur nella necessaria autonomia utile al raggiungimento degli obbiettivi. E’ altresì importante il dialogo tra le istituzioni museali della città per mettere a fattor comune le collezioni, le idee e le capacità progettuali. Attorno ad un importante evento espositivo bisogna costruire legami e attività che possono coinvolgere l’ecosistema culturale della città. Gli eventi espositivi degli ultimi anni, purtroppo, non hanno rafforzato il legame tra musei e pubblico, prova ne sia che le mostre realizzate a Palazzo Chiablese non hanno portato maggior pubblico ai Musei Reali e in Gam la dimensione espositiva ha indebolito quella museale (a dire il vero, le collezioni permanenti della Gam non se le è mai cagate nessuno, per cui non si capisce di quale "indebolimento" parli la Leon, NdG). Le due dimensioni espositiva e museale devono essere parte di un’unica strategia.
Le linee programmatiche della giunta indicano questo percorso con due obbiettivi fondamentali: restituire centralità alle istituzioni museali e alle competenze e mettere al centro la domanda dei diversi pubblici: residenti, turisti, escursionisti. A questo scopo la città mette a disposizione due strumenti fondamentali: un sistema di comunicazione unificato ed efficace come già avvenuto in passato con il progetto speciale comunicazione e la costituzione di un service unico degli eventi a supporto di tutti gli assessorati, impegnato anche nella ricerca di ulteriori risorse per la realizzazione di importanti progetti espositivi (credo si riferisca all'AsCulProp: dal che evinco che assorbirà anche le funzioni della Fondazione Cultura, creando così una concentrazione di potere che non s'è più vista dopo l'impero di Serse, NdG).
I grandi attrattori turistici a Torino sono rappresentati dalle grandi collezioni museali, in primo luogo il Museo Egizio, il Museo del Cinema, Palazzo Reale e la Reggia di Venaria Reale. Se prendiamo a riferimento il dato dell’incidenza degli ingressi con Abbonamento Musei sul totale delle visite si evince chiaramente come questa non sia così rilevante (tra il 6 e il 14%) nei musei citati, mentre gli ingressi con le carte turistiche sono decisamente superiori. Segno che tra i motivi principali della scelta di venire a Torino sia la presenza di queste istituzioni. Viceversa, laddove l’incidenza degli abbonamenti è superiore e raggiunge in alcuni casi il 50% del pubblico complessivo i musei rappresentano un punto di riferimento importante per il pubblico cittadino.
Le mostre dedicate all’impressionismo hanno avuto un’incidenza superiore al 30%, mentre risulta irrisoria la rilevanza degli ingressi con le carte turistiche. Questo segnala come queste mostre non siano il motivo per il quale un turista sceglie di venire a Torino, ma un corollario rispetto al programma di visite in città. Questo tipo di mostre richiamano più un pubblico di escursionisti (1-2 ore di distanza dalla sede di mostra). Questo non significa che non siano importanti ma occorre conoscere questi dati di realtà (ecco, cerchiamo di metterci d'accordo sui dati di realtà, perché ne girano di ogni, NdG).
In questi anni tra i grandi eventi in grado di motivare la permanenza in città vi è il Salone del Libro. I dati a nostra disposizione indicano un forte impatto economico sulla città con un Return On Investiment (ROI) molto rilevante: a fronte di 4 milioni spesi, un impatto di 14 milioni. In un quadro che però appariva già in crisi nel 2013 con una riduzione di spettatori provenienti da fuori Piemonte rispetto al 2009, compensato dalla maggior partecipazione del pubblico locale. E evidente come questo campanello d’allarme, così come altri, non siano stati colti dalla precedente amministrazione.
Tra gli eventi citati dall’ex Sindaco Fassino come rilevanti dal punto di vista turistico vi è il Jazz Festival. L’indagine sul pubblico realizzata dall’Osservatorio Culturale del Piemonte e mai comunicata all’esterno mette in luce la rilevanza locale dell’evento e una scarsa capacità di attrarre pubblico da fuori. La partecipazione è tra 75% e l’85% rappresentata da pubblico locale e solo il 18% dei partecipanti ha scelto di visitare Torino per il festival, determinando un ROI corrispondente alle spese per realizzarlo.
La programmazione culturale, dunque, e gli eventi vanno letti alla luce dei risultati e non della propaganda per costruire una programmazione culturale che tenga conto di tutto ciò.

