Passa ai contenuti principali

VACIS: UN TEATRO APERTO PER IL TEMPO DEL VIRUS

Gabriele Vacis
Un paio di giorni fa il regista e direttore della Scuola per Attori dello Stabile Gabriele Vacis ha diffuso tramite Fb una sua proposta, che ritengo molto interessante - come in realtà sono sempre interessantili proposte di Vacis - per un "nuovo teatro" nel tempo del coronavirus. Ritengo doveroso darle la massima diffusione, e quindi contribuisco anch'io nel mio piccolo. Ecco cosa scrive Vacis

Un’idea per riaprire il Teatro Carignano di Torino e tutti gli altri teatri d’Italia, specialmente quelli storici: aprirli e tenerli aperti tutto il giorno e, venerdì e sabato, anche la notte. Aprirli veramente. Finora i teatri erano chiusi per la maggior parte del tempo, si aprivano al pubblico soltanto per le due o tre ore dello spettacolo. Apriamoli sempre! Gli spettatori potranno entrare ad ogni ora del giorno. Naturalmente non si potrà entrare in più di cento o duecento per volta. Ma l’estensione del tempo d’apertura permetterà d’incrementare le presenze. Gli spettatori troveranno la platea sgombra. Via le poltrone, perché all’inizio, nel Settecento, le poltrone non c’erano. Torniamo alle origini. Così si potrà rispettare la distanza tra le persone.
Sui palchetti il problema non c’è: uno spettatore per palchetto o gruppi di “congiunti” che possono stare vicini. Si potrebbe addirittura ripristinare la vendita dei palchetti alle famiglie.
Prenoti on line, come nei musei e paghi dieci euro. Ti misurano la febbre quando entri e nel foyer si potranno ritirare degli sgabelli pieghevoli per chi vorrà sedersi in platea, alla giusta distanza. Le maschere saranno addestrate alla sanificazione che potrà avvenire periodicamente nell’arco della giornata: i teatri sono già attrezzati per le luci ad ultravioletti che sanificano gli ambienti. Per la gestione di prenotazioni e tutti i servizi si sfrutterà l’esperienza nell’uso della rete che stiamo facendo adesso, in clausura. Si coinvolgeranno le 
imprese e gli enti locali, per esempio il Politecnico e le aziende sanitarie che potranno fornire algoritmi di gestione e movimentazione, le aziende della moda per l’abbigliamento delle maschere che avranno mansioni più “creative”.
E cos’è che accadrà nei teatri? Io faccio teatro da quando avevo quattordici anni: da cinquant’anni sento ripetere che le prove sono molto più appassionanti dello spettacolo. I maestri del Novecento ci hanno insegnato che quello che c’è dietro alla rappresentazione è prezioso quanto lo spettacolo stesso. E’ l’occasione buona per fare il salto, per realizzare il sogno del Living Theatre e di Grotowski, di Copeau e Paolo Grassi che volevano il teatro come servizio sociale, come la metropolitana e l’acqua potabile. Portiamo in scena tutto: le prove, le letture dei testi, l’allenamento degli attori, l’allestimento delle luci e dei suoni. Nel lavoro quotidiano della scuola per attori del Teatro Stabile di Torino, nel training, nelle lezioni dei maestri c’è tensione, c’è cultura, c’è scoperta comune, c’è tanta bellezza. Smettiamola di tenercela per noi. Da quando lavoro con disabili, studenti, con immigrati, con gente comune, vivo momenti di teatro straordinari. Il teatro, più che creazione di forme è creazione di relazioni tra le persone. Prendiamo tutto il coraggio che abbiamo accumulato in questo isolamento e portiamo al Carignano tutto quello che c’è dietro allo spettacolo, tutti i giorni,  per tutto il giorno. E anche certe notti. Questa rivoluzione richiede una grande collaborazione tra gli artisti, i tecnici, gli organizzatori, fino alle maschere, che dovranno ridefinire i propri ruoli, ampliando le loro competenze all’arte, alla pedagogia, alla cura della persona. Il che comporta una redistribuzione radicale di paghe e retribuzioni, più equa. Servirà meno marketing e più complicità tra artisti e spettatori. Gli attori rinunceranno a un po’ di vanità in favore della comprensione. I manager rinunceranno a un po’ della loro sufficienza efficientistica in favore della solidarietà. L’obiettivo sarà la partecipazione comune alla creazione dell’evento teatro. Cogliamo l’occasione per trasformare finalmente i teatri da luoghi esclusivi in spazi d’inclusione. Cogliamo l’occasione per dare un futuro a questo straordinario patrimonio che sono i nostri teatri.
Gabriele Vacis

