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MUSEO DEL CINEMA: IL COMUNE HA VINTO, MA TOFFETTI NON CI STA

Sergio Toffetti si dimette
L'hanno fatto di nuovo. S'era appena risolta, bene o male, la crisi istituzionale del Regio, e già tocca al Museo del Cinema, dove il barometro segna tempesta. E sempre per il solito motivo: le ingerenze della politica.
Il presidente del Museo Sergio Toffetti, in carica da maggio 2018, ha pronta la lettera di dimissioni che spedirà domani, lunedì.

Così Chiarabella ha imposto De Gaetano

Toffetti se ne va in seguito allo scontro sulla nomina di Domenico "Mimmo" De Gaetano alla direzione della Mole. L'altro giorno il Comitato di gestione del Museo, presieduto da Toffetti (in quota Regione) e composto dai rappresentanti del Comune, di Gtt e delle due Fondazioni bancarie, non ha trovato un accordo. Erano rimasti in lizza, dopo la selezione affidata alla società di head hunting Key2People, due candidati: De Gaetano, appunto, sostenuto dai cinquestelle del Comune, e Luca Beatrice, critico e curatore d'arte ed ex presidente del Circolo dei Lettori, gradito al centrodestra.
Fin dall'inizio il Comune, per bocca della Leon, aveva posto un veto sul nome di Beatrice. Veto diventato ancor più rigido dopo il naufragio dell'accordo di governo fra Lega e M5S. Pare che a tale veto non fosse neppure estraneo il risentimento dei cinquestelle, e della Leon in particolare, per le dichiarazioni di Beatrice ai tempi della ridicola vicenda delle Luci d'artista prese a sassate alle Vallette

Prima analogia: la battaglia del Regio

Sia come sia, si è ricreata al Museo del Cinema la stessa incresciosa pantomima che già avevamo ammirato al Regio in occasione della contrastata nomina di Graziosi alla sovrintendenza: nessun compromesso, gli altri tre finalisti non sono mai entrati in partita, neppure Stefano Francia di Celle che poteva rappresentare una valida "terza via": il Comune voleva De Gaetano, e stop . Così si è andati al voto, e De Gaetano ha stravinto 4 a uno. Ha avuto i voti ovviamente dei rappresentanti del Comune (Gaetano Renda) e del "satellite" Gtt (Paolo Del Brocco): in quanto partecipata, Gtt vota quasi sempre come il Comune. E si sono accodate pure le due Fondazioni bancarie (rappresentate da Annapaola Venezia e Giorgia Valle), benché Fondazione Crt e Compagnia di San Paolo in precedenza avessero mostrato di apprezzare assai Beatrice: ma come si è già visto nella votazione del Regio su Graziosi, le Fondazioni scelgono finché possibile la politica del quieto vivere. Unico a votare per Beatrice è rimasto Toffetti, che riteneva inadeguato DeGaetano e lo ha detto senza mezze parole: testimonianza peraltro attendibile, dato che Toffetti con De Gaetano ci aveva già lavorato. 
In pratica il voto del Comitato ha sfiduciato il presidente: Toffetti ne ha tratto le logiche conseguenze, e ha deciso di dimettersi.

Seconda analogia: l'affondamento di Bianchi

Noterete la similitudine con la Prima Minchiata della Mole, ovvero la mancata nomina alla direzione di Alessandro Bianchi, che fu bruciato dal solito veto a cinque stelle in quanto "troppo piddino". Con Beatrice questo problema certo non esisteva, ma si sa, le cose cambiano e le alleanze pure. 
Bianchi capì l'antifona e si ritirò. Sembrava fatta per Chiarabella, che voleva piazzare alla direzione il fidato Daniele Tinti: ma il colpo andò a vuoto perché al momento della votazione tre consiglieri dissidenti fecero mancare il numero legale. Da allora (era il dicembre 2016) il Museo del Cinema è rimasto senza direttore fino all'altro ieri.