Domenico Carretta (Partito Democratico)
Per l’offerta culturale Torino è diventato un modello da esportare: cultura, musei e grandi eventi, come la mostra su Degas, che lei chiama “corollari”, hanno portato Torino fuori dal deserto dei numeri sestuplicando i visitatori che oggi sono 6 milioni all’anno, e hanno aumentato le code davanti ai musei. Le ultime stime calcolano in 15 milioni di euro l’indotto economico dei grandi eventi, le cosiddette “mostre blockbuster”. Se dunque essi si dovevano ai rapporti personali del precedente Sindaco, vi invitiamo a fare altrettanto. Torino non è Roma, né Venezia, non può non “stare sul mercato”, come è successo durante questi 100 giorni di inerzia, dell’Amministrazione. Io non sono stupito di questo possibile negativo epilogo della vicenda, alla luce delle vostre idee sull’inutilità dei grandi eventi. Oggi siamo davanti ad una retromarcia della Città. Delle due l’una: o fate solo finta di essere arrabbiate per la perdita della mostra (in effetti, non si capisce: se le grandi mostre non servono a un cazzo, perché strepitano tanto per Manet? NdG), oppure, per il bene della Città, continuate sulla strada che avevamo tracciato (ma anche no, Carretta, anche no: come ho cercato di spiegarvi quando comandavate voi, da almeno tre anni la cultura a Torino era in recessione: e certe baracconate fassiniane urlano ancora vendetta, NdG). Auspico che nel 2017 la mostra su Manet, ci sia e dia completezza al ciclo sull’impressionismo che la Città aveva avviato.

Fabrizio Ricca (Lega Nord)
Sindaca, lei paga per la sua inesperienza, e di questo non le faccio colpa, e per avere accettato i cattivi consigli del vero Sindaco, quello che non si vede. Quando era consigliera chiedeva la testa di Asproni, perché non lo ha fatto anche quando si è insediata come fece per Profumo e Peveraro (a dire il vero è da luglio che la chiede: verifica tu stesso, Ricca. Il problema è che non ha il potere di tagliarla, NdG). Perché non ha nominato il titolare del posto vacante del CdA dando così un segnale forte sulla sua volontà di cambiare il vertice della Fondazione? Forse Lei combatte il “sistema Torino” a parole e nei fatti ci va a cena nel grattacielo di Intesa San Paolo. Anche Angela La Rotella è ancora al suo posto. Io auspico che nel 2017 la mostra si faccia e anche molti altri progetti culturali (Questa è straordinaria. Ricca "auspica" molti progetti culturali: lui, che in Commissione cultura brillava esclusivamente come campione di videogame e definiva gli esponenti del lavoro culturale "gente che sciacqua come i migliori bidet". E adesso "auspica". Ma va là..., NdG). Intanto le comunico che questa mattina abbiamo presentato una mozione di sfiducia che contiene tutti gli elementi che le consentiranno di procedere alla rimozione della dottoressa Asproni, proprio come lei diceva di voler fare.

Roberto Rosso (Lista Rosso)
Anche se in campagna elettorale sono andato contro il “Sistema Torino” (responsabile degli scempi delle Spine, la mancata sicurezza e il problema non risolto dei Rom) resta il fatto che sulla cultura e sul turismo l’Amministrazione passata ha lavorato bene, grazie anche alle Olimpiadi ma anche a quanto è stato fatto successivamente. Vorrei capire cosa questa Amministrazione intende fare con il presidente della Fondazione, però non si può dire che in precedenza gli eventi reggevano solo su Fassino. La sindaca deve decidere. Finora vedo che si dovevano sostituire Profumo, Peveraro e La Rotella ma non cambia nulla (vabbé, Rosso non si chiosa: è dadaismo puro, NdG).