Commenti

  1. Ma davvero pensi Gabriele che sia un'idea interessante?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Guardi, io sono un uomo che scrive ciò che pensa e pensa ciò che scrive. E non si nasconde dietro gli pseudonimi. E lei?

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

SUI COLLI FATALI SORGE IL FESTIVAL ROMANISSIMO

Oggi a Roma c'è stata la conferenza stampa del Torino Film Festival prossimo venturo. Da tempo ormai il Tff ha dismesso la civile consuetudine della doppia conferenza stampa, a Roma e a Torino. E con sto piffero che io mi scapicollo fino a Roma scialando tempo e denaro per assistere all'inutile pantomima. Tanto l'unica novità che rivesta un qualche interesse è l'elenco dei selezionatori scelti da Base: in ordine alfabetico, Davide Abbatescianni, Martina Barone, Ludovico Cantisani, Elvira Del Guercio, Veronica Orciari e Davide Stanzione (alcuni li vedete nelle foto in alto, presa da Fb). Per me sono illustri sconosciuti, ma io sono ignorantissimo. Da un rapido giretto in rete mi è parso di capire che, casualmente e salvo abbagli, sono tutti romani, nativi o stanziali. Altre imprese d'alto profilo al momento mi sono sfuggite: garantisco che appena possibile e con la massima sollecitudine porrò rimedio alle mie lacune. Ma l'unica cosa davvero notevole e divertente

L'UCCELLINO, LA MUCCA E LA VOLPE: UNA FAVOLA DAL FRONTE DEL REGIO

Inverno. Freddo. Un uccellino intirizzito precipita a terra e sta morendo congelato quando una mucca gli scarica addosso una caccona enorme e caldissima; l'uccellino, rianimato dal calore, tutto felice comincia a cinguettare; passa una volpe, sente il cinguettìo, estrae l'uccellino dalla cacca e se lo mangia. (La morale della favola è alla fine del post) C'era una volta al Regio Ora vi narrerò la favola del Regio che dimostra quanta verità sia contenuta in questo elegante aforisma. Un anno fa Chiarabella nomina alla sovrintendenza del Regio William Graziosi, fresco convertito alla causa grillina, imponendolo al Consiglio d'indirizzo e premendo sulle fondazioni bancarie: "Io non vi ho mai chiesto niente - dice ( bugia , ma vabbé) - ma questo ve lo chiedo proprio".  Appena installatosi, Graziosi benefica non soltanto i nuovi collaboratori marchigiani, ma anche i fedelissimi interni. Però attenzione, non è vero che oggi al Regio sono tutti co ntro Graz

L'EGIZIO MILIONARIO DI CHRISTIAN SUPERSTAR, MA CRESCONO ANCHE GLI ALTRI

Siamo al solito consuntivo di fine anno delle presenze nei musei torinesi (a questo link  trovate i dati del 2022). La notiziona riguarda, come da copione, l' Egizio che mette a segno un altro record straordinario. Infatti è il primo museo torinese a superare la soglia psicologica del milione di visitatori: nel 2023 sono stati 1.061.157 ( cifra che comprende anche gli eventi istituzionali e privati) a fronte degli 898.500 del 2022. L'ufficializzazione delle notizia è arrivata nel pomeriggio; e, per un curioso destino, proprio nel preciso istante in cui il superdirettore Christian Greco  ( nella foto, con Alba Parietti conduttrice dello spettacolo ) , chiamato sul palco di piazza Castello  durante il concerto di musica classica dedicato per l'appunto al bicentenario dell'Egizio, riceveva dai seimila e rotti spettatori un'ovazione da autentica popstar. Mai s'era visto - a mia memoria - il direttore di un museo, in questa o in qualsiasi altra città, circondato da