Terza analogia: il  caso Mao

Ultima notazione per darvi il quadro completo: da fonti affidabili mi risulta che la Key2People al termine della procedura di selezione presentò al Comitato di gestione una relazione sui cinque finalisti. Dai colloqui emergeva un giudizio positivo sia su De Gaetano, sia su Beatrice: tuttavia la valutazione dei curricula dei candidati, basata su criteri matematici (per ogni requisito si attribuisce un punteggio) vedeva largamente prevalere Beatrice, certo favorito dal possedere, come richiesto dal bando,"una comprovata esperienza di gestione di strutture complesse" (e nessuno può negare che il Circolo dei Lettori che Beatrice ha gestito per 8 anni sia una "struttura complessa"); e credo che anche per il numero di mostre curate in carriera Beatrice la spuntasse largamente. 
Se questo fu l'esito della valutazione (e una richiesta di accesso agli atti potrebbe accertarlo) si replica, a ruoli invertiti, un'altra storica tragicommedia della vita culturale torinese: la nomina di Marco Biscione alla direzione del Mao. Come qualcuno ricorderà, Chiarabella - all'epoca veemente consigliera comunale d'opposizione - mise in croce per mesi Filura, Braccialarghe e Patriziona Asproni accusandoli di aver disatteso l'esito di quel bando per favorire Biscione, che non s'era classificato al primo posto nella graduatoria finale. Mi divertirà scoprire nei prossimi giorni se gli attuali, esangui consiglieri d'opposizione (o quel che è) sapranno eguagliare le gesta della pasionaria che li ha preceduti.

Con 'sti bandi  "trasparenti" avete scassato la minchia

E veniamo a un paio di considerazioni. La prima: piantatela con 'sta manfrina inguardabile dei bandi "trasparenti". I bandi - ormai è evidente - nascono già aggiustati o li aggiustate cammin facendo: prova ne sia che quando non riuscite a mettervi d'accordo, scoppia il casino universale. 
Risparmiate almeno i soldi, risparmiatevi le continue figure dimmerda (ma proprio ci provate gusto a farvi trattare da coyote mentitori?), e dite la semplice verità: voi tutti, nessuno escluso, quando beccate il potere volete piazzare i vostri uomini, i vostri fidi, i vostri protegé; o anche, più nobilmente, coloro che stimate e rispettate. E allora fatelo senza ipocrisie da verginelle che non siete e non sarete mai. Noi, i coglioni che vi mantengono, non ci incazzeremo più di quanto non ci faccia incazzare questo continuo e inverecondo spettacolo di bassa macelleria del sottogoverno, di veti da statisti della mutua, di impuntature adolescenziali e risse da osteria, mascherati malamente  con una trasparenza del cazzo che mostra soltanto la profonda meschineria del vostro agire.
Davvero, per l'amor del cielo, piantatela. Avete scassato la minchia.

Come funzionava prima dei bandi

A conferma di quanto sopra pacatamente esposto, vi ricordo come funzionava prima che vi venisse la quartana per i "bandi trasparenti": il politico che comandava piazzava sulle poltrone coloro che riteneva meritevoli, o anche il perfetto imbecille di fiducia. Come accade oggi. Ma lo faceva senza sotterfugi, e almeno si prendeva di fronte agli elettori la responsabilità politica delle sue scelte (il concetto è approfondito a questo link)
E c'era spazio anche per una civile e concordata spartizione: ad esempio, proprio al Museo del Cinema valeva il principio non scritto per cui la Regione nominava il presidente, e il Comune il direttore. Come accade oggi. Ma senza tante puttanate di contorno.
In fondo, detto in questi termini, nel caso odierno il Comune ha ragione: il presidente Toffetti - essendo la presidenza tuttora considerata una carica "politica" e quindi non sottoposta alla gogna del bando - è stato nominato a suo tempo dalla Regione (peraltro in accordo con il Comune, ma allora vigeva ancora il Chiappendino...). Prova ne sia che, quando è cambiata la giunta regionale, Toffetti ha civilmente offerto le sue dimissioni a Cirio & Poggio; e Cirio & Poggio altrettanto civilmente lo hanno confermato, benché Toffetti, storicamente, sia ascrivibile all'area della sinistra. Se fa un buon lavoro, perché cacciarlo? Accadde lo stesso quando il Chiampa e Parigi dopo la vittoria del  centrosinistra in Regione confermarono alla presidenza del Circolo dei Lettori Beatrice, nominato da Coppola con la giunta di centrodestra.
Tornando a noi: se la Regione in pratica esprime il presidente del Museo del Cinema, mi pare comprensibile la pretesa del Comune di piazzare un suo uomo alla direzione. Basta dirlo. Senza tante gabole, senza niet da dittatorelli kazaki, e senza quell'aria da innocentini che manda ai matti.