Massimo Giovara (M5S)
Ci sono due opinioni diverse sulla mostra di Manet. Il Pd attribuisce posizioni al nostro gruppo che non ci appartengono. Noi siamo per i grandi eventi però si devono valutare costi/benefici. Apprendiamo dai giornali che la mostra non si fa e si dice che la causa è la sindaca Appendino, mentre a decidere è il presidente della Fondazione (ma  dai... NdG). E’ gravissimo che un ente privato (ente privato? NdG) non rispetti il cambio politico (beh, formidabile: è "gravissimo" se un "ente privato" non rispetta il cambio politico. Gesù, fate luce... NdG). Sulle ricadute c’è da riconfigurare l’organizzazione. Per esempio “Jazz Festival”, su una spesa di 1 milione di euro, solo del 10% è stata la ricaduta dal turismo esterno alla città metropolitana (bravo, questo è corretto, Ma allora perché continuate a farlo? NdG). Questo modello non funziona più perchè fondato su base personale che indebolisce le strutture pubbliche.

Alberto Morano (Lista Morano)
Non ho capito dalle parole dell’assessore se la nuova amministrazione vuole o no la mostra (non l'ho capito neppure io, NdG), in vista dell’incontro del 24 ottobre tra la sindaca e la presidente della Fondazione. Ci vorrebbe un rispetto istituzionale. I dati sul flusso del turismo ci dicono che l’81% è locale e non è né internazionale né regionale.La mostra di Manet ha valore culturale per la città a prescindere dal turismo.
Se la mostra non ci sarà, credo, significa che questa Amministrazione ha poca credibilità mentre deve esserci un rapporto di fiducia tra Amministrazione e Fondazione (ma dai? NdG).

Francesco Tresso (Lista Civica)
Ho ascoltato con interesse l’intervento dell’assessora quando ha affermato che un modello culturale non può essere messo in discussione da un cambio di Amministrazione, ma non ho capito qual è il piano programmatico della Città. Possibile che in 100 giorni non ci sia stata occasione di concordare la programmazione con la Fondazione Torino Musei? C’è stato sicuramente un problema di comunicazione, ma servono anche una presa di posizione e un approccio proattivo  (non chiedete a me, c'è scritto così, NdG) dell’Amministrazione.

Chiara Appendino (Sindaca)
E’ opportuno fare chiarezza sul tema dei grandi eventi: nè in campagna elettorale e nemmeno nei cinque anni da consigliera comunale ho mai dichiarato di essere contraria ai grandi eventi in quanto tali. Piuttosto, continuo a sostenere che quando si tratta di decidere se investire delle risorse in un grande evento, bisogna prima verificare quali siano le ricadute economiche sul territorio. Da quando si è insediata, questa Giunta ha iniziato a dialogare con tutti gli enti, senza alcun problema. Stiamo, insomma, lavorando laddove sia possibile farlo. Il 5 ottobre scorso ho chiesto ad Asproni un incontro ricevendo come risposta che la prima data possibile era il 25 ottobre. Se c’erano delle criticità, di cui noi non eravamo a conoscenza, forse era il caso che mi venissero comunicate. Non accetto che venga utilizzato in modo strumentale una mancanza di comunicazione nei confronti di questa Giunta per giustificare un’incapacità organizzativa. E non accetto che si costruisca un modello dove i risultati si basano sulle relazioni personali, perché vuol dire indebolire la città (hai ragione: purtroppo il mondo va così... Ma dappertutto: o è prestigiosa l'istituzione, o è prestigioso chi la rappresenta. E purtroppo la Gam non è esattamente, come dire?, in condizioni da confrontarsi da pari a pari con il Musée d'Orsay... NdG). Noi vogliamo costruire, invece, un modello dove le competenze e le capacità siano patrimonio della città e non del sindaco di turno (brava, lodevole e ambizioso programma, NdG). Questa Giunta vuole fare la mostra di Manet, ma devono esserci le condizioni per farla. Ma prima faremo un’analisi di costi e benefici.
Infine: ben venga la mozione di sfiducia verso Asproni, non ho problemi ad esprimermi in merito e spero, anzi, nel supporto di tutto il Consiglio comunale. Ma non ne faccio una questione personale (ah no, questo giammai! NdG), voglio però evitare che ci rimetta la città. Ed entro fine mese procederemo con la nomina del nostro rappresentante all’interno della Fondazione Musei.