Lampi sulla Mole

Domenico De Gaetano
Resta da capire che cosa accadrà adesso alla Mole. Nulla di buono, temo. E' lecito domandarsi quale sia la consistenza del nuovo direttore. De Gaetano ha all'attivo un discreto curriculum nel settore cinematografico e in genere come operatore culturale e curatore di mostre: ma non mi sbilancerei sul suo peso, sulle relazioni, sull'autorevolezza a livello nazionale e internazionale. Come dire? Mi pare un po' "local". E mi fa specie, anche se in fondo non mi stupisce, il fatto che ieri le edizioni nazionali dei maggiori quotidiani ignorassero la notizia che il Museo Nazionale del Cinema di Torino ha un nuovo direttore. 
Né mi esprimo sulle capacità gestionali di De Gaetano: non conosco i suoi precedenti significativi in materia. Certo guidare un pachiderma con un bilancio di 14 milioni di euro all'anno non è esattamente ciò che si definisce un gioco da ragazzi.
L'impresa sarebbe meno improba avendo al fianco un presidente di caratura come Toffetti. Ma - a prescindere dalle dimissioni - è comunque impossibile ipotizzare una sana collaborazione tra un presidente e un direttore non voluto. Non guasterà però trovare, al posto di Toffetti, un altro presidente d'esperienza.
E mi preoccupa che proprio Toffetti - il quale conosce De Gaetano da lunga fiata - si sia opposto tanto tenacemente alla nomina. Vero è che ha invece votato in suo favore Gaetano Renda, altro capitano di lungo corso nel mare procelloso del cinema: ma Renda nel Comitato di gestione rappresenta il Comune. Diciamo che i due dati si elidono, e il giudizio non può essere definitivo.
Temo di più la situazione ambientale al Museo. Quello di Mimmo De Gaetano è un ritorno: ci lavorava come programmatore e curatore di mostre fino a una quindicina di anni fa, poi lasciò (o dovette lasciare) e dalle testimonianze che ho raccolto - anche a conforto dei miei personali ricordi - direi che la storia non si chiuse bene, pare che la direzione del tempo non apprezzasse appieno le prestazioni del futuro direttore. Il guaio è che buona parte del personale attuale del Museo era già lì quando ci lavorava De Gaetano e - a quanto mi risulta - c'è chi non serba un buon ricordo dell'ex collega e imminente direttore: tant'è che già ieri mi giungeva l'eco di mugugni e preoccupazioni.
Ecco: l'ultima disgrazia sarebbe che si rinnovassero al Museo le scene madri che ci ha regalato in Regio nei mesi scorsi.
Last but not least, come reagirà la Regione? Per quel che ne so, la Poggio è discretamente incazzata: magari non quanto la sua omologa Parigi quando ci fu il colpo di mano contro Bianchi, ma insomma... Non ne aveva fatto un questione di principio, la Vittoria, ma esordire come assessore in Regione beccandosi un bel ceffone da quelli del Comune non è esattamente ciò che si definisce una goduria. 
Staremo a vedere se ci saranno contromisure, e di che tipo. Purché lo scontro fra leghisti regionali e cinquestelle comunali non si risolva in una catastrofe per il Museo, che già adesso non mi pare vada verso giorni di gloria. Non dimentichiamo che la Regione è il socio di maggioranza del Museo del Cinema, con un contributo annuo di 2.450.000 euro contro 1.750.000 del Comune. Vorrei mai che, con la brutt'aria che tira, scoprissero di essere costretti (ahi, queste esigenze di bilancio!) a tagliare proprio lì...

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