La replica di Patrizia Asproni: "Clima d'odio"

In serata arrivano le precisazioni della Fondazione Torino Musei, c'est à dire della presidente sotto tiro Patrizia Asproni. Ovviamente non cambiano nulla, tanto è chiaro che la faranno fuori e basta. Ma per completezza dell'informazione è giusto pubblicare.

"La Fondazione Torino Musei, in merito a quanto emerso durante il Consiglio Comunale di oggi – lunedì 17 ottobre 2016 – ritiene opportuno precisare che:

- In merito all’incontro con la Sindaca Appendino previsto per il prossimo 24 ottobre: un primo incontro è stato richiesto in data 22.6.2016 in occasione della lettera di congratulazioni mandata dalla Presidente della Fondazione alla neoeletta Sindaca. Una seconda richiesta di incontro è stata inviata in data 19.7.2016. In entrambe le lettere veniva richiesto di incontrare la Sindaca “al fine di illustrarle i programmi in corso e quelli futuri”. Per queste richieste non è stata ricevuta alcuna comunicazione da parte della Sindaca e/o dalla sua segreteria e portavoce. Nel frattempo sono seguite telefonate per richiedere un riscontro alle richieste della Presidente e definire una data per l’appuntamento. Nessuna risposta è mai arrivata, nonostante le numerose sollecitazioni. Solo a fine settembre la segreteria del Sindaco ha contattato direttamente la Presidente della Fondazione per proporre la data del 28 ottobre. Data che la Presidente Patrizia Asproni ha chiesto di anticipare al 24 ottobre per un impegno all’estero.

- In merito alla mostra di Manet: non esiste un’emergenza. La partita è ancora aperta.

- In merito al Bilancio della Fondazione: ogni anno il Bilancio Consuntivo viene pubblicato online sulla pagina di amministrazione trasparente del sito istituzionale della Fondazione, in ottemperanza alle norme sulla trasparenza e nei tempi indicati dalla legge. Il Bilancio 2015 è stato approvato dal Consiglio Direttivo in data 28 giugno 2016 e successivamente pubblicato online il 21 luglio 2016.

Sempre online è consultabile il rapporto attività annuale della Fondazione. Attualmente consultabile è il Rapporto Attività 2015 e il Rapporto Attività del 1 semestre 2016.

- In merito alla mozione di sfiducia per chiedere le dimissioni della Presidente della Fondazione: La Fondazione Torino Musei è un ente autonomo e solo il Consiglio Direttivo della stessa può revocare la nomina della Presidente. Ricordiamo anche che all’interno del Consiglio Direttivo è ancora vuoto il seggio che spetta alla persona nominata dal Comune".

“Sono stupita dal clima d’odio. Mi dispiace per Torino che non merita un trattamento di questo genere” è la dichiarazione finale di Patrizia Asproni.

Commenti

  1. È veramente un sollievo poter leggere una trascrizione chiara di quanto avvenuto oggi è la risposta da parte della Fondazione Torino Musei. La replica dice tutto, in particular modo evidenzia come la giunta attuale si sia fino ad ora completamente disinteressata di trovare un rappresentante per il centro direttivo dell'Associazione.
    Spero che si combatte affinché la Asproni non si dimetta. Praticamente è come nascondere la polvere sotto il tappeto della giunta Appendino

    Magda B.

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  2. Su Fb "Nove Lune" ha lasciato un commento che condivido in toto e qui riporto: Ma questa cosa delle ricadute da quando è diventata l'obiettivo? E poi perché fanno tutti finta di sapere cosa sia il marketing culturale e quello territoriale..?
    Cmq la ricaduta degli investimenti culturali (fatti da enti pubblici e non da imprenditori privati) si chiama civiltà!

    RispondiElimina